La forza del fascino cristiano

Press Meeting

Alla presenza dell’autore, monsignor Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto, e di don Stefano Alberto, docente di Teologia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, nello spazio Eni Caffè Letterario, alle 16 di questo pomeriggio è stato presentato il testo “La forza del fascino cristiano. Il contributo di un testimone della Conferenza di Aparecida”.
Un’ampia introduzione di don Alberto, risultata utile per comprendere il senso ed il valore del libro, ha preceduto l’intervento dell’arcivescovo di Taranto. Nella sua premessa, don Alberto ha voluto sottolineare il significato di Aparecida, luogo dove – dal 13 al 31 maggio del 2007 – si tenne la quinta Conferenza generale dell’episcopato latino-americano. In tale occasione monsignor Santoro collaborò col cardinale Jorge Mario Bergoglio nella commissione incaricata di redigere il documento finale dal titolo “Discepoli e Missionari di Gesù Cristo, affinché in Lui abbiano vita”.
“Parlare di Aparecida, oggi, in una fase non più eurocentrica, assume un significato particolare. I lavori di questa Conferenza sono stati affrontati con un approccio che ha ribaltato l’impostazione di tipo sociologico tradizionale e ha introdotto un nuovo metodo di riflessione pastorale basato sulla tripartizione vedere, giudicare, agire”. Lo dice don Alberto, che aggiunge – richiamandosi ad un’espressione di don Giussani – che “trovandosi di fronte ad un problema, l’attenzione, ancor prima di essere rivolta al problema, deve essere orientata al soggetto che deve affrontarlo”. Questa prospettiva ha caratterizzato la Conferenza, “un evento che ha potuto rendere evidente la fantasia e la creatività di Dio, che ha apportato una novità capace di suscitare stupore e la cui essenza può essere importata anche nella nostra Chiesa”.
A entrare nel dettaglio per spiegare agli astanti lo spirito di Aparecida e la necessità di assimilare il metodo pastorale elaborato in quell’occasione è proprio monsignor Santoro, che di quell’evento fu uno dei protagonisti.
Trasmettendo un entusiasmo molto apprezzato (è stato più volte interrotto dagli applausi), l’arcivescovo di Taranto ha esordito raccontando le circostanze che lo hanno portato per quasi trent’anni a svolgere il proprio ministero in Brasile, dove ha insegnato e si è occupato della cura pastorale sia dei giovani, sia dei “meninos de rua”. Ma non perde l’occasione di ricordare con quale spirito don Giussani gli chiese di andare in missione e il senso di obbedienza insito in tale scelta, reso chiaro da quanto gli disse il fondatore di Cl: “Noi non abbiamo un piano di missione, rispondiamo all’invito della Chiesa”, infatti, solo pochi mesi prima, papa Giovanni Paolo II formulava al movimento di Cl l’invito alla missione.
Molti, e talvolta divertenti, gli aneddoti che racconta. Ma il culmine dell’attenzione giunge proprio quando inizia a spiegare cos’è stato Aparecida e quanto sia stato prezioso l’orientamento impresso dall’allora cardinale Bergoglio, capace col suo lavoro di sintetizzare gli elementi contrastanti e le diverse visioni che si confrontarono in tale occasione. L’importanza di soffermarsi su questo passaggio della storia della Chiesa, deriva dal fatto che capire Aparecida permette di comprendere meglio il pontificato di Francesco.
Santoro ha più volte sottolineato che “papa Francesco sta riproponendo a tutta la Chiesa i frutti di quell’evento: la fede destata dalla attrazione per Gesù e la necessità di concentrarsi sull’essenziale dell’annuncio cristiano per comunicarlo con stile evangelico”. Attrazione, missionarietà e bellezza sono alcune delle parole chiave dell’intervento del vescovo di Taranto, desideroso di una Chiesa che sappia recuperare la via della bellezza “perché la Chiesa si sviluppa non per proselitismo, ma per attrazione”.
L’arcivescovo si sofferma anche a spiegare il perché – come sede della Conferenza latino-americana – sia stata scelta la città dove sorge il Santuario della Vergine di Aparecida, patrona del Brasile. “Scegliendo un luogo vivo, con una forte frequenza di pellegrini, durante la stesura dei nostri documenti preparatori avevamo di fronte la faccia delle persone. Negli occhi avevamo i volti della gente e le loro domande”.
“Anche noi, oggi, dobbiamo rivivere l’esperienza che ha generato Aparecida, scoprire la bellezza della reale vicinanza dei pastori al proprio gregge, e non solo riprendere in modo intellettualistico alcuni temi”: questo l’auspicio di monsignor Santoro. “L’amore del Signore scalda il cuore e sana le ferite” ha voluto ricordare in chiusura l’arcivescovo, raccomandando che questa non sia solo una bella frase ma un metodo. Solo così sarà possibile dare un nuovo impulso all’evangelizzazione.
(F.R.)

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