IL SACRO NELLA STORIA RELIGIOSA DELL’UMANITÀ

Press Meeting

Una riedizione (la quarta dopo quelle del 1982, 1990 e 1995) sembrerebbe non aver bisogno di una nuova presentazione perché, se un editore pubblica di nuovo un libro, significa che questo ha già avuto successo e si presenta da solo. In questo caso però l’opera è un “work in progress” aggiornata di continuo nel corso di trent’anni (…e nel frattempo l’autore è divenuto un principe della Chiesa). “Il sacro nella storia religiosa dell’umanità” è probabilmente il più importante (ma ha senso una classifica?) dei libri del cardinale Julien Ries, un amico del Meeting (c’è stato 17 volte e ha tenuto una quarantina tra incontri e tavole rotonde) ed è una pietra miliare nella cultura dell’Occidente. Per questo il libro merita un’attenzione particolare in una manifestazione come il Meeting che guarda la realtà per essere in relazione con l’Infinito.
“I 33 anni di lavoro di Ries sono decisivi per lo sviluppo della cultura moderna”, con queste parole Camillo Fornasieri, direttore del Centro culturale di Milano introduce la presentazione. Assieme a lui, alle ore 11.15 all’Eni Caffè Letterario D5, ci sono Natale Spineto, docente di Storia delle religioni dell’Università degli Studi di Torino, Fiorenzo Facchini, professore emerito di Antropologia all’Università di Bologna, Guido Orsi, vicepresidente dell’Editoriale Jaca Book, Silvano Petrosino, direttore dell’Archivio “Julien Ries” per l’Antropologia Simbolica all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
“Il corso di Storia delle religioni vede la presenza di 400 studenti, a testimonianza dell’interesse che questo tema suscita anche nel cuore dell’uomo moderno”, esordisce Spineto. E prosegue con considerazioni sull’Opera Omnia di Julien Ries che la Jaca Book sta pubblicando e che consisterà in settemila pagine complessive. Il docente spiega poi come sono nati i numerosi libri di Ries, che all’inizio erano semplicemente dispense universitarie destinate agli studenti o atti di convegni che era solito organizzare e poi hanno preso una forma più completa e definitiva. “Il libro ‘Il sacro’ esce in italiano nel 1982, anno in cui Ries partecipa alla prima volta al Meeting di Rimini (un’occasione provvidenziale?) e in questi trent’anni ha avuto progressivi aggiornamenti per mano dell’autore. Argomento centrale è, come dice il titolo, il concetto di sacro e la sua origine, basandosi e ampliando il pensiero di Mircea Eliade.
“È un’evidenza che la natura dell’uomo sia rapporto con l’Infinito, infatti il 90-95 per cento degli uomini crede che ci sia un qualche cosa oltre la vita – afferma con certezza Silvano Petrosino. – E chi lo nega è un militante che ha scelto di non vedere”. Due sono le posizioni che spiegano l’origine del sacro: la prima è consolatoria, per cui l’uomo di fronte alla morte e agli affanni della vita si inventa un aldilà per poter andare avanti. L’altra, che è quella di Ries, sostiene che, come nell’uomo nasce una coscienza, questa afferma che esiste un’alterità, entra in rapporto con l’Altro. Questa seconda posizione implica l’idea che l’alterità è costitutiva della coscienza. Nelle due concezioni cambia il primato: nella prima ha priorità la morte, nella seconda lo stupore di fronte all’esistenza. Però “l’uomo prima di vedere la morte, ha visto la volta stellata”. Per Eliade “il sacro è un elemento della struttura della coscienza e non un momento della storia”. E per Ries, in perfetta continuità con il suo principale autore di riferimento, l’Homo religiosus è l’uomo normale, non quello introverso e angosciato (“non lo sfigato”, parole testuali di Petrosino). Ries per dimostrare questo si è messo a raccogliere le tracce lasciate dall’uomo nelle centinaia di migliaia di anni della sua esistenza.
“Quando inizia la capacità dell’uomo di creare simboli che rimandano a un’alterità trascendente?” si è chiesto Fiorenzo Facchini. Lo studioso ha sottolineato che Ries era affascinato dalla dimensione religiosa dell’uomo primitivo, che va retrodatata rispetto alle rappresentazioni pittoriche e incisorie rupestri risalenti a 20mila anni fa. La riproduzione di manufatti, utensili, ma soprattutto la capacità di comunicare sono già un elemento della religiosità. “L’uomo primitivo – ha affermato – è religioso in quanto affonda le sue radici nel simbolo”.
In proposito Guido Orsi, vicepresidente di editoriale Jaca Book, cita l’esempio di un pozzo ritrovato dagli archeologi utilizzato per la sepoltura dei morti risalente a oltre 300mila anni fa: “Tutti credevano che fosse solo una catasta di ossa, ma quando hanno tolto gli scheletri, il pozzo era disseminato di amigdale, pietre lavorate con altissima precisione e molto rare”. “L’uomo – ha dichiarato Orsi – ha avuto prima la coscienza della vita che del mistero della morte. Tale tensione si è fatta strada nel tempo e l’ha portato ad entrare in rapporto con l’infinito e l’eterno”. L’editore ha annunciato l’uscita a breve di due nuovi libri di Julien Ries: “Storia delle religioni”, libro divulgativo rivolto a tutti, e un commento del documento “Nostra Aetate” del Concilio Vaticano II.

(A.B., S.C.)
Rimini, 24 agosto 2012

Scarica