LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE: FRENO O SOSTEGNO ALLO SVILUPPO?

Press Meeting

Monica Poletto, presidente della Compagnia delle Opere – Opere sociali, introduce l’incontro ricordando che quando si pensa allo sviluppo “la pubblica amministrazione è spesso intesa come uno scotto da pagare” e chiede ai relatori di esprimersi al proposito.
Inizia Attilio Befera, direttore dell’Agenzia delle Entrate, che propende subito per il ruolo positivo dello stato. È fisiologica, afferma, una certa avversione per le tasse, ma uno dei compiti dell’Agenzia è proprio “rendere più stretto e meglio percepito il rapporto tra imposte e servizio pubblico corrispondente”, augurandosi che a ciò possa contribuire il federalismo fiscale. Illustra poi le qualità dell’Agenzia delle Entrate: un recupero di circa 17 miliardi di euro nel 2010 a fronte dei 3,7 del 2001, i numerosi servizi online con il primato mondiale della gestione telematica delle dichiarazioni (circa un milione l’anno), le tecniche di analisi ad incrocio, la riorganizzazione delle strutture periferiche e i risparmi sul ricambio generazionale del personale. Proprio il personale “a cui chiediamo di mettersi nei panni dei contribuenti”costituisce la “risorsa per incrementare la coscienza civica” nel delicato mix fra deterrenza e riconoscimento dell’obbligo fiscale.
È il turno di Gabriella Alemanno, direttore dell’Agenzia del Territorio, che ugualmente ritiene che la sua agenzia costituisca un sostegno alla crescita del paese, almeno per i miglioramenti gestionali attuati. Espone quindi le quattro aree cui si è dato maggiore impulso: il personale (“i fannulloni sono dappertutto, ma noi abbiamo poche leve su cui agire, e il lavoro stabile, pur retribuito meno del mercato, è una fortuna”), la formazione, la comunicazione e l’etica. Illustrando le funzioni dell’agenzia, fa cenno anche agli ottimi risultati ottenuti dall’ampio stand qui in fiera: “una delle tante nostre iniziative mirate ad incrementare la fiducia dei cittadini”. A fronte di una “volontà di evadere ormai ingegnerizzata” cita il milione 200mila particelle catastali che hanno fatto emergere i cosiddetti immobili fantasma, e le 570mila unità immobiliari accatastate con adempimento spontaneo, per un gettito di 415 miliardi di euro. Ricorda infine che solo la valorizzazione del fattore umano consente di interpretare la pubblica amministrazione come un valore aggiunto: “Niente di importante al mondo può essere fatto senza passione”.
Domenico Arcuri, amministratore delegato di Invitalia (che lui stesso definisce “ex Sviluppo Italia, ossia ciò che resta della Cassa per il Mezzogiorno”) entra nel vivo del discorso ricordando che in Italia la pubblica amministrazione produce il 22,5% del Pil e dà lavoro a tre milioni e mezzo di persone. Arcuri passa poi a illustrare i benefici introdotti dal 2001 al 2005, anni in cui si è operato un energico giro di vite ai “consigli di amministrazione senza società”. Si è passati, da quasi trecento società controllate o partecipate, con quasi cinquecento amministratori senza deleghe (seicento milioni di euro l’anno) e costi esterni al 55% del fatturato, alle attuali cinque società controllate, zero spese per i consiglieri di amministrazione e costi esterni ridotti all’8% del fatturato. E ricorda l’economista De Cecco, secondo il quale vi sarebbero “paesi sommersi dall’euro e paesi salvati dall’euro, ma solo chi ha uno stato funzionante sopravvive”
È il turno di Renata Polverini, presidente della Regione Lazio, che interviene in modo molto diretto su un gran numero di questioni: riduzione dei tagli alle regioni (“troppe le manovre subite”), aumento dell’Iva (“atteso”), una riforma delle pensioni che si occupi dei giovani – guadagnandosi gli applausi dell’uditorio -, Tfr (“rischia di abbattere le piccole imprese”) ed evasione fiscale (“vada per un ultimo condono, ma poi bisogna fare sul serio”).
La presidente del Lazio passa poi al ruolo della politica, in cui occorre “il coraggio di prendere il toro per le corna” e si definisce “l’altra metà della pubblica amministrazione” spiegando che “il sostegno allo sviluppo si ha quando la parte amministrativa e quella politica vanno in sinergia”. Espone poi, con consumata oratoria, un piccolo bilancio del suo anno di presidenza, parlando insieme di fontane ripristinate, corrimani puliti, targhe rinnovate, ma anche dell’abbattimento di due dei venticinque miliardi di debito, della riduzione di quello sanitario, della ristrutturazione delle direzioni regionali, di fondi di rotazione, di patto regionalizzato (“opere di ingegneria finanziaria poi diventate legge dello Stato”), il tutto a dimostrazione che “chi vuole può fare”. Gran finale: “Occorre recuperare credibilità politica e rimettersi sui problemi non insieme a consiglieri che non hanno idea di ciò che si vuole realizzare, ma insieme a chi capisce i problemi, per dare risposte”.

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