Rimini, 21 agosto 2015 – Alle 13, nella sala Eni B1, Rula Ghani, moglie del presidente della Repubblica Islamica dell’Afghanistan presenta al Meeting il suo Paese e l’impegno per il suo popolo da quando si è trasferita a Kabul. Introduce Roberto Fontolan, direttore del Centro Internazionale di Cl e interviene Emilia Guarnieri, presidente della Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli. Guarnieri auspica una società in cui si viva in armonia e amicizia, che sono poi i temi fondamentali del Meeting, perché “cristiani e musulmani devono ascoltarsi per imparare”. Fontolan poi ricorda che Bibi Gul, nome afghano della Ghani, è stata inserita dalla stampa internazionale tra le cento donne più influenti nel mondo per il suo impegno e il volontariato che svolge in Afghanistan, “un paese bellissimo, ma aspro”.
Rula Ghani prende finalmente la parola e ringrazia gli organizzatori del Meeting per averla invitata a questa edizione. Avverte che lei non è una ‘filosofa’, ma una persona che agisce concretamente. La first lady ci tiene anche a salutare la moglie del presidente Renzi, presente tra il pubblico, accorso numeroso.
“Durante la lunga guerra civile, l’Afghanistan era distrutto, ma non lo spirito del popolo”. La Ghani inizia il suo excursus storico ringraziando l’Italia per il suo aiuto a favore dello sviluppo del paese. Dopo la vittoria alle elezioni del marito Ashraf Ghani in settembre, l’assistenza umanitaria per gli sfollati è diventata un compito di cui il governo doveva farsi carico. Nel suo discorso d’insediamento, il marito ha chiesto a Rula di occuparsi delle questioni sociali e in primo luogo degli sfollati. Bibi Gul si è quindi dedicata all’ascolto delle persone (il suo motto è “esserci per ascoltare”) e, in particolare, delle donne che vivevano nella provincia.
Queste con lei si aprivano e condividevano le proprie difficoltà, sentendosi valorizzate. “Quando c’è un problema – afferma la first lady –ascoltiamo le persone, le invitiamo ad organizzarsi e le sosteniamo”. La first lady è stata accompagnata al Meeting dalla sua consulente, che insieme a lei ha lanciato programmi e iniziative, come la costruzione a Kabul di un centro oncologico per le diagnosi (che altrimenti richiederebbero costosi viaggi all’estero) e per curare il cancro. Infine Rula conclude che alla fine del mandato presidenziale di cinque anni vuole ottenere il rispetto, soprattutto per le donne, che un rigido sistema maschilista afghano tenderebbe a relegare in un ruolo d’inferiorità. “Dobbiamo essere tutti uniti e opporci alla violenza perché siamo tutti esseri umani e in quanto tali dobbiamo rispettarci”.
Per esplicita volontà della Ghani, e sempre nella logica dell’ascolto, l’incontro continua con le domande del pubblico. Rispondendo, tra numerosi applausi, Bibi Gul ha modo di toccare vari temi. “La speranza non va creata, deve solo riaccendersi. Il popolo afghano ha una qualità: non smette mai di desiderare. Vorrei che la mia opera servisse a questo”. E a proposito dell’immigrazione europea “stiamo dimenticando che si parla di esseri umani, di anime, di speranze. Bisogna trattare queste persone in modo umano affinché non perdano la speranza”. E su religioni, dialogo e sviluppo nota che “il dialogo è possibile solo nel rispetto, che è ben più della tolleranza. Occorre conoscere da pari a pari, rendersi conto dei princìpi che determinano l’altro, e solo così potrà iniziare un dialogo interreligioso. Come arrivare a tutto ciò? Basta iniziare!”
“Cos’è il male? Non sono una teologa -risponde Bibi Gula una domanda posta da uno studente – ma so che ogni persona racchiude del buono, ed io cerco quello”. L’ultima domanda è dello stesso Fontolan: da dove trae la sua paziente forza spirituale? “Dall’educazione, dalla famiglia. Da ragazzi sapevamo che la vita sarebbe stata una serie di situazioni problematiche e ci siamo preparati”. Fontolan sottolinea infine che anche in Occidente occorrerebbe un’analoga sensibilità ed attenzione per i problemi sociali, ma nel dirlo deve alzare la voce. Le sue parole altrimenti non sarebbero colte. Il pubblico è già tutto in piedi ad applaudire.
(D.P., Ant.C.)