Le religioni parte della soluzione, non il problema

Press Meeting

Ore 15, prende il via la XXXVI edizione del Meeting 2015. A tema: “Le religioni come parte della soluzione e non il problema”. Intervengono Haïm Korsia, Gran Rabbino di Francia, Azzedine Gaci, rettore della Moschea Othmane di Villeurbanne in Francia e il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso. Introduce Emilia Guarnieri, presidente della Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli. Proprio Guarnieri in apertura sottolinea che le religioni “sono un baluardo contro il nichilismo della società contemporanea e rappresentano un bene per tutti”.
Korsia inizia la riflessione sulla questione del dialogo con le altre religioni monoteiste, affermando che l’ebraismo non è il detentore della verità: “Ciascuna religione ha la propria verità”. Il Gran Rabbino racconta dell’Esodo nella Bibbia, quando gli Ebrei escono dall’Egitto. Mosè riesce a gestire il popolo parlando a tutti. Deve essere il capo di tutti, giudicando quali siano le cose importanti. Korsia afferma che Dio preferisce gli uomini uniti, anche se contro di lui, come nell’episodio della Torre di Babele, che disuniti come nel racconto del Diluvio. “L’uniformità è pericolosa per l’uomo, mentre l’unità è il dialogo, la progressione del dialogo che fa avanzare”. “La perfezione dell’uomo è la sua perfettibilità”, conclude il Gran Rabbino e quindi coincide con il bisogno dell’altro, perché il mio io è detenuto dall’altro. “L’io è la parte che manca”: per questo motivo è fondamentale dare all’altro ed amarlo per scoprirlo e accettarlo nella sua diversità.
Esprimendo il proprio piacere di essere al Meeting, Gaci ha voluto mostrare che è possibile vivere insieme tra popoli, culture e soprattutto religioni diverse. “Viviamo un’epoca di incomprensioni profonde. È in corso una globalizzazione delle religioni su cui occorre interrogarsi”, è il suo esordio. “Riusciranno – si chiede Gaci – le tre grandi religioni monoteistiche a vivere in Europa? Riusciranno a costruire una pace duratura o fomenteranno il terrorismo? In definitiva sono la soluzione o il problema?”
Ci sono alcuni prerequisiti fondamentali, prosegue il relatore, a cui occorre guardare se vogliamo rispondere a queste interrogativi: da una parte occorre considerare le esigenze personali e individuali, dall’altra le esigenze istituzionali e civili. Per soddisfare le prime occorre tener presenti tre condizioni. La prima è “Conoscere l’altro”: l’altro è sempre altro da me, portatore della diversità. Questa conoscenza è il primo passo per la convivenza, per poterci arricchire attraverso lo specchio delle differenze. C’è un’unica umanità declinata in mille possibilità. L’essenziale è tessere ponti, legami di amicizia. La seconda condizione è che un vero credente è abitato da una presenza per cui non è mai solo. “Così – è osserva Gaci – la presenza dell’altro sarà sempre la presenza di Dio attraverso l’altro”. Un’ultima condizione fondamentale – chiude questa parte Gaci – è la sottolineatura del rispetto, che non equivale a tolleranza. “Tutte le volte che ci siamo incontrati, dice – riferendosi al Cardinal Tauran, ma anche allo stesso Gran Rabbino – sono tornato arricchito”. La tolleranza richiama un’idea di sofferenza di fronte all’altro. Invece “io sono qui e dico a te: è Dio che vuole che ci sia questa differenza. Noi viviamo insieme, siamo diventati una comunità di destino”.
A tutto questo bisogna aggiungere un’ultima condizione: occorre uno sguardo positivo sull’altro, mettersi in ascolto dell’altro perché così è possibile capire meglio se stessi. Non si tratta di perdersi nell’altro ma di costruirsi con l’altro: “Tu non mi somigli, ma sono pronto ad ascoltarti e conoscere le tue certezze affinché possa essere meglio me stesso”.
Concludendo il suo intervento Gaci ha sottolineato che queste esigenze personali sono fondamentali anche per le esigenze istituzionali (che per limiti di tempo ha solo accennato) e collettive, ma il concetto di diversità è quanto mai necessario perché una cattiva comprensione di esso può portare al rifiuto dell’altro. Non si può più permettere di pensare a sé senza l’altro.
Il cardinale Tauran ha sottolineato infine che non esistono conflitti religiosi, che non sono le religioni a essere violente, ma i loro seguaci. “Le religioni sono spesso percepite come un pericolo: fondamentalismo, fanatismo, derive settarie, sono spesso associati alla religione”, ha affermato il porporato. In particolare, ciò avviene a causa di atti terroristici ispirati da motivi religiosi, perpetrati da una minoranza di adepti traviati di una religione: l’islam. “Anche se non si tratta, ovviamente – ha precisato – del vero islam praticato dalla maggioranza dei seguaci di quella religione”.
In realtà, prosegue il ragionamento di Tauran, è necessario distinguere meglio ciò che appartiene alla politica da ciò che appartiene alla religione. Tutte le religioni concordano nel difendere alcuni valori: vita, dignità della persona umana, famiglia, fraternità, aiuto reciproco. E perciò i credenti di tutte le religioni “esistono, appartengono a questo mondo, sono solidali con la storia dei nostri giorni, sono cittadini a pieno titolo, non cittadini o credenti, ma cittadini e credenti. Offrono a tutti quel supplemento d’anima di cui ogni società ha bisogno”. Ecco perché “non si può vivere e riflettere sul futuro della nostra società senza prendere in considerazione la dimensione religiosa della natura umana”. “Facciamo parte di questo mondo, il mondo che Dio ama – è la conclusione – e al quale dobbiamo offrire la possibilità d’incontrarlo”.

(D.P., A.Cap.)

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