Il fascino delle macchine nella letteratura e nel cinema

Press Meeting

Introdotto da Nicola Sabatini, il critico e giornalista Andrea Monda è intervenuto nello spazio della mostra dedicate alla nuove frontiere della cibernetica, su un tema ricco di affascinanti rimandi culturali, che ha radici nelle origini dell’uomo stesso.

«L’uomo da sempre racconta storie», ha subito posto in evidenza il relatore, «ma l’uomo è anche tecnologico, fin dall’età del ferro, capace di creare grandi marchingegni, come il cavallo di Troia. Negli antichi racconti, la macchina, purtroppo, è soprattutto un congegno militare, ed è sempre stato così fino ad oggi, come è accaduto, ad esempio, con la creazione di internet, nato per la comunicazione in campo bellico».

«Nella letteratura dell’Ottocento troviamo grandi autori che affrontano i temi della libertà, del libero arbitrio, del destino, come in “Frankenstein o il moderno Prometeo” (1818) di Mary Shelley, in cui il protagonista è chiamato “creatura”. L’uomo ha sempre voluto giocare ad essere Dio, ad essere “subcreatore”. Scrisse Chesterton, alcuni decenni dopo, ne “L’uomo eterno”: “L’uomo è l’unica creatura ad essere al tempo stesso creatore”».

«Altro illustre esempio», ha proseguito Monda, «sono le “Avventure di Pinocchio”, del 1881. La vicenda parte da un pezzo di legno a cui il falegname Geppetto vorrebbe dare vita. Anche in questo caso si delineano insieme i temi essenziali del rapporto uomo-macchina-creatura: quelli della fedeltà e della ribellione, e il timore che il controllo dell’uomo su quanto ha creato sia un’illusione, come accade con HAL 9000 in “2001 Odissea nello spazio” o in “Terminator”».

Charlie Chaplin, poi, in “Tempi moderni” (1936), descrisse la società industriale come un gigantesco, perverso meccanismo, che fa dell’uomo un semplice ingranaggio.
Si è quindi passate alla visione di spezzoni del film “Io robot”, tratto dal romanzo di Isaac Asimov. «Chi sono io?», è la domanda del robot, a cui è stata trasmessa una natura umana. In “Blade Runner”, il robot torna a casa dal suo costruttore e gli chiede: «Perché muoio? Perché finisco? Voglio più vita, voglio vivere, Padre!». E lui: «Tu sei il figlio prodigo, sei motivo d’orgoglio per me».

«Anche la tradizione cristiana», ha concluso Monda, «insegna all’uomo di ricordare che deve risorgere, e le macchine ricordano all’uomo che è uomo, e ciò ci induce a guardare con positività alla tecnologia».

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