La realtà ci parla ancora?

Press Meeting

“Mi domando se il giornalismo oggi non è forse un pezzo dell’ideologia del presente”. È la risposta di Claudio Sardo, direttore de L’Unità alla provocazione “la realtà ci parla ancora?”, posta da Alberto Savorana, portavoce di Comunione e liberazione, ad Alessandro Banfi, direttore di Tgcom24, Bruno Manfellotto, direttore de l’Espresso e allo stesso Sardo. Il dialogo si è tenuto alle 19.00 in sala Neri.
Sardo, per la prima volta al Meeting in veste di direttore, ha aperto il suo intervento con un’analisi dettagliata del contesto in cui si trova a lavorare oggi il giornalista: “Devo confessare che ho la sensazione che viviamo una sorta di dittatura del presente” ha detto Sardo, spiegando che la mancanza di ideali priva l’uomo e la politica dello slancio necessario per guardare il futuro. “Si esalta il consumo del qui ed ora, il desiderio del presente, il leader di oggi, tutto a scapito dell’idealità e così si creano gli idoli”. Passando dalla citazione di alcuni brani della Lumen Fidei ha precisato che “l’idolatria è un cammino senza meta che conduce l’uomo in un labirinto: così si spiegano l’afasia politica e la crisi democratica”. Il giornalismo odierno paga lo scotto di profonde trasformazioni, anche tecniche, che hanno creato fratture a vari livelli.
Manfellotto (per lui invece è la prima assoluta al Meeting), ha ripreso la metafora del bunker di Benedetto XVI per esprimere il rischio della distanza dalla realtà. Raccontando in breve della sua esperienza anche in testate locali, ha precisato: “Quando il lavoro si trasferisce in una grande testata viene a mancare il feedback diretto della gente che si incontra per strada, il giornalismo deve raccontare la realtà restando chiusi in un ufficio e la questione si complica: il problema diventa come raccontare, che cosa raccontare e che strumenti abbiamo per raccontare”. Continuando con l’analisi ha aggiunto che “la drammaticità di oggi è che l’uomo si è reso conto di essere impotente: per la prima volta non trova la soluzione ai problemi che vive: la crisi finanziaria, i problemi dell’ambiente, il consumo delle risorse”. A tutti questi problemi il giornalista non è oggi in grado di dare risposte profonde, tuttavia “sono convinto che il cambiamento è possibile: cerco di fornire informazioni e analisi che aiutino a capire”.
Per Banfi la realtà ci parla, eccome! “Il problema è saperla ascoltare. Il nostro è un lavoro meraviglioso fatto di curiosità, studio e sensibilità, cioè di affinamento dei sensi”. Per il direttore di Tgcom24 l’anno trascorso ha portato fatti eccezionali, che pongono domande gravi. Ha aggiunto che gli interessa sempre più un giornalismo che non nasca dalla logica del nemico e ha citato l’episodio raccontato da Giussani del mancato incontro con J.P. Sartre (erano seduti per caso l’uno vicino all’altro in un viaggio aereo, ma il filosofo chiese alla hostess di spostarsi per non stare vicino a un prete) “la posizione umana che vi racconto è più interessante rispetto a quella di Sartre perché io volevo parlare con lui”. Continua Banfi: “Questo è per me fare il giornalista: parlare con tutti per arrivare alla verità e non per sottomissione o per cedimento culturale. Al fondo della crisi c’è una crisi spirituale. Il fatto che trovo decisivo è l’elezione di papa Francesco: è la risposta più imprevedibile ai problemi di oggi”. L’uomo ha bisogno solo di felicità, di qualcuno che gli faccia amare il mondo in cui vive.
In chiusura Savorana ha portato la discussione attorno all’importanza del parlare il linguaggio della verità e all’urgenza di restituire l’uomo a se stesso così come ha fatto il presidente del consiglio Letta nel discorso di inaugurazione del Meeting.

(G.L., F.D’I.)

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