“Le donne fanno la pace” in Medio Oriente

Press Meeting

Rimini, 23 agosto 2017 – Ghadir ed Alisa non hanno neanche quarant’anni. La prima, mussulmana palestinese di nazionalità israeliana, ha i capelli raccolti nell’hijab turchese e la gonna nera fino a piedi. L’altra, Alisa, israeliana ebrea, veste all’occidentale. Diverse per religione, popolo e cultura hanno un elemento in comune: la voglia di pace per israeliani e palestinesi. Alisa non vuole che sua figlia muoia al fronte (la mandarono a Gaza nella guerra del 2014), Ghadir spera che i giovani palestinesi non vengano più mandati a morire da cattivi maestri incontrati sul web. Per questo, proprio nel 2014, hanno dato vita a Women Wage Peace, Le donne fanno la pace, che conta, oggi, in Israele e nei Territori, almeno 20mila aderenti, 80% dei quali donne. Il loro movimento, dal 24 settembre al 10 ottobre, organizza una marcia della pace: l’anno scorso partirono da Gerico e giunsero a Gaza.
Di questo Ghadir e Alisa, alle 18:45, hanno parlato nello Spazio Muri B2, nel corso di un incontro dedicato a loro, alle donne che combattono contro i muri. Intervistate da Roberto Fontolan, e poi interpellate da alcuni presenti, hanno indicato con molta semplicità il loro obiettivo: «Convincere israeliani e palestinesi a mettersi seduti intorno ad un tavolo e negoziare un futuro di pace per noi ed i nostri figli». Intorno a quel tavolo, però, chiedono di esserci anche loro, le donne. «In tempo di guerra le donne gestiscono famiglia e società perché gli uomini sono al fronte», ha ricordato Ghadir, «perché non dovrebbero gestire anche il processo di pace?». Sono donne decise. Un anno dopo la guerra di Gaza, per 40 giorni, hanno piazzato una tenda davanti alla casa del premier israeliano fino a quando non sono state ricevute.
Come segno della loro militanza e del loro ideale, hanno sulla maglietta bianca un nastrino azzurro. Lo infilano come un braccialetto al polso di un cronista, chiedendogli di non toglierlo fino a quando in Medio Oriente non ci sarà la pace.
Al movimento aderiscono donne di tutte le estrazioni sociali, di diverse fedi religiose e vari orientamenti politici. Ci sono anche deputati della Knesset, il parlamento israeliano. Ghadir sottolinea che questa diversità non è un ostacolo ma una risorsa, che esperienze di unità fra confessioni diverse sono già in atto in Israele. Lei stessa lavora in una scuola dove stanno insieme bambini ebrei, cristiani e mussulmani, che ogni anno celebrano insieme la Festa delle tre religioni.
Per Alisa e Ghadir, il Meeting è stata una folgorazione. Hanno trovato un mondo che non si aspettavano. «L’affetto che ci è stato manifestato in questi giorni ci ha stupito», hanno detto, «ed è una fonte di forza per continuare nel nostro cammino. Noi crediamo in quello che facciamo, ma stando qui a Rimini ne siamo ancora più convinte».
La prossima Marcia delle Women Wage Peace partirà dalla striscia di Gaza e arriverà al Mar Morto. Tutto il Meeting è stato invitato.
(D.B.)

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