I Social? Non solo dispositivi da governare ma occasioni per vivere … on-life

Redazione Web

La famiglia deve superare il “digital divide” generazionale con una responsabilità educativa a tutto campo

 

Rimini, 22 agosto 2019 – Con la tecnologia abbiamo tutti a che fare e nessuno può nascondersi. Nella “rete” si è tutti impigliati, la “rete” pesca in ogni ambito e non ci sono divieti o barricate che tengano: bisogna farci i conti, considerandola per quello che è , cioè uno strumento da governare e impiegare al meglio. Soprattutto dentro le famiglie, nelle quali, a proposito dei social network, si assiste ormai ad un “digital divide” (divario digitale) fra generazioni, che gli adulti non possono risolvere chiamandosi fuori da questo rivoluzionario modo di comunicare. Di questo, e del futuro che ci aspetta, hanno parlato nel pomeriggio, nell’Arena Cdo for Innovation D3, Gigi De Palo, presidente del Forum delle Associazioni Familiari, Bruno Mastroianni, filosofo, giornalista, social media manager di trasmissioni di Rai 3 e Rai 1, Lorenzo Maternini, fondatore di Talent Garden, e Gigi Gianola, direttore generale della Cdo, in veste di coordinatore.

Per Mastroianni, gli adulti, e i genitori in particolare, non devono pensare che quella dei social sia una questione di dispositivi, da governare con un manuale di istruzione. «Sono la nuova comunicazione in cui famiglia e scuola debbono entrare», ha detto, «allora il problema non è tecnico, ma del significato che diamo a questo modo di comunicare, che rende ogni messaggio un “atto pubblico”». Tutti, quindi, debbono acquisire delle competenze indispensabili, come la capacità di scegliere il modo di presentarsi in rete, di valutare l’attendibilità delle informazioni che riceviamo, di selezionare le varie discussioni delle chat a cui abbiamo aderito. Secondo Mastroianni, «questo è un compito di tutti, perché il “futuro digitale” è già qui e davanti alle novità non si può sempre giocare in difesa, bisogna metterci le mani, per amore alla nostra persona e ai nostri figli».

Anche De Palo è convinto che il “futuro digitale” si stia già realizzando sotto i nostri occhi e nelle nostre case, che non è una moda che passerà, perché ormai i social sono indispensabili per la vita comune, e che il compito dei genitori non si possa esaurire nel sempre meno convinto invito a spegnere “ ‘sto coso”. Per il presidente del Forum delle associazioni familiari, «la responsabilità educativa si gioca in ogni occasione: dall’imparare ad andare in bicicletta alla scuola, al divertimento e anche ai social. Non si educa a forza di divieti, ma dicendo dei “sì” e dando del tempo ai nostri figli, per la bici di ieri e gli smartphone di oggi». Anche perché i figli stanno diventando sempre più autodidatti e mettono in dubbio la leadership dei genitori. La strada scelta da Gigi De Palo non è quella del “proibizionismo”, anche se le regole, dice lui, ci debbono essere e vanno fatte rispettare. «Ho scelto la strada di considerare i social come uno strumento per comunicare il bello e partecipare da protagonisti alla vita», spiega. «Dei nostri cinque figli, uno ha la sindrome di down, per la nostra famiglia è una dolce sfida. Allora dico agli altri miei figli: raccontate la bellezza di questa storia, del rapporto fra tutti noi in famiglia. Usiamo i social per dare spazio e voce al vero e al bello».

Lorenzo Maternini è socio fondatore di Talent Garden, una rete di spazi di co-working, che punta alla valorizzazione dei talenti nell’ambito della comunicazione e del digitale. Una rete che fa incontrare i grandi manager delle multinazionali con i giovani che hanno in mente progetti innovativi. Il suo è un punto di vista privilegiato per il futuro occupazionale dei nostri ragazzi. I quali, sorprendendo i loro genitori, al momento di scegliere un lavoro non guardano in primo luogo allo stipendio o alla carriera, ma all’impatto sociale. «I giovani vogliono un lavoro che serva agli altri», ha commentato, «non è più come ieri, hanno avuto una evoluzione indipendente dall’educazione ricevuta». Di qui la necessità, per le aziende, di cambiare prospettiva, «perché i giovani non chiedono solo soldi, ma ragioni, le imprese debbono guardare al lavoro come un’esperienza positiva e non come uno stipendificio». Maternini ha ricordato come «il mondo del lavoro oggi sia una realtà “liquida”, nella quale bisogna formarsi in maniera veloce e continuativa, facendo forza sull’empatia e la creatività, perché non è più il tempo del posto fisso». Basta pensare che il 74% degli occupati è pronto a riqualificarsi per salvare il posto di lavoro e il 65% dei bambini che vanno alle elementari faranno professioni che oggi non esistono. «Ai propri figli, ai giovani bisogna dare una sicurezza interiore», ha concluso, «consolidarli spiritualmente e lasciare le secche della polemica sui social. Il problema non è la tecnologia, ma le teste delle persone che ci mettono mano e che sono indispensabili per farla funzionare, soprattutto quando si tratta della cosiddetta intelligenza artificiale».

Sulla stessa linea d’onda anche De Palo, che ha ricordato che, mentre per i suoi genitori il futuro era una promessa, oggi, per i nativi-precari, è un’angoscia. Alla quale si può rispondere solo «testimoniando ai figli, “on life” (nella vita), a non aver paura della vita».

(D.B.)

 

Responsabile Comunicazione Eugenio Andreatta tel. 329 9540695 eugenio.andreatta@meetingrimini.org

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