Invito alla lettura

Press Meeting

Il secondo libro presentato, nell’appuntamento delle ore 15 del ciclo “Invito alla lettura”, è stato “Lettere di fede e amicizia (1925-1963)”, recentemente pubblicato dalle edizioni Studium, a cura di Loris F. Capovilla (segretario di papa Giovanni) e Marco Roncalli. Il volume raccoglie le lettere che, nell’arco temporale indicato, si sono scambiati Angelo Roncalli, poi papa Giovanni XXIII, e Giovanni Battista Montini, il futuro Paolo VI.
Il giornalista e saggista Marco Roncalli, presidente della Fondazione Giovanni XXIII, ha subito segnalato che il volume rappresenta il primo tentativo di dare completezza al carteggio intercorso tra i due autorevoli uomini di Chiesa: “Le lettere pubblicate negli anni Ottanta rappresentano infatti meno della metà dei testi presenti nella nuova raccolta”. Dalle attuali 201 lettere, continua il relatore, “emergono una grande amicizia tra i due ecclesiastici, la loro fede granitica, il comune amore alla Chiesa”. Il punto di partenza è l’anno 1925: Roncalli è a Roma al Consiglio centrale dell’opera Propaganda fide, Montini assistente ecclesiastico della Fuci e poi collaboratore alla Segreteria di Stato. Sono due figure completamente diverse, prosegue il curatore, anche per storia e provenienza familiare, ma “quello che contraddistingue la corrispondenza è la cifra della comunione spirituale, che conosce un crescendo”. La corrispondenza contiene anche alcuni squarci sul pontificato di Pio XII.
Luigi Negri, arcivescovo di Ferrara e Comacchio, ha sottolineato che “questo libro liquida la vulgata corrente su questi due papi”: il primo etichettato come “buono”, il secondo come “mesto”. La prima cosa imponente, afferma Negri, è che “Roncalli e Montini vivevano di fede. È la fede la radice dell’amicizia (che non è innanzitutto sintonia di temperamenti): la loro è un’amicizia nel nome di Cristo”. Il vescovo di Ferrara ricorda Roncalli che, catapultato da Istanbul a Parigi, nella Francia liberata dall’invasione nazista, chiede consiglio all’amico: “Tu cosa faresti”? Segnala di Roncalli “una grande capacità di carità” per le vittime di nazismo e comunismo, nell’esercizio dei suoi incarichi diplomatici. Poi torna a rilievi sintetici: “La loro fede e la loro amicizia erano al servizio della Chiesa: questi uomini hanno amato la Chiesa più di se stessi. Ed erano appassionatamente al servizio di una Chiesa ‘una’, perché guidata: insomma – ha ribadito Negri – non facevano nessuna distinzione tra papa e Chiesa”.
L’arcivescovo ha anche valorizzato una lettera di Montini, del 22 dicembre 1959, in cui il cardinale, con grande lucidità, segnalava l’ingrossarsi delle fila “degli avversari del nome di Dio” e i crescenti attacchi del “laicismo”. Altre volte, magari, la percezione della crisi non è risultata altrettanto netta. Negri ha anche auspicato la prosecuzione delle procedure per riconoscere santi entrambi i protagonisti del carteggio, perché, radicati nella grande tradizione ecclesiale, “hanno amato Cristo e la Chiesa incondizionatamente”.
Giovanni di Salisbury, autore del XIII secolo, affermava: “Siamo come nani sulle spalle dei giganti”, e questo ci consente di vedere più lontano. Il guaio succede, ed è terribile, ha concluso Negri “quando il nano non sa di essere nano e allora non sale sulle spalle dei giganti”.

(V.C.)

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