Invito alla lettura – Manalive di G.K. Chesterton

Press Meeting

È arrivata in libreria una nuova traduzione italiana di uno dei più importanti libri della produzione di Gilbert Keith Chesterton “Manalive”. Camillo Fornasieri, direttore del Centro culturale di Milano, che coordina la serie di incontri “Invito alla lettura”, ha aperto la presentazione sottolineando che il libro è un’importante testimonianza della passione di Chesterton per l’uomo, di cui condivide la tristezza profonda e il desiderio.
Il primo intervento è affidato a Gloria Garafulich, managing editor The Chesterton review The journal of the Chesterton institute for faith & culture. “In ’Manalive’, – spiega la studiosa – pubblicato nel 1912, Chesterton, nel pieno della sua popolarità, esplicita la filosofia che incontriamo in tutte le sue opere”. L’opera in molti aspetti è una sorta di autobiografia: anche dal punto fisico il protagonista, Innocent Smith, è un uomo corpulento come lui e vive il senso del sacro che è proprio di Chesterton, anche se la trama è apparentemente profana. È un specie di giallo che vede il protagonista sottoposto a processo, ma alla fine arriva l’assoluzione. “Ci vogliono nuovi investigatori – afferma Garafulich – che sappiano trovare la virtù nascosta sotto la forma del vizio”.
Tramite la base autobiografica del romanzo Chesterton mette in evidenza il mondo anglo-cattolico nel quale traspare un senso di ottimismo e inserisce argute presentazioni di amici anglicani. “L’humour della trama riflette l’allegro ambiente anglo-cattolico”, conferma la studiosa. Chesterton poi punta all’evangelizzazione della cultura oltre che delle persone. La pubblicazione di questo romanzo, ha continuato Gloria Garafulich, fu un evento quasi storico nell’Inghilterra del 1912 e ne è testimone la grande mole di critiche e recensioni. Una di queste tratteggia Chesterton, nel suo spensierato ottimismo, quasi come un nuovo “buon selvaggio”, che ha fatto velocemente pace con il problema del male.
La parola è poi passata a Marco Sermarini, presidente della Società chestertoniana italiana. “La parola chiave di questo romanzo è gratitudine” e con questo sentimento si spiega tutta l’opera di Chesterton, perché la realtà testimonia la perfezione mistica del tutto. “Dobbiamo essere grati a Dio di tutto quello che c’è e che poteva non esserci”. Sermarini ha rammentato uno dei pensieri dello scrittore: si devono amare cose non amabili per renderle amabili (“Tutti amiamo il mondo prima che diventi bello”). Il segreto di Chesterton, ha aggiunto Sermarini, è il costante stupore di fronte al reale.
“Il traduttore è una persona nascosta, silenziosa”, così dice di se stessa Annalisa Teggi, la traduttrice di “Manalive”. E aggiunge: “È già successo qui, tra noi, quello che c’è scritto nel romanzo”. Per spiegare Chesterton ha raccontato un aneddoto: fu chiesto allo scrittore quale libro avrebbe voluto con sé, se fosse finito da solo su un’isola deserta. E lo scrittore: cento e uno modi per costruire una barca, per potersi allontanare dalla solitudine. Per Teggi il titolo “Manalive” non è un nome con un aggettivo, ma un’esclamazione, come se l’autore ci dicesse “Evviva!”

(A.B. – A.D.P.)

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