IL GUSTO CHE CI INTERPELLA OGNI GIORNO

Press Meeting

È un momento importante nella storia di “Papillon”, il movimento di consumatori capitanato da Paolo Massobrio e Marco Gatti. Il club è nato giusto vent’anni fa: il 19 giugno del 1992. Un’avventura lunga e appassionata. Un viaggio nel quale il gusto, meglio “il desiderio del gusto”, è sempre stata una cosa “da prendere sul serio”. “Proprio vent’anni fa lessi un’intervista di Renato Farina a don Giussani nella quale gli parlava di suo figlio, che aveva iniziato a fare il giornalista occupandosi di cibo con Papillon – ricorda Massobrio in apertura dell’affollatissimo e applaudito incontro “Il gusto che ci interpella ogni giorno” – e ricordo sempre la risposta del Gius ‘dopo la poesia e la musica la bellezza si esercita sugli uomini con il cibo e il vino’ ”.
Insomma il cibo, la tavola, i loro prodotti e mestieri sono cultura. Di quella alta, con la c maiuscola. Per questo, Massobrio e Gatti hanno invitato tre ragazzi che del gusto stanno facendo elemento centrale delle loro vite. Nessun di loro è uno chef stellato o un esoterico sommelier. Anzi le loro biografie, una laureata, due studenti universitari, alle spalle buone famiglie in grado di garantire mestieri e lavori più facile e pure remunerativi, pongono una domanda. Che ci fanno quei tre in una cucina, in mezzo a una vigna o in mezzo ai prati dell’alta Val Seriana?
Maria Teresa Biotti è la prima di loro. Nel 2010 termina Scienze politiche, ma la sua passione è la cucina. Un desiderio che abita in lei fin da bambina: “Passavo ore con le mie nonne a guardarle e aiutarle mentre cucinavano. Ricordo i loro gesti la straordinaria manualità con cui impastavano. Il gusto e il sapore della loro crostata”. Incontra Massobrio e insieme a lui invia curriculum a chiunque cerchi un aiuto cuoco. La risposta arriva dalla Val d’Aosta e Maria Teresa inizia la sua avventura: “È un lavoro duro ma mi piace. Ho imparato e imparo osservando quello che fanno gli altri. Accetto critiche e consigli perché servono a migliorarmi. E a chi mi chiede come faccio a rimanere chiusa dodici ore al giorno in cucina, rispondo in modo molto semplice. La cucina è una finestra sul mondo. Lavori con tanti altri, con tante cose diverse e ogni giorno migliori”. Oggi Maria Teresa è la pastrychef del ristorante milanese “La maniera di Carlo”. Impasta e inforna come faceva una volta sua nonna.
Simone Virgara, invece, Scienze politiche la sta finendo, due anni fa insieme a un suo amico comprano la cascina “La barbatella” e si trasformano in vignaioli. Eppure la prima volta che Simone parlò di cibo e di vino – accade proprio al Meeting dove conobbe Carlin Petrini di Slow Food – mai più avrebbe pensato di finire a vivere e lavorare in campagna. “Le cose di cui mi parlò Petrini non mi appassionarono per niente. Mi interessava la persona, non quello che diceva. Collaborai a alcune sue iniziative ma la cosa si chiuse lì – spiega Simone – però qualcosa era avvenuto, senza neanche che me ne rendessi conto”. Comincia a passare sempre più tempo in una casa di un suo amico in Monferrato, taglia prati, cura quel po’ di campagna attorno alla cascina. Cerca e insegue Massobrio, lo incontra gli parla. Insieme degustano vini. E quando il suo amico Lorenzo gli propone di rilevare “La barbatella”, il sì è immediato: “Avreste dovuto vedere come ci guardavano i vignaioli di Nizza Monferrato quando vedevano due giovani milanesi che facevano vino in Langa”.
Per Giacomo Perletti, è a pochi passi dalla tesi in agraria, il richiamo dei campi e della natura lo accompagna da quando era bambino: “Mio padre ci portava in campagna e in montagna. Da appassionato sommelier mi ha fatto assaggiare qualche goccia di vino già da quando ero ragazzo. Mi spiegava i suoi profumi, il suo sapore, perché era in quel modo e non un altro. Così sono finito ad Agraria ma tre anni fa ho scoperto un luogo bellissimo. Si chiama “contrada Bricconi” a Valzurio in Val Seriana. Scopro che c’è un bando per affittarlo e lo faccio. L’idea è avviare un’azienda agrituristica. So che non è facile. Qui la terra è dura, difficile. Ma lavorare questi campi da sensazioni straordinarie”. Il suo “business plan” è già pronto: formaggi, ortaggi e forse anche vino.
Tre storie tre giovani, che non ti aspetteresti mai di trovare in quei posti. Sogni di ragazzi, di gusto e pure di futuro. Come nelle parole di Giovanni Paolo II citate in chiusura da Paolo Massobrio: “La vita è la realizzazione del sogno della giovinezza”.

(C.B.)
Rimini, 20 agosto 2012

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