La figura del maestro: racconti di esperienze

Press Meeting

Questa mattina, presso l’Arena “Ognuno al suo lavoro” B1, si è svolto l’incontro “Il ruolo della formazione e del maestro”. A introdurre il dialogo è stato Marco Saporiti. Sono intervenuti i relatori Giacomo Pastori, docente di scienze motorie sportive, e Marco Alvisi, head of operations di Abarth. Entrambi si sono soffermati sulla sfida che hanno affrontato, quando, ormai al termine del proprio percorso di studi, hanno avuto difficoltà nel capire il loro ruolo nel mondo.

Alvisi ha raccontato: «La mia domanda più urgente era avere chiaro quale fosse il mio compito, la mia strada». Estremamente colpito dalla figura dell’allora amministratore delegato della Ducati, Giovanni Minoli, durante un suo discorso ad un convegno a Modena, Mario decide di andargli incontro per avere l’opportunità di parlargli e poterlo ricontattare. Nonostante questi non risponda per mesi, Alvisi insiste e, dopo sei mesi, riesce finalmente nell’intento. Da qui nasce un rapporto, in cui Mario vede Minoli come un vero e proprio maestro. Così descrive la sua esperienza: «Da un iniziale fascino nel suo agire ho poi imparato da lui seguendolo e osservandolo nelle sue azioni e nel suo lavoro».

Anche per Pastori l’incontro con un maestro ha reso possibile un cambiamento e una svolta. Iniziata l’abilitazione da insegnante, gli viene proposto di lavorare in un istituto professionale superiore. Proprio il direttore di questa scuola diventa maestro per Giacomo, soprattutto nel campo professionale. Ciò che più lo affascina è la modalità con cui il preside guarda i ragazzi, e la cura che ha verso di loro, anche e soprattutto nel momento dell’errore. «Il mio maestro mi ha aiutato ad eliminare la mia ossessione di fare tutto in maniera perfetta ed ha invece suscitato in me una voglia di imparare continuamente nel mio compito di insegnante».

Continuando il racconto, Pastori ha detto quanto sia per lui importante rilanciare oggi i suoi alunni. Porli al centro è fondamentale perché possano guardare al proprio desiderio con la massima lealtà e prendere, perciò, decisioni con un giudizio personale, in cui il soggetto è “l’io”. «Questa sfida odierna», ha concluso, «non è una piccola provocazione, all’interno di una società che tende ad esaltare l’uguale e ad escludere la soggettività».

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