Liberalizzazioni e libertà: basta solo abolire?

Press Meeting

“Parliamo di sviluppo economico”. Graziano Tarantini, presidente della Banca Akros e Responsabile del Dipartimento Banche e Finanza della Fondazione della Sussidiarietà, da buon economista, entra subito nel merito della questione con i suoi illustri ospiti: Savino Pezzotta, Presidente della Fondazione Tarantelli, Lamberto Cardia, Presidente Consob, Giuseppe Mussari, Presidente della Banca Monte dei Paschi di Siena e Roberto Mazzotta, Presidente della Banca Popolare di Milano, in una affollata sala Neri. “Si pensa che la liberalizzazione porti alla libertà, che il mercato possa creare virtù automatiche: niente di più falso – incalza Tarantini –: la libertà attiene alla sfera del desiderio di una libertà più grande, “le risposte non possono essere univoche”. Tarantini inaugura un clima di familiarità ed amicizia, consono alla tradizione del Meeting: del resto mettere insieme Consob e banche significa “metter il dito nella piaga”. Mazzotta, accetta la provocazione (“Le banche sono come la moglie del cinese: quando c’è, allora qualcosa non va”), ma poi cambia subito tono, ripercorre dagli anni Trenta tutta la storia della politica economica italiana, dalla forte componente pubblica e “regolazione pubblicista” in tutti i settori nella prima fase, all’economia mista durante “il benessere” degli anni Cinquanta, al primo punto di svolta rappresentato dall’ingresso dell’Italia nel 1978 nello SME, e fino alla prima vera rivoluzione con la Direttiva Basilea 1 e la Legge Amato. La lunga lezione di economia finalmente mostra la sua tesi di fondo: ad una radicale trasformazione giuridica non è corrisposta una modificazione delle condizioni del mercato: “un’onda di privatizzazioni senza una fase preparatoria di liberalizzazione”. Insomma, secondo Mazzotta, la prima fase delle privatizzazioni ha avuto il merito di trasferire rendite e privilegi dalla sfera pubblica a quella privata: “come la destra storica ha considerato la soppressione dei beni della Chiesa”. Noi auspichiamo una integrazione dei mercati – continua il Presidente della Banca Popolare di Milano – attraverso nuove scelte politiche, che dovrebbero seguire il modello anglosassone piuttosto che quello protezionistico. A proposito delle corporazioni, Mazzotta strappa un lungo applauso all’uditorio, quando sostiene l’ efficacia dell’ associazionismo contro tutte le forme di statalismo pervasivo del governo: “allora le realtà sociali si organizzano e si difendono”.
“Di solito con la fine degli incarichi politici, si esce dalla scena pubblica: essere qui è la prova dell’amicizia degli organizzatori Meeting, che è qualcosa in più rispetto ai ruoli”. Savino Pezzotta apre così il suo intervento e riflette poi sul tema di quest’anno: “noi abbiamo fame di infinito, non ci dobbiamo accontentare mai, l’infinito ci richiama sempre”. Le liberalizzazioni sono lo strumento per far fluire i mercati, ma con severi paletti: non si possono liberalizzare le droghe, né permettere prevaricazioni su coloro che non si possono difendere. “Ci sono valori non negoziabili da difendere”, che garantiscono la persona nella sua piena capacità di espressione sociale. Secondo l’ex segretario della CISL oggi si fa fatica a distinguere tra statale e pubblico: in realtà il nostro Welfare ha bisogno di essere mutuato con forme di solidarietà sociale secondo il principio della sussidiarietà. “Non voglio essere un utente ma un cittadino attivo che costruisce”. Le banche secondo Pezzotta dovrebbero essere capaci di rischiare con l’imprenditore e non essere sempre attente solo alla propria sicurezza economica. “La solidarietà nasce dalla libertà come condizione di creare, abbiamo bisogno di recuperare la fiducia: dobbiamo uscire dall’ingessamento politico”. Pezzotta dal Meeting lancia un forte richiamo alle parti politiche: “il bene di tutti è in grado di mobilitare tutti”, superare i meri interessi utilitaristici “per mettersi d’accordo insieme”. Per Mussari è opportuno eliminare i limiti economici amministrativi delle liberalizzazioni: “darsi regole e controllori pochi, chiari e potenti”. Innovazione competitività e qualità della formazione rappresentano, per il Presidente del Monte dei Paschi di Siena gli elementi fondamentali per una politica, che guardi alle persone come capitale umano. Mussari si ispira al modello francese di Chirac: sacrificarsi oggi per garantire migliori condizioni economiche alle generazioni future; altrimenti vincerebbe il modello cinese, ma “ci andreste a viver in Cina?”. “Profit with honor”, il richiamo morale di Cardia, pone termine all’ilarità suscitata dalla battuta di Mussari: la deregulation selvaggia è dannosissima: crea nell’imprenditoria una mentalità di un guadagno a tutti i costi entro breve tempo, all’interno di una evidente svalutazione etica. “Occorre recuperare la fiducia nel sistema con regole certe e chiare, che contemperino costi e benefici”. Le direttive dell’UE, secondo il Presidente della Consob, si inseriscono in questo contesto, poiché non sono “pervasive né espansive, ma offrono il solco, “il binario di riferimento” in cui operare. “Salviamo quello che di bene c’è”: questa è la prima forma di convergenza politica”. Tarantini si unisce a Pezzotta nel forte richiamo ai due schieramenti politici: “salvaguardare i soggetti e la molteplicità anche se non hanno tutti lo stesso cappellino; l’elemento ideale non ha prezzo”.