La Repubblica ha 70 anni, incontro con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella

Press Meeting

Riprendere a incontrarsi, superando le difficoltà ideologiche

È iniziato alle ore 11.45, con mezz’ora di ritardo, nell’Auditorium Intesa Sanpaolo
B3, l’incontro inaugurale della XXVII edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli. Emilia Guarnieri, presidente della Fondazione Meeting, e Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, hanno atteso, assieme alla platea gremita, l’ingresso di Sergio Mattarella, presidente della Repubblica in visita alla mostra “L’incontro con l’altro. Genio della Repubblica. 1946-2016”, allestita nella Piazza Intesa Sanpaolo C1.

Emilia Guarnieri apre l’incontro inaugurale dando lettura del messaggio di papa Francesco. “Rivolgo un sentito ringraziamento al Santo Padre che ha voluto anche quest’anno indicarci la strada da battere. Nulla come il titolo del Meeting di quest’anno racchiude l’esperienza fatta nel tempo: la certezza che l’altro è bene per me, per noi. Il valore di ogni persona consiste nel fatto che c’è, che esiste”. La presidente del Meeting ha messo in evidenza il valore della convivenza umana e, citando lo stesso presidente Mattarella, indicato il 2 giugno come la festa della libertà di scelta.

Vittadini cita le ricorrenza più importanti dei settant’anni della Repubblica. Cosa ci insegna la storia? “Oggi siamo abituati a una vita pubblica fatta di scontro e delegittimazione continui. Non è sempre stato così. C’è stata una strada alternativa all’origine della nascita della Repubblica, segnata da persone che non si sono sottratte dal creare, sostenere e dirigere, pur appartenendo a culture politiche diverse. La forza di quelle classi dirigenti è stata coinvolgere il popolo, permettendo l’impegno di gente diversa per il bene comune”. Il presidente della Fondazione per la Sussidiarietà indica in questo giudizio la correzione di cui il Paese ha bisogno oggi. “Dagli anni Novanta – aggiunge – si è introdotta nella cultura politica una logica paralizzante, fatta di scetticismo e delusione che ha impedito la ricerca del bene comune”. Se non recuperiamo “l’evidenza elementare che l’altro è un bene – sottolinea Vittadini citando Julián Carrón, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione – è difficile uscirne. Riprendere a incontraci, superando le difficoltà ideologiche: questa è la strada che vogliamo fare e il contributo che vogliamo dare a tutta la società italiana”.

Il primo messaggio del Presidente è rivolto agli organizzatori del Meeting e ai volontari: “Siete una risorsa preziosa per la nostra società, nel ringraziarvi voglio inviare tutti i giovani a mettersi in azione per una passione, per un ideale. La Repubblica è giovane e ha attraversato e superato tante prove impegnative. Per andare avanti ha bisogno dell’attitudine dei giovani a diventare protagonisti della propria storia. Questo fattore vale di più di qualsiasi indice di borsa”. Il presidente affronta l’analisi della situazione in cui si trova la società italiana: “Sta invecchiando e ha bisogno di dare spazio alla visione dei giovani, senza lasciarsi vincere dalle paure dei cambiamenti, ma creando piuttosto ponti, condividendo benefici e difficoltà, diritti e doveri”.

Il Presidente, citando esplicitamente don Giussani, intravede il punto cruciale della ripresa nella consapevolezza che “l’io non è autosufficiente; per realizzarsi ha bisogno di un ‘tu’ e contiene l’esigenza di diventare un ‘noi’. Qui c’è la comunità, la storia, la democrazia. Senza il percorso che porta al noi, l’io diventa debole. È perciò importante dar valore al dialogo, mettere insieme le speranze e l’amicizia. L’egoismo non genera riscatto civile”. È il rischio che si corre a partire dall’esplosione di egoismo cui abbiamo assistito in questi mesi e da cui deriva la tentazione dell’isolamento. “Invece la Costituzione ci impegna a lavorare per rendere il popolo italiano più robusto nel rapporto un’Europa che non ci soddisfa sempre, ma che non può realizzarsi altrimenti. Anche in Europa la strada da percorrere è quella dell’umanità, della sicurezza e dell’accoglienza per combattere chi vuole e provoca la guerra. Senza Europa nessun Paese da solo può contrastare il problema dell’immigrazione. Dobbiamo impedire che la paura contrasti il nostro futuro. Questo è il destino migliore per noi è per i nostri giovani”.

Seguono tre domande dal pubblico. Carlo, studente di Lettere all’Università Cattolica di Milano chiede al presidente quale sia il vero contributo identitario che può offrire l’Italia. “Il nostro Paese – è la risposta – ha una grande ricchezza che è frutto della storia e si accompagna al più grande patrimonio d’arte al mondo. In settant’anni di vita si sono succeduti fenomeni che hanno attivato affiatamento, innanzitutto la scuola, ma anche la televisione. Certo questo ha portato a una omogeneità crescente che non deve cancellare le differenze: gli squilibri vanno corretti, non cancellati. Il senso dell’unità non può essere geloso ed esclusivo. Occorre anche l’unità dell’Europa e del genere umano. Ci tengo a dirvi che la domanda di Italia all’estero è molto alta! Abbiamo un patrimonio importantissimo”.

Davide, studente di Lettere all’Università Cattolica di Milano, domanda quali valori abbiano oggi le grandi idealità che hanno dato vita alla Repubblica: “Che cosa può oggi unire un popolo?” “Siamo in una stagione storica di passaggio – reagisce Mattarella – spesso si idealizza il presente. I valori che permangono sono sempre quelli della pace, della libertà e della crescita sociale. Perseguirli continua a esser un impegno non da poco”.

Infine, una domanda da una studentessa di Scienze politiche dell’Università Statale di Milano: “Noi giovani siamo spesso incastrati nei problemi quotidiani, dal trovare lavoro, ai problemi legati al cercare una casa. Che cosa ci insegnano settant’anni di storia della Repubblica?” Risposta: “Vi sono grandi difficoltà di fronte ai giovani che interpellano e chiedono risposte a tutti noi. In che modo recuperare inventiva? Bisogna coniugare visione e realismo; coraggio e iniziativa. Creare condizioni favorevoli allo sviluppo delle capacità di cui dispongono i giovani è compito delle istituzioni. Coniugare le istituzioni e il coraggio dei giovani è forse il più grande problema che abbiamo nel Paese”.

Numerose le personalità del contesto politico e culturale presenti in sala. Tra gli altri, don Julián Carrón, intervenuto all’inizio a salutare il presidente Mattarella: “Non so che parole usare per ringraziarLa di questo gesto gratuito, non solo per noi ma per tutti. Sarà un bene per tutto il Paese. Desideriamo fare tesoro delle sue parole, e forse daremo un contributo alla responsabilità che lei porta”.

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