La rete, i social, il dilemma della comunicazione

Redazione Web

La rete, i social, il dilemma della comunicazione

Una nuova etica governerà il mondo digitale.

Rimini, 25 agosto 2021 – Marco Bardazzi, giornalista, esperto di innovazione digitale nel giornalismo e nella comunicazione, ha introdotto l’incontro con Roberta Cocco, assessore alla Trasformazione digitale e servizi civici del Comune di Milano; Derrick De Kerckhove, sociologo, accademico e direttore scientifico della rivista digitale Media Duemila; Enrico Gentina, coordinatore Civiltà Digitale e organizer TEDxTorino, formatore; Massimo Russo, direttore di Esquire Italia e chief product officer Europe di Hearst.

De Kerckhove, in collegamento, ha esordito considerando che stiamo entrando probabilmente «nella più grande crisi epistemologica della storia, perché la comunicazione informatica, a differenza di quella che ci ha accompagnato fino a qui, non necessita più della persona per attuarsi, dato che si realizza attraverso macchine. La scrittura», ha spiegato, «prima greca poi romana, consentendo la lettura individuale e silente, ha consentito lo sviluppo della coscienza individuale, dell’ “io”, quindi la comunicazione scritta era espressione del senso della persona. La cultura digitale ha invaso questo campo, svuotando l’io delle funzioni cognitive tradizionali. Per questo», ha concluso, «occorre ricercare un modello nuovo di educazione, che consenta l’uso degli strumenti digitali, proteggendo l’io: una sorta di approccio da Gesuiti 2.0».

Gentina ha constatato che «è sotto gli occhi di tutti l’invasione, pervasiva, del digitale in ogni settore della nostra esistenza, quindi il problema è innanzitutto quello di alzare il livello di consapevolezza nell’uso degli strumenti digitali, che non equivale a limitarne l’uso. Il paradosso», ha considerato, «è che oggi, i nativi digitali non hanno gli strumenti per insegnare, siccome troppo giovani, mentre gli insegnanti, della generazione precedente, non conoscono a fondo gli strumenti informatici. Ecco quindi che occorre mettere docenti (e genitori) in grado di capire meglio il mondo digitale».

Cocco, in collegamento, ha preso le mosse da quanto osservato da Gentina per considerare che nell’ultimo anno e mezzo la pandemia ha accelerato sia cambiamento verso un mondo digitale, che la percezione stessa di questo cambiamento, in ognuno di noi.  «Se a febbraio del 2020 qualcuno mi avesse detto che avremmo potuto raggiungere tutti i cittadini in via digitale, come è successo anche attraverso la didattica a distanza, non ci avrei creduto», ha affermato.  «L’enorme aiuto avuto dagli strumenti digitali nell’affrontare la pandemia ha palesato che il digitale dev’essere inteso per quello che è, uno strumento. Il rapporto tra giovani nativi digitali e genitori, dev’essere nel senso che i primi insegnino ai secondi ad usare lo strumento e i secondi ai primi come usarlo», ha concluso.

Russo ha iniziato il suo intervento sottolineando le ricadute positive della rivoluzione digitale: «Se non ci fosse stato il digitale non avremmo avuto i vaccini, frutto della condivisione in tempo quasi reale nella comunità scientifica dei risultati della ricerca, e neppure potremmo avere il Meeting che ora stiamo vivendo, con relatori ed uditori in collegamento da remoto».  Di fronte a cambiamenti radicali, ha osservato il relatore, la reazione umana è istintivamente di paura e smarrimento, «ma nel lungo periodo la storia insegna che si è sempre stati in grado di comprendere i cambiamenti, gestirli e ricavarne progresso».

De Kerckhove ha ripreso la parola considerando che «nel futuro prossimo si svilupperà una nuova etica, così come è successo in passato con l’invenzione della scrittura. Occorre agevolare, educando, lo svilupparsi di questa nuova etica».

Gentina ha posto l’accento sulle sfide che la rivoluzione digitale pone alla formazione, tra le quali, come di primaria importanza, ha indicato «lo sviluppo della consapevolezza negli utenti, ovvero la comprensione da parte di tutti di quali siano le dinamiche nascoste sotto una pagina internet (cattura di dati, pubblicità e così via)». Ha quindi messo in guardia dall’idealizzazione della disintermediazione, «nel senso che l’accesso ai media lascia credere di poter fare a meno di intermediari per comunicare, quando in realtà l’intermediario è chi controlla la rete, senza essere controllato dall’utente. Quindi», ha concluso, «è opportuno rivalutare il ruolo che la politica, strumento principale di intermediazione, può svolgere nell’assicurare la genuinità nella gestione dei mezzi di comunicazione digitali».

Cocco ha affermato che pure le istituzioni devono maturare la consapevolezza di cui ha parlato Gentina: «Ciò consentirebbe alla mano pubblica di offrire servizi efficienti ai cittadini, così recuperando la fiducia nella politica e di conseguenza limitando, o quantomeno governando, il paradosso della disintermediazione».

Russo ha concluso l’incontro richiamando i media, in primo luogo, «ad un uso etico e cosciente dei mezzi di comunicazione, e la generalità degli utenti, dal conto loro, a fare un uso fruttuoso dell’enorme potenziale che l’informatica mette a disposizione».

(C.C.)

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