Interesse per l’altro: la sfida dell’integrazione

Press Meeting

Si è svolto alle 13:00 nell’Arena “Nuove generazioni” A1 l’incontro dal titolo “ Il prof e la studentessa musulmani e la sfida dell’educazione”. L’introduzione è stata affidata al professor Gianni Mereghetti che ha presentato gli ospiti: Abderraouf Znagui, insegnante di religione musulmana a Molenbeek (Bruxelles) e Luna El Maataui, studentessa dell’Istituto “Carlo Emilio Gadda” di Fornovo di Taro.

Il primo ha raccontato la sua esperienza da insegnante di religione islamica nel famoso quartiere di Bruxelles, dove nelle scuole si insegnano più religioni. In un clima di confronto fra le diverse comunità, che a volte degenera in veri e propri scontri, Znagui ha definito l’insegnante di religione «una figura mediatrice fra le famiglie degli studenti di diverse confessioni, che spesso si sono trovate in disaccordo su alcune questioni etiche».

Con l’aumentare dei musulmani, dagli anni ’90 in poi, nel quartiere i casi di conflitto sono aumentati a una netta divisione fra le famiglie. Ma il fenomeno che ha condizionato maggiormente il clima generale è stata la nascita di «scuole islamiche parallele, che», come ha ricordato il docente, «davano interpretazioni sbagliate della religione musulmana e frequentate da studenti delle scuole statali. Il mio compito», ha aggiunto, «è stato cercare di far capire ai ragazzi la totale falsità delle ideologie che sposano queste scuole, dove si lavano cervelli e viene seminato odio nei confronti delle altre religioni». Provocato dalla sfida educativa, Znagui non ha mai smesso di insegnare nella scuola del quartiere, consapevole dell’importanza del suo compito: «Educare significa avere un rapporto faccia a faccia con l’alunno, è un “ tu per tu”, e se il lavoro è svolto col cuore è possibile un cambiamento da parte di chi apprende».

A seguire è intervenuta Luna, ex studentessa di un istituto vicino a Parma, di origine marocchina . La giovane ha evidenziato quanto sia stata importante nella sua vita la domanda «chi sono io? qual è la mia casa?», non sentendosi, da bambina, appartenente ad un luogo e diversa rispetto ai suoi compagni. Ha deciso, perciò, di conoscere meglio la loro cultura e la loro religione, domandando al padre di poter partecipare alle ore di religione cattolica a scuola. Ha così capito che non frequentando una sola comunità è possibile trovare la propria identità, ma che per una solida integrazione è necessario un interesse per l’altro. Far conoscere sé stessi e la propria cultura, così come comprendere ed accettare quelle altrui, è il punto chiave per una vera integrazione. «Affrontando in questa modalità la questione, ora posso dire di avere due case, non solo la mia cultura, ma anche quella degli altri».

Un’analoga esperienza informa il racconto di un ragazzo di origine tunisino, ex compagno di classe di Luna, che, per definire sé stesso, ha usato l’espressione “uomo di mondo”: «La diversità deve suscitare nella persona l’interesse per la storia dell’altro, e la scuola è il luogo dove questo può avvenire. Il destino di un uomo», ha concluso, «non è segnato da una religione o tradizione, ma si svela negli incontri della vita. La scuola può essere per questo un faro, una famiglia, dove sei guardato per ciò che sei».

Scarica