Itinerari dello smarrimento.
E se la scienza fosse una grande impresa metafisica?

Press Meeting

A inaugurare la rassegna “Testi e contesti” dell’eni Caffè Letterario della XXXIV edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli vi è stata la presentazione del volume di Olivier Rey: “Itinerari dello smarrimento. E se la scienza fosse una grande impresa metafisica?” (ed. Ares, pp. 336), alla quale hanno partecipato Flora Crescini, insegnante di Letteratura e Storia all’ITIS "Righi" di Corsico (Mi) e lo stesso autore. Oliver Rey, già noto al pubblico del Meeting, è nato nel 1964. Laureato al Politecnico di Parigi, ha ottenuto un dottorato in Matematica ed è entrato nel Centre national de la recherche scientifique (Cnrs) nel 1989. Attualmente fa parte del dipartimento di Filosofia del Cnrs e insegna all’Università Panthéon-Sorbonne.
Nel suo breve intervento Flora Crescini, che è anche la traduttrice del libro, ha evidenziato la domanda che è alla base del lavoro di Rey: “Perché l’uomo di oggi ritiene più importante che la terra giri intorno al sole e non il significato dell’esistenza?” Tale questione fondamentale, “di giussaniana memoria”, lascia emergere che “l’uomo decade quando viene meno la sua vocazione al mistero”.
Il volume di Rey intende porsi come una critica serrata all’approccio epistemologico della scienza moderna che, tradendo il metodo e le finalità originari della scienza classica, scivola così in un pericoloso scientismo. Il principale esponente di tale tendenza dominante è il biologo Richard Dawkins. Egli ritiene che tutte le risposte al mistero della realtà fornite prima del 1859, data della pubblicazione de “L’origine delle specie” di Darwin, sarebbero completamente da ignorare. Secondo tale concezione, “chi non riconosce alla scienza una competenza universale – prosegue Rey – si trova nell’irrazionale”. Invece è Dawkins a essere in errore, pur credendosi al vertice della razionalità. La scienza moderna infatti si limita a cogliere esclusivamente i rapporti matematici tra i diversi fenomeni, “insegna il come – sottolinea Rey – ponendo i suoi oggetti di studio al di fuori del bene e del male”.
Se la scienza classica – approfondisce il ragionamento il relatore – cercava la verità, quella moderna si preoccupa soltanto dell’esattezza delle proprie acquisizioni. Tale scienza non dà però risposte sul senso ultimo dell’esistenza e annulla completamente la familiarità dell’uomo con il mondo. Essa rimane estranea ad ogni considerazione o valore morale. “Il profumo per la scienza sono solo molecole che si fissano sulle pareti nasali – spiega il matematico francese –  i suoni sono onde elastiche”. La scienza non è più così “un modo per rendere grazie a Dio”. Ecco perché – conclude Rey citando Pascal – “quando la scienza esce dal suo ordine, non è il suo trionfo, ma il suo naufragio”.
(F.Pi.)

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