“Possono i cattolici italiani che hanno una lunga storia di impegno sociale e democratico – e che hanno alle spalle una dottrina sociale della Chiesa più che mai viva e vitale – offrire un contributo riconoscibile di proposta e confrontarsi a fondo con gli altri per maturare queste fondamentali riforme?”.
Su questa domanda il presidente del Senato Franco Marini ha articolato la sua risposta alla proposta del presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, Giorgio Vittadini, che ha introdotto l’incontro centrandolo su due cardini: centralità dell’educazione, come “comunicazione di un valore ideale”, e sussidiarietà, intesa come “valorizzazione del tentativo di molti per il bene comune”. Ricollegandosi al tema del Meeting, Vittadini ha richiamato al fatto che “perché un percorso esistenziale sia totalmente umano occorre poter verificare, nella propria esperienza, quali siano le esigenze umane più vere; e per chi è cristiano scoprire nella sua esperienza la ragionevolezza del Cristianesimo, cioè il fatto che l’incontro cristiano corrisponde a queste esigenze”.
Ribadito che restare nell’astrattezza farebbe perdere di significato alla fede, ha affermato “contro ogni manicheismo spiritualista” che “le opere sono il punto in cui si coltiva l’espressione del cuore, perché non ci si educa semplicemente con discorsi o editoriali, ma implicandosi nella realtà e avendo a cuore il nesso tra la propria esperienza e l’ideale che si vive”. Riferendosi ad alcuni precedenti interventi del presidente Marini e all’esperienza dell’Intergruppo parlamentare per la sussidiarietà Vittadini ha espresso l’augurio che “il discorso del presidente possa essere per noi motivo d’impegno”.
Marini ha esordito ricordando il suo primo incontro col movimento di Comunione e Liberazione, avvenuto nel ’77 quando da sindacalista nazionale della Cisl aveva difeso con il servizio d’ordine del sindacato una assemblea di ciellini all’università La Sapienza di Roma. Una stima nei confronti del movimento di Cl, “una cosa inattesa, quasi un miracolo”, che l’ha spinto ad accettare l’invito del Meeting con “una qualche emozione”.
“Di fronte ad una spinta verso la frammentazione soggettiva”, in cui anche un mondo cattolico diviso tra una nostalgia del passato democristiano e una tentazione di “diaspora silenziosa” rischia “la dispersione e l’irrilevanza culturale”, Marini ha evidenziato la necessità di una “responsabilità comune di proposta”, basata sullo “straordinario patrimonio della dottrina sociale della Chiesa”, attorno ai temi della bioetica, integrazione degli extracomunitari, educazione e federalismo.
Sul fronte della scuola ha evidenziato la necessità di correre il rischio dell’autonomia, senza risparmiarsi qualche autocritica, affermando che “una delle nostre responsabilità più grandi come sindacato è stata la sottovalutazione del ruolo dell’insegnante, che è da riscoprire e ricentrare”. Riguardo invece alla necessità di “completamento e bilanciamento del federalismo” il presidente Marini ha espresso un buon giudizio sull’Intergruppo parlamentare per la sussidiarietà, sottolineando che sui temi oggetto di riforma “non si può procedere a colpi di maggioranza”.
In un contesto in cui “il nostro Paese stenta ad inserirsi stabilmente in un percorso di crescita e sviluppo” Marini ha richiamato alla necessità di “una sana competizione tra i due schieramenti”, perché “la delegittimazione reciproca e lo scontro fine a se stesso possono paralizzare le nostre istituzioni a mortificare la nostra vitalità sociale”. Ha inoltre espresso la necessità di cambiare la “pessima legge elettorale”, razionalizzare la spesa pubblica (con particolare attenzione alla spesa sociale) e rafforzare le reti infrastrutturali. Dopo aver espresso la sua soddisfazione per il ruolo dell’Italia nel processo di pace libanese il presidente Marini ha concluso rilanciando l’invito a “una nuova stagione di impegno culturale comune per noi cattolici”, convinto che “infinito e ragione siano due dimensioni forti della nostra vita e del nostro impegno civile e politico”.
L’incontro è stato introdotto da un saluto del Segretario agli Affari Esteri della Repubblica di San Marino, F. Stolfi.