IL MISTERO DEL LINGUAGGIO UMANO

Press Meeting

Perché il linguaggio come argomento di un incontro? È un’idea – ha sottolineato Davide Rondoni introducendo i relatori – “suggeritami in parte dalla curiosità che nasce da chi come me fa uso delle parole della poesia, dall’altro dall’esperienza della lingua sentita come strumento dato per rispondere alla provocazione della realtà”.
Nell’esempio, citato in apertura della sua relazione da John Kinder. docente di linguistica italiana della Western Australia University, della “prima bega familiare della storia dell’umanità”, quella susseguente alla cacciata di Adamo ed Eva dal Giardino dell’Eden (come venne descritta da John Milton nel “Paradiso Perduto”), si può trovare la radice della corruzione del linguaggio come fonte di incomprensibilità, di separatezza.
“Qui c’è l’idea del linguaggio come mezzo per costruire l’unità e come espressione della diversità. Se dobbiamo parlare del linguaggio umano come realtà sensibile occorre parlare della pluralità e dell’intreccio delle lingue. Uno dei misteri più affascinanti è la presenza sul pianeta di tante lingue così diverse l’una dall’altra, La loro distribuzione ricorda quella delle ricchezze. Attualmente se ne conoscono più di 6.000. Quelle parlate al massimo da un milione di individui sono il 94% del totale. Moltissime sono destinate a scomparire nel giro di una generazione o due. La maggior parte degli esseri umani parla più di una lingua”.
Sono dati che rendono ancora più singolare, ha sottolineato Kinder, il fatto che questa pluralità di lingue sia vista universalmente come un problema. “Per spiegare questa diversità tutte le culture usano prima di tutto un racconto mitico, babelico: una diversità quindi nata dalla punizione divina. Secondo la tradizione giudaico-cristiana, gli abitanti di Babele hanno negato la loro vera natura, dimenticando la lingua che li univa tra loro e con Dio. ‘Dimenticanza della prima lingua’, viene definita da Dante nel ‘De Vulgari Eloquentia’. La confusione descritta dall’Antico Testamento viene redenta nell’evento narrato nel Nuovo, la Pentecoste, quando dopo la discesa dello Spirito Santo gli apostoli cominciarono a parlare altre lingue. Ciò non cancellò la diffusione linguistica creatasi dopo Babele, ma significa che la parola di Dio attraverso gli Apostoli divenne multilingue. ‘Supera la confusione dei cuori che ci metteva gli uni contro gli altri e apre al mistero’, ha detto recentemente Benedetto XVI”.
Sono seguiti, nelle relazioni di Andrea Carlo Moro e di Stefano Arduni, entrambi docenti di Linguistica Generale, rispettivamente all’Università Vita-Salute San Raffaele, e all’Università di Urbino, esempi e analisi relative alla meccanica dei processi linguistici nel cervello umano e all’uso della metafora nel linguaggio e nei processi creativi del pensiero.

M. T.
Rimini, 23 agosto 2007