La laicità dello Stato

Press Meeting

Il dibattito è stato introdotto da Stefano Alberto, docente di Introduzione alla Teologia presso l’Università Cattolica di Milano. Richiamandosi all’intervento del Papa al Corpo Diplomatico del 12 gennaio 2004, il prof. Alberto ha spiegato che il termine laicità indica sì una distinzione tra comunità politica e religiosa, ma questo non significa che la prima possa fare a meno della seconda. In una società pluralistica la laicità è il luogo di comunicazione tra diverse tradizioni spirituali e nazionali, a differenza del contesto culturale attuale, in cui una nuova forma di ideologia, il multiculturalismo, conferisce uguale valore a tutte le culture, indipendentemente dalla loro storia e dal loro radicamento nel popolo.
Monsignor Diarmuid Martin, Primate d’Irlanda, ha sottolineato come la visione laica possa diventare rapidamente un’ideologia (laicismo) secondo cui la visione laica è più adatta a promuovere la tolleranza rispetto alla visione religiosa. Lo Stato moderno deve essere caratterizzato non tanto dalla laicità quanto dal pluralismo, in cui è possibile accogliere in piena cittadinanza il credente e il non credente, in un progetto comune incentrato sulla dignità della persona umana, l’unità della famiglia umana e l’integrità del Creato. Al contrario, chi cerca di togliere il diritto di cittadinanza al pensiero religioso, relegandolo alla sfera privata, è animato da una volontà antagonistica-ideologica che alla lunga può ridurre il valore obiettivo dell’articolo 51 della Costituzione Europea nella salvaguardia delle singole comunità religiose.
Per Claudio Morpurgo, vice presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche, il mondo in cui viviamo non è laico ma ideologizzato nel nome del laicismo: una fantomatica uguaglianza in cui tutto è spersonalizzato. Il modello laicista è un modello tecnocratico, antropocentrico, legato alla finitezza dell’uomo e ai suoi modelli immediati. Ci avviciniamo ad un mondo che rifiuta il senso dell’appartenenza, crea moderni ghetti riservati a chi desidera andare a fondo della sua irripetibile individualità, nega un modello sociale laico basato sul diritto di essere se stessi. La Bibbia inizia dall’universale (Creazione dell’Uomo), poi passa al particolare (il Popolo Ebraico): il Dio della Bibbia è di tutta l’Umanità, è la presenza unificante nella diversità. Deve essere valorizzata la dignità della differenza, dono di Dio per migliorare il mondo.
Umberto Vattani, segretario generale del Ministero degli Affari Esteri, ha ricordato che l’attuale preambolo della Costituzione Europea, ricco di riferimenti al passato e al patrimonio culturale, religioso e umanista dell’Europa, costituisce un modello in cui le diversità sono destinate a convivere e partecipare in comunità solidali. In questo contesto, dove tutti i riferimenti al passato sono proiettati verso futuro, un riferimento alle radici giudaico-cristiane poteva essere interpretato come una fotografia di una realtà sì presente ma esclusivamente storica, senza derivazioni e fuori luogo. Tale modello deve essere fatto valere anche altrove, soprattutto nelle regioni della costa sud del Mediterraneo, di cui l’Europa non può essere che il partner ideale. Nel rapporto con popoli e nazioni di religione diversa dalla nostra, il dialogo deve svolgersi in senso laico, ma senza dimenticare la religione: al dialogo con l’Islam deve partecipare principalmente chi è portatore di una fede, non chi la rifiuta.
A conclusione del dibattito, il professor Alberto ha suggerito alcuni punti conclusivi: se la legislazione precedente ha portato l’allargamento della Comunità Europea a 25, la nuova fase deve prevedere una forte iniziativa politica nel Mediterraneo, con una ripresa di dialogo culturale, politico ed economico; questo dialogo ci obbliga ad andare alla radice di cosa significa tolleranza, ovvero rispetto verso se stessi e apertura alla verità: non possiamo dimenticare che la radice più profonda di questa tradizione è la coscienza dell’io, coscienza che nasce quando il Mistero ha preso iniziativa chiamando per nome Abramo (cfr. don Giussani: “Il principio della democrazia è il senso dell’uomo in quanto è. La considerazione, il rispetto e l’affermazione dell’uomo in quanto è.”); la firma della Costituzione a Roma il 29 ottobre sarà l’inizio di un processo di ricezione cha avrà a che fare molto col presente e il futuro dell’Europa.

L. L.
Rimini, 26 agosto 2004