LA LETTERATURA DELL’INFANZIA: CERTI E FANTASIOSI

Press Meeting

“C’è un rapporto misterioso tra l’esistenza come certezza e la fantasia. La certezza è ciò che svela l’essenza dell’uomo. Con la fantasia, che è parte di questa essenza, si cresce nella certezza di sé e del mondo”. Con queste parole introduce l’incontro (in C1 alle ore 11.15) Davide Rondoni, poeta e scrittore. Vi hanno partecipato Antonio Faeti, scrittore e saggista, Renata Rava, coordinatrice didattica della scuola primaria Sacro Cuore di Milano e Raffaella Zardoni, illustratrice.
Faeti, dopo una splendida lettura della poesia ‘La più bella ’di Guido Gozzano, domanda: “Che cosa facciamo se non porgiamo libri ai bambini? – e prosegue – li lasciamo in una ‘alterità’ sgomenta, povera, miserevole sul piano immaginativo. L’isola ‘non trovata’ di cui parla Gozzano rimane per sempre e tristemente non trovata”. Faeti racconta in breve la sua esperienza di giovane lettore affezionato del giornale ‘Il Vittorioso’. Declama in seguito alcune frasi degli ‘Ultimi sulla terra’ del disegnatore Gianni De Luca, tratte da una vecchia edizione del giornale: “Soli non si rimane mai, ricordalo Sam. Non lo siamo mai stati, c’è sempre stato qualcuno a vegliare sulla nostra salvezza”. “La bellezza della letteratura dell’infanzia – spiega Faeti – è che non vuole mai dire qualcosa di assertivo. Lascia sempre una sorta di appetito dubbioso, una domanda imperitura”.
“Il mio lavoro è disegnare e cerco la vita – interviene Zardoni – devono essere scritte nuove storie che ripercorrano i desideri degli uomini”. Zardoni riporta poi alcuni interessanti esempi tratti dalla letteratura ma anche da film e cartoni da poco usciti, che vogliono mostrare che “la fantasia è un’attività umana che non reca danno alla ragione”. “Le fiabe – sottolinea l’illustratrice – dicono di più che non la stessa verità. Non perché affermano che il male, le difficoltà, i draghi esistano ma perché affermano che si possono sconfiggere”. “Nelle storie non è un problema essere piccoli e nemmeno la sproporzione tra la nostra piccolezza e il compito che ci è stato affidato – continua Zardoni – l’importante è crederci, avere fede”. Ricorda infine: “siamo creatori ma non siamo liberi di scrivere qualunque cosa. La responsabilità di ciò che impressiona l’animo dei ragazzi è grave. Ed è nostra”.
“Che esperienza fa un bambino quando legge? – esordisce Rava – Cosa succede in lui quando incontra della letteratura?” La coordinatrice didattica riporta la sua prima esperienza, verso i nove anni, nella lettura di alcuni libri: “Ho iniziato via via che leggevo a scoprire un mondo e questo diventava sempre più la mia esperienza”. “Sapevo cosa cercavo nei libri – continua Rava – cercavo quell’esperienza di umanità. Quello che leggevo sembrava quello che io stessa ero”. “Il Vittorioso, la resurrezione che vince la morte – prosegue alludendo al giornale e al suo profondo significato – è il messaggio più grande contenuto nella letteratura, soprattutto dell’infanzia”.
Rava espone poi il profondo rapporto che si instaura tra il bambino piccolo e la persona che gli legge il libro: “È una sorta di annuncio della Verità. È un rapporto che promette e permette quella verità e quella certezza tanto cercate”. Secondo Rava quindi vi è un’immedesimazione misteriosa tra quello che si legge e ciò che la nostra persona è in profondità, e questo lo si nota fin da bambini. Riprendendo poi le parole di Tolkien: “La parola esprime più di quanto appare, essa evoca, lancia, pesca nella memoria”. Vengono poi presi in considerazione alcuni esempi che mostrano gli squilibri e gli errori della mentalità moderna nell’approccio al mondo infantile. È importante dunque la compagnia di un grande, di un maestro: “Il bambino va introdotto alla totalità della realtà – conclude Rava – e la letteratura è una possibile strada. La letteratura è un invito alla trascendenza”.
“Il lieto fine è necessario non perché le cose non possano andare a finire male – ricorda Rondoni – ma ciò che non deve finire male è il desiderio di un destino buono per sé. Questo è quello che i nostri bambini devono cogliere nella lettura”. Citando infine Baudelaire: “La letteratura non ha fine morale. La letteratura ha solo un compito: rispettare e richiamare a riconoscere le condizioni della vita”.

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