INVITO ALLA LETTURA: SOCCI E REGGIORI

Press Meeting

Enorme affluenza di pubblico all’ultimo incontro del ciclo “Invito alla lettura”, come sempre ospitato al Caffè letterario Eni e presentato da Camillo Fornasieri, direttore del Centro culturale di Milano. Alle 18.30, mezz’ora prima dell’inizio dell’incontro, i posti sono già esauriti.
Il primo libro presentato è “La guerra contro Gesù” di Antonio Socci (ed. Rizzoli), giornalista e scrittore molto caro al pubblico del Meeting. Introduce il libro Massimo Borghesi, professore ordinario di Filosofia morale all’Università di Perugia.
Borghesi esordisce descrivendo la critica sempre più aggressiva di certa editoria (cita Augias, Mancuso, Flores d’Arcais) che, tentando di demolire l’aspetto divino di Gesù (divinità, miracoli, resurrezione), attaccano le basi stesse del cristianesimo. Il filosofo spiega che tale tentativo, spesso grossolano nella produzione attuale, risale ad una tradizione di esegesi razionalista dei secoli scorsi. L’analisi dei Vangeli partiva da un pregiudizio, dal sapore quasi gnostico, per cui era impossibile che Dio avesse agito nel modo così carnale raccontato dai vangeli. “Il divino non può essere accaduto così, in modo così rozzo” dice citando la Vita di Gesù di David Friedrich Strauss (1835), uno dei protagonisti di quella “separazione chirurgica tra il Cristo della fede e della storia” che ha portato ad ipotizzare che Gesù fosse in verità solo un particolarissimo uomo.
Borghesi spiega che l’intento dei due recenti libri del papa su Gesù di Nazareth va in direzione esattamente contraria, cioè cerca di dimostrare che il Cristo della fede, figlio di Dio e risorto dopo la morte, coincide con il Cristo storico, cioè che la fede cristiana è perfettamente compatibile con i dati storici in nostro possesso. La sfida che il papa lancia è sul terreno della ragione, lo stesso terreno sul quale i razionalisti vorrebbero sconfessare la fede. Lo stesso Flores d’Arcais riconosce che è una sfida che la cultura laica non può non raccogliere, visto che si pone sulla critica dei dati reali.
Anche il libro di Socci scende in campo “contestando la razionalità dei razionalisti, sfidandoli sul campo della ragione”, dice Borghesi. Il concetto è ripreso in modo più colorito dallo stesso autore: “Mi sono accorto che il razionalismo sta alla ragione come la polmonite sta al polmone. Ed è alla base di un imbroglio che ha duecento anni e che ci ha sottratto la vera figura di Gesù”. E qui vengono citati una serie di fatti straordinari ma non conosciuti, ad esempio che nel 35 d.C., pochi anni dopo la crocifissione, l’imperatore Tiberio propone al senato di inserire il nazareno, figlio di un falegname, nel pantheon degli dei, il che è difficile da spiegare per chi ritiene che Gesù fosse un semplice profeta e che il cristianesimo sia stato creato a posteriori.
La pretesa dell’annuncio cristiano è effettivamente enorme, dice Socci citando Giussani, e non è sbagliato chiedersi se sia vera. “Ma ciò che rimprovero ai razionalisti non è che siano scettici, ma che lo siano troppo poco, cioè che non usino fino in fondo lo strumento della ragione”. “Anche con la sola luce naturale della ragione si può provare con certezza l’origine divina della religione cristiana”, dice Socci citando l’Humani Generis di Pio XII, anche se ovviamente non basta questo per perseverare nella fede. L’autore conclude citando Karl Adam: “No, né i Giudei né gli ellenisti avrebbero mai potuto coi propri mezzi arrivare a quella figura del Cristo […] nessun cervello umano avrebbe mai potuto pensare una tal vita, nessuna ingegnosità avrebbe mai potuta comporla”.
Il secondo libro presentato è “La ragazza che guardava il cielo” del medico Alberto Reggiori (ed. Rizzoli). Presente, oltre all’autore, Veronica Asaba, ugandese, operatrice sociale e responsabile del Meeting point di Hoima (Uganda), che è proprio la protagonista del libro di Reggiori, la ragazza che guardava il cielo. Il libro infatti non è altro che il racconto della vita di Veronica e dell’incontro che le ha salvato la vita. È lei stessa ha raccontare la sua storia: nata nel 1962 in un villaggio ugandese, figlia del capo musulmano locale – che ha avuto 13 matrimoni e 46 figli – viene destinata dalla famiglia a divenire la terza sposa di un notabile anziano di un villaggio a 200 chilometri dal suo. Con il drammatico sfondo della guerra civile fugge in Sudan, rimane vedova, fugge a piedi attraverso la savana per tornare nel villaggio natio. Rimasta vedova una seconda volta, con due figli, vive in prima persona il dramma che ha sconvolto l’Africa a partire dagli anni ottanta: la diffusione del virus Hiv. Dopo la morte di alcuni familiari anche lei risulta essere sieropositiva e viene progressivamente abbandonata dai familiari. È in questo momento profondamente drammatico che avviene l’incontro con i volontari dell’Avsi (tra cui l’autore del libro), incontro che le cambia la vita.
“Hanno capito il mio dolore e la mia disperazione. L’incontro con questi amici italiani mi ha ridato la speranza, mi ha ricordato che sono un essere umano”, dice Veronica. “Mi hanno portato in chiesa. Io li ho seguiti perché erano miei amici, perché mi avevano accolto”. All’inizio non capisce tutto, su certe cose non è d’accordo. Leggono insieme Il senso religioso di Giussani e, nella convivenza quotidiana, emerge nella ragazza una consapevolezza sempre più certa: “ho detto a Patricia [una delle volontarie]: io devo stare con te. Patricia, voglio diventare cattolica”. Non rimane che dirlo al padre, ed i suoi amici vanno in gruppo dal capo-villaggio. “Al momento di parlare, nessuno voleva cominciare, sembrava che tutti avessero bisogno di una pausa sigaretta” racconta la donna, “ma Eugenio prese la parola e disse: ‘Noi siamo amici di sua figlia, vogliamo che sia felice e vogliamo accompagnarla verso il battesimo’”. Il padre capisce e accetta, e nel 1993 Veronica viene battezzata.
Colpisce la straordinaria semplicità con cui Veronica racconta la sua storia, da cui traspare una certezza e una radicalità rara nell’esperienza occidentale. “Ho voluto scrivere questo libro per raccontare una storia paradigmatica, cioè la storia di chi decide il santo viaggio lasciando la sua vita per seguire qualcosa di nuovo, con la grazia di una certezza” dice Reggiori. Conclude leggendo un passo del libro dove Veronica parla al padre: “Padre, lascia che ti dica una cosa: il regalo più dolce e voltarsi indietro e poter sorridere e guardare con tenerezza il dolore passato, che non è stato inutile. Beato l’uomo e la donna che possono voltarsi indietro e sorridere a qualcuno”.

Scarica