INNOVAZIONE E COMPETITIVITÀ

Press Meeting

“Si fa un gran parlare di innovazione – esordisce Bernhard Scholz, presidente della Compagnia delle Opere – ma è raro che si realizzi” e definisce gli interventi dei numerosi relatori come esempi con cui paragonarsi, perché “il miglior effetto della concorrenza, per le persone come per le imprese, è conoscere altre esperienze per conoscersi” e rapidamente definisce l’innovazione “non appena un’idea, ma un’idea che si attua fino a pagarsi il mercato”.
“Si pensa che vi sia differenza tra innovazione e creatività – dice Ossama Bessada, amministratore delegato di Wind – mentre da noi l’innovazione è pratica quotidiana”, e racconta dell’esperienza fatta negli ultimi due anni e mezzo, in cui lo slogan “venite più vicini” (rivolto ai clienti) si è trasformato in un preciso assetto della rete di vendita e di assistenza. Un’attenzione continua e a trecentosessanta gradi, una partnership che ha coinvolto sia gli imprenditori, definiti “uno dei punti di forza ed uno degli strumenti più importanti del vostro paese, che andrebbero messi in condizione di crescere e prosperare”, sia fornitori ed enti.
La parola passa a Giuseppe Biesuz, amministratore delegato di Trenord, che cita la frase del film Social Network: “Qui i ragazzi non vengono per cercare lavoro, vengono per inventarne uno” per sottolineare la necessità di un mutamento di mentalità. “È quello che vorrei dire ai miei cinquemila dipendenti: non essere solo innovativi, ma innovatori, perché gli innovativi sono avanti, ma gli innovatori fanno andare avanti”. Ed ancora: “È innovatore chi si crea il lavoro e lo fa diventare centrale”.
Carlo Camnasio, amministratore delegato di Philips Italia, analizza in dettaglio le ragioni profonde dell’innovazione, rifacendosi al titolo del Meeting 2011. “La certezza professionale non è data dalla strategia, ma da un rapporto adeguato con la realtà, da cui lasciarsi definire”. Sposta l’attenzione poi sul soggetto innovatore, che deve acquisire la certezza “indispensabile per desiderare cose grandi” attraverso “un dialogo tra intelligenza e realtà”. Camnasio documenta poi questo itinerario traendo esempi dal settore, a lui particolarmente caro, delle apparecchiature elettromedicali, nel quale è particolarmente importante comprendere i cambiamenti nel rapporto tra tecnologia, ossia lo strumento, il medico e il paziente.
È la volta di Alberto Daprà, vicepresidente di Lombardia Informatica, che focalizza nei tre fattori tecnologie, organizzazione e persone “le leve da manovrare per ottenere innovazione, che nella pubblica amministrazione implica riduzione della spesa o miglioramento dei servizi”. Per esemplificare, racconta la realizzazione in regione della Centrale degli acquisti, un sistema informativo che ha consentito, nei primi due anni di esercizio, un risparmio di trecento milioni di euro. Prosegue accennando ad altre realizzazioni come la gestione regionale del bollo auto (che ha consentito un maggior gettito di circa cento milioni di euro in due anni) e il sistema informativo per i comuni del Trentino, che attraverso la recentissima tecnologia di Cloud computing consente anche ai comuni piccolissimi di accedere a un vasto set di servizi. Conclude definendo l’innovazione “non uno spunto, ma una disciplina, un processo collaborativo, in cui il punto chiave è l’investimento in capitale umano”.
Nel suo intervento Luca Ferrarini, presidente del gruppo Ferrarini-Vismara, concentra l’attenzione sulla figura dell’imprenditore (“il personaggio dimenticato in questo torrido agosto di crollo delle borse, di downgrading e di giudizi dati senza conoscere il tessuto umano dell’economia”). Lui lo è da tre generazioni e, mentre sottolinea che la qualità di imprenditore non dipende dal numero di dipendenti, afferma che “il made in Italy non è nostro: ce l’hanno consegnato due precedenti generazioni e lo dobbiamo riconsegnare a quelli che verranno”. Ammesso che ce ne siano, perché è diventato sempre più difficile. Cita in ordine alfabetico i trenta enti, per totali ottantuno uffici, con cui intercorre un fitto scambio di carte e pratiche concatenate. Ma citando Steve Jobs nota che “solo coloro che sono così folli da pensare di poter cambiare il mondo lo cambiano veramente”.
L’ultimo intervento è di Marco Arzilli, segretario di stato all’industria della Repubblica di San Marino. Egli sottolinea che da 1700 anni la Repubblica di San Marino difende la libertà, che è alla base dell’innovazione. Non altrettanto ha fatto l’economia, attività con cui si dovrebbe dare a tutti ben più che la possibilità di sopravvivere. Esprime il ruolo attuale della Repubblica di San Marino, che vuole fare dell’innovazione una risorsa, ed annuncia l’avvenuta istituzione del Parco scientifico e tecnologico per le imprese. Tramite il Parco la competitività (beninteso veritiera e perfettamente legale) costituirà il patrimonio messo idealmente a disposizione dei soggetti imprenditoriali.
“L’innovazione è un fattore decisivo per il paese – conclude Scholz – e il titolo del Meeting ha le mani in pasta in questa tematica: chi è incerto non rinnova né innova”

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