Il cittadino è il protagonista del cambiamento
Rimini, 22 agosto – Luca Doninelli, scrittore, ha introdotto l’incontro ricordando che, in questo Meeting, la riflessione sulla città ha occupato un posto molto importante, anche perché la città sta cambiando. Ha quindi chiesto a Giuseppe Sala, sindaco di Milano, quale sia la sua esperienza.
«Nel mondo la gente va a vivere in città perché trova maggiori opportunità», ha spiegato Sala, «e perché una città abbia successo e necessario in primo luogo che funzionino i servizi. Senza scuole, senza un trasporto pubblico efficiente e con quartieri sporchi, una città non può prosperare». Tuttavia, la gestione di questi fattori non è sufficiente al successo di una città, ha continuato, ma «è necessario che alla base esista un modello politico forte, una idea precisa di come gestire lo sviluppo senza perdere di vista la solidarietà.» Sala ha precisato, però, che «Milano funziona perché tutte le componenti della città fanno la loro parte, dalle Università alle istituzioni culturali, alle associazioni di volontariato, ai semplici cittadini. In sostanza i milanesi sono i protagonisti del successo di Milano. Per questo motivo, il mio compito di sindaco è andare a vedere quali siano le cose che non funzionano e pensare come trovare una soluzione per migliorarle» ha concluso.
Doninelli ha quindi interrogato Erion Veliaj, sindaco di Tirana, a proposito delle grandi trasformazioni che ha conosciuto recentemente la sua città.
«Al tempo del comunismo a Tirana c’erano venti automobili, riservate ai capi del partito», ha esordito l’ospite. «Per questo i primi emigranti, ritornando dall’Italia, portavano con loro una Fiat, simbolo del loro successo. La città, cresciuta quasi senza pianificazione, era strangolata dalle auto. Allora ho chiesto ai miei concittadini cosa per loro fosse più importante nella vita e tutti mi hanno risposto che, naturalmente, è la famiglia. Allora ho mostrato loro statistiche che dimostravano che spendevano il 33% del loro di reddito per le automobili e solo il 20% per i figli. Questo è servito a creare un nucleo di coscienza individuale nei cittadini, che mi ha reso meno difficile attuare i cambiamenti che hanno prodotto la Tirana attuale». Veliaj ha quindi descritto la sua esperienza: «Ho cominciato col far sistemare l’orologio della torre civica, fermo da quattro anni, perché ho pensato che per costruire si deve cominciare dalle piccole cose. Poi ho pensato che il futuro della città sono i bambini, che devono avere a disposizione un ambiente confortevole e che li aiuti nell’acquisire una educazione. Quindi ho costruito asili, trovando i fondi da compagnie private. Poi ho costruito le scuole, pensandole non soltanto come edifici destinati a ricevere degli alunni per qualche ora al giorno, ma come spazi aperti 24 ore su 24 e destinabili a diversi usi civici, come mostre, convegni, mercati. A questo punto mi sono preoccupato di costruire parchi – e qui ho avuto le maggiori difficoltà con proteste anche violente, tipo quelle che l’Italia subisce per la Tav – ne abbiamo fatti 50 e questi sono divenuti spazi di aggregazione per grandi e piccini. Con la mia esperienza politica ho capito», ha concluso, «che l’infrastruttura più difficile da cambiare è la testa delle persone, ma il metodo dell’agopuntura, cioè toccando un piccolo nervo per volta, è un’ottima terapia».
Stefano Boeri, architetto, ha focalizzato il suo intervento sui problemi delle città. «I cambiamenti climatici, innanzitutto, se si pensa che dalle città viene il 75% della produzione di CO2 mondiale, e la povertà, soprattutto, considerando che il 30% degli abitanti delle città vive in baraccopoli, favelas, slum, insomma in condizione di disagio».
Sala ha osservato che per una efficace azione di governo occorrono tempi lunghi e sincerità verso i governati: «Ad esempio io penso che parlare alla gente, in Italia, oggi, di una flat tax al 15% significhi semplicemente prenderla in giro». Alla domanda di Doninelli se Milano sia o no Italia, il sindaco ha poi risposto: «Non lo so, ma continuo a fare andare avanti Milano, cercando di affrontare le complessità del momento. Milano prospera perché è aperta, attira investimenti esteri e non solo, pensate che sono in arrivo oltre 12 miliardi in investimenti immobiliari, quindi non trovo sensato spalancare le porte al ricco studente coreano e chiuderle in faccia al profugo.»
Per Boeri, oggi «si è avuta una silenziosa e radicale svolta nel modo di fare architettura, derivata dall’ascolto della voce dei sindaci e dall’attenzione ai bisogni cambiati delle città». L’architetto ha voluto parlare di Roma, «che oggi è vista come un coacervo di mali, ma che pure può vantare la Garbatella, quartiere sorto negli anni ’20 prevalentemente operaio e che si è poi sviluppato come un modello di condivisione degli spazi.»
Veliaj vede nelle mani delle città «il futuro del mondo, perché più immediato, stretto e forte qui può essere il rapporto tra amministratori ed amministrati .»
Doninelli ha provocato Sala citando un vecchio detto per cui “Milano non è bella ma è un tipo”. «Sono i cittadini», ha replicato il sindaco, «che giudicano se una città sia o meno bella. Per quanto riguarda Milano io constato che nei fine settimana non si svuota più come un tempo, e penso ciò accada perché essa oggi offre delle possibilità di svago ed intrattenimento che prima non offriva. In sostanza, penso che la bellezza di una città consista nella capacità che essa offre ai suoi abitanti di usufruirne per vivere meglio.»
Boeri ha concluso l’incontro affermando che «non è corretto parlare di futuro della città, ma di futuri delle città, perché ognuna di esse ne ha uno proprio, che dipende dalle proprie peculiari caratteristiche. Ciò posto, tuttavia, considero che una azione intelligente possa essere comune a tutte le città: piantare degli alberi».
(C.Cap.)
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