Innovazione e tecnologia

Press Meeting

Rimini, giovedì 23 agosto – In Arena Cdo for Innovation A5/C5 continua la riflessione su cosa sia in-novazione nei vari campi dell’agire umano. Protagonista questa volta è la tecnologia e si parla di esperienze aziendali con gli ospiti: Enrico Borgarello, responsabile R&D Italcementi; Matteo Favarelli, COO e cofounder Anothereality; Alessandro La Volpe, vice president, IBM Cloud. Introduce Bernhard Scholz, presidente Cdo.
“L’innovazione non è un automatismo e non solo una grande idea. Oggi lo vogliamo vedere nel campo tecnologico con le aziende qui rappresentate, il cui agire è già un indicatore di innovazione”, così inizia i lavori Scholz. Si inizia da Italcementi con Bolgarello: “La tedesca Heidelberg ha acquisito Italcementi e ha lasciato in Italia, nel Parco tecnologico Kilometro rosso di Bergamo, un gruppo di ricerca e sviluppo riconoscendo così all’Italia una capacità. In quell’ambito ci sono varie altre aziende con cui ci integriamo e tiriamo fuori nuove idee. Abbiamo per nostra stessa natura un dialogo stretto e continuo con gli attori dell’architettura mondiale e la nostra attenzione progettuale si fonda sull’attenzione all’impatto ambientale, alle novità soprattutto dell’information technology e dei materiali, al coinvolgimento di giovani talenti. Un esempio di progetto su cui stiamo rivolgendo parecchia attenzione e che costituirà un’innovazione sicura nel mercato è la stampa in 3D di una casa di abitazione”.
Altro esempio viene portato da Favarelli. “La nostra è una start-up di sviluppo di tecnologia immersiva ovvero di realtà virtuale e aumentata. La persona viene immersa in una realtà differente ma strettamente correlata all’oggetto di lavoro. Lavoriamo per il mondo del training e della formazione con aziende che devono replicare realtà ad alti costi e rischi realizzativi per formare il proprio personale sia sulla pratica che sui tempi di esecuzione. Il mondo virtuale così replicato è talmente veritiero che sembra di stare in un mondo reale. Bisogna però distinguere due mondi completamente diversi: la realtà virtuale dove tutto viene replicato con alto grado di accuratezza e la realtà aumentata dove in un mondo reale la persona, tramite particolari strumenti, riesce ad avere immediatamente le informazioni che le mancano. In quest’ultimo caso, come esempio, un operatore può ottenere informazioni direttamente da speciali occhiali sulla sequenza da seguire nel montaggio di un motore in caso di difficoltà”.
Volpe porta infine l’esperienza di IBM in Italia: “Anche IBM ha lasciato centri di ricerca in Italia. Nel mondo oggi ci sono più sensori che persone e assistiamo ad una esplosione di disponibilità di dati e ad una interconnettività pervasiva. Questo genera opportunità in maniera esponenziale ma la capacità di apprendimento dell’uomo rimane lineare e allora nasce l’intelligenza artificiale o addirittura l’intelligenza aumentata per risolvere questo problema. Alcuni domini applicativi sono: riconoscimento delle immagini, ad esempio per le questure; assistente intelligente, ad esempio per i call center; conversione testo-voce e viceversa, ad esempio per gaming; discovery, raccolta dati ad esempio per cooking”.
A questo punto Scholz restringe il focus e chiede esplicitamente da dove nasca l’innovazione, dove sia la scintilla. Volpe illustra: “Nell’agricoltura di precisione i sensori vengono usati da un sistema in-telligente per valutare la frequenza e la zona che necessita di irrigazione. L’agricoltore però ha evi-denziato la necessità di combattere un tipo letale di coccinella e su questo bisogno è stato progettato anche un sistema di droni che individua le zone colpite dall’animale e con altri droni lo colpisce in maniera molto selettiva. Quindi l’innovazione è nata da un bisogno del contadino”. Replica Scholz “Con tutti questi automatismi esisterà ancora la figura del contadino e in genere dell’operatore?”. “Sì – risponde Volpe –, si pone un problema etico ogni volta che si usa l’intelligenza artificiale e l’intelligenza aumentata perché nel sistema c’è il rischio di replicare i pregiudizi dell’uomo. Pensiamo ad un campo di applicazione come il soccorso umano per disastri naturali o eventi che comportino il rispetto dei diritti dell’uomo. Le innovazioni nelle mani dell’uomo possono essere usate per scopi diversi”.
Scholz conclude chiedendo: “In questa innovazione della realtà virtuale c’è spazio per una cultura di accoglienza? E nella realtà virtuale non si perde il contatto con quella vera”. A rispondere è Favarelli: “Pensiamo a chi non può viaggiare, a chi è impedito nelle funzioni di movimento, in questo caso la realtà virtuale svolge una funzione sociale”. Scholz dunque chiosa: “Abbiamo capito che l’innovazione è uno strumento che va guidato e per fare questo serve sempre il giudizio dell’uomo oltre che cultura aziendale e competenza”.

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