INVITO ALLA LETTURA DELLE ORE 15

Press Meeting

Robert George, dalla sua autorevole cattedra di McCormick Professor of Jurisprudence alla Princeton University, è stato definito dal New York Post nel 2009 – ha ricordato Camillo Fornasieri introducendo i relatori dell’incontro svolto all’Eni Caffè letterario D5 – come uno dei più influenti pensatori cattolici contemporanei. E il suo volume Il diritto naturale nell’età del pluralismo che raccoglie lezioni tenute nel 2009 si rivolge “alla ricerca e al recupero nell’esperienza umana di ciò che può dare forma a un diritto condivisibile e riconoscibile e far imboccare una strada ricca di valenze positive”. Il diritto naturale, ha sottolineato Andrea Simoncini, ordinario di Diritto Costituzionale all’Università di Firenze, è un tema fondamentale nel pensiero filosofico. Con uno strano e ironico destino tra i giuristi: molti dei quali ritengono, come diceva Bobbio, che “non vi è giurisprudenza fuori dalla legge”.
Per questo suscita maggior stupore, come ricorda Francesco Viola, ordinario di Filosofia del Diritto all’Università di Palermo, l’interesse che nuove teorie come quella di George riscuotono presso studiosi positivisti, e cioè ‘nemici’ del diritto naturale. La prima novità sta già nel modo di accostarsi al diritto, che non è solo fatto di leggi, formalismi e cavilli, ma serve per realizzare i nostri interessi, i nostri fini. “La nuova posizione è diversa. Per il diritto, come per l’economia e la politica, ciò che vale è realizzare la persona umana, nella convinzione che la ricerca dei beni fondamentali è il cuore del diritto. Il diritto naturale diventa quindi il senso profondo del diritto positivo”. Si è così creato un campo di comunicazione – ha osservato Viola – con coloro che avversavano questa teoria. Altra novità di rilievo è che “la teoria del diritto positivo viene intesa come completa solo se implica anche una giustificazione di tipo morale, ed è per questo che si sta sviluppando una teoria della scelta etica, che cioè spiega attraverso quali procedimenti scegliamo il bene, e quindi poi diamo forma alla società”. Diventa così fondamentale l’idea che il principio di sussidiarietà sia un principio giuridico: “Aiutare gli altri a realizzarsi con le proprie forze è connesso alla storia del diritto naturale”. “La ricerca della verità, ci dice esplicitamente George, non è in contrasto con la fede ma quest’ultima può essere una ‘custodia’ dei limiti della ragione e delle sue capacità effettive”, spiega sempre Viola.
George stesso ribadisce anche al Meeting questo concetto nei termini di una sfida: “Sono curioso di vedere quale sarà la reazione al mio libro degli intellettuali in Italia, paese nel quale c’è un certo potere ideologico, una perdita di fede, non soltanto religiosa, ma perdita di fede nella ragione, che sarebbe interessante mettere in relazione con il diffondersi del relativismo. Quando Giovanni Paolo II fece un appello molto forte per una nuova evangelizzazione dell’Europa aveva formulato il binomio di fede e ragione come ‘due ali per il mondo contemporaneo’”.

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