La crisi delle democrazie

Press Meeting

Rimini, 25 agosto 2017 – Si è svolto oggi alle 15, nel Salone Intesa Sanpaolo B3, l’incontro dal titolo “Il crollo delle democrazie”. A discutere delle difficoltà che le nostre democrazie stanno attraversando, il sociologo Sabino Cassese, professore di “global governance” alla “School of Government” della LUISS, e Joseph H.H. Weiler, university professor alla NYU Law School e senior fellow al Center for European Studies di Harvard. A moderare l’incontro Alessandro Barbano, direttore de Il Mattino, che, in apertura, specifica che sarebbe meglio parlare di una “crisi delle democrazie”, indicando come questo termine richiami una fase trasformativa e auspicabilmente portatrice di sviluppi positivi per le nostre società.
Cassese delinea un quadro caratterizzato da tre cause dell’attuale condizione di crisi. La prima è legata alla garanzia del diritto di voto. Oggi, infatti, su 60 milioni di italiani, ben 5 milioni di stranieri non possono votare i propri rappresentanti. Ciò, continua Cassese, genera squilibri all’interno dello stato, creando una situazione per certi aspetti simile a quella degli Stati Uniti nell’Ottocento, dove a donne e schiavi non erano garantiti i diritti politici. Prosegue poi indicando il secondo fattore di crisi, collegato invece agli estremismi presenti in Europa, che minano dall’interno la convivenza democratica. Infine, il terzo elemento richiamato è «l’illusione della democrazia diretta», definita tale perché «non può essere materialmente possibile che il popolo voti direttamente tutte le decisioni che vengono sottoposte al Parlamento ogni anno». Cassese chiude l’intervento facendo riferimento al calo della partecipazione politica (oggi sono 400mila gli iscritti al maggior partito italiano, un tempo erano 10 milioni), e con un affondo sulla legge elettorale, citando il brocardo latino giustinianeo: «L’unico modo per consentire che la democrazia sia veramente tale, è che “quello che riguarda tutti, sia deciso da tutti”. Dobbiamo impegnarci affinché questo accada sempre di più in ogni ambito che ho indicato».
Weiler individua, a sua volta, tre processi che hanno portato alla sfiducia nei confronti della democrazia. Il primo è legato alla caduta del patriottismo, diventato ormai un concetto negativo nella percezione comune: «Il patriottismo è il contrario del fascismo. In una democrazia vera, lo stato appartiene al cittadino, che se ne sente partecipe, anche tramite un sentimento di patriottismo. Il risultato di questa eliminazione è che il rapporto con lo stato diventa puramente mercantile. Lo stato dà qualcosa al popolo, e il popolo dà qualcosa allo stato, ma senza sentirsi parte di esso». Il secondo processo è la crescita della cultura dei diritti: «C’è una cultura dei diritti sbagliata: qualsiasi problema si traduce in “il mio diritto è stato violato”. Ma i diritti atomizzano la società, frammentandola». Ultimo fattore di crisi è la secolarizzazione, il venir meno della fede all’interno del panorama sociale e poi politico: «Per chi era religioso, sia per chi non lo era, la Chiesa costitutiva un richiamo continuo ai propri doveri. La responsabilità personale era fondamentale, richiamata continuamente dal discorso quotidiano. Ora tutto ciò è quasi sparito, e la democrazia è rimasta legata solo ai diritti».
Weiler conclude con un riferimento all’integrazione, tema fondamentale per le democrazie di oggi: «Uno dei posti in cui ci sono più musulmani al mondo è Detroit. Perché la cultura statunitense non ha paura di accettare, a patto che chi entra si identifichi anche con la cultura americana, debba sentirsi parte della vita del paese. In Italia, invece, questo ancora manca». E traccia una rotta per ripartire: «Quello di cui c’è veramente bisogno oggi è recuperare la cultura dei doveri, in cui ciascuno si sentiva parte di un tutto e se ne assumeva le responsabilità. Solo così la democrazia potrà riprendere il ruolo che le era proprio».
(F.Gi.)

Scarica