I millenni per l’oggi

Press Meeting

Rimini, mercoledì 23 agosto – Sono molti gli ottimi motivi che fanno della mostra “I millenni per l’oggi”, allestita nella piazza B3, un evento di grandissimo interesse.
Da un lato la storia di cui si parla: quella dell’area archeologica, sita nel nordest della Siria, dell’antichissima città hurrita di Urkesh — miniera di notizie sul primo germogliare della civiltà urbana nella Mesopotamia del terzo millennio avanti Cristo — che Giorgio e Marilyn Buccellati scoprirono nel 1984 e da allora iniziarono a riportare alla luce. Dall’altro la stupefacente testimonianza dell’ at-tenta e appassionata mobilitazione degli abitanti dei villaggi attorno al sito i quali in questi anni di guerra non soltanto hanno continuato a custodire gli scavi, ma ne hanno pure assicurato il mante-nimento.
Anche quando infatti non hanno patito deliberate distruzioni (come purtroppo avvenne a Palmira) tutti i numerosi siti archeologici della Siria sono attualmente in abbandono. Fa appunto eccezione soltanto Urkesh. Benché i Buccellati non abbiano potuto recarvisi dal 2011, grazie a Skype e alla po-sta elettronica i due archeologi riescono tuttavia a restare in contatto con i loro collaboratori guidan-do a distanza i lavori di manutenzione. La telematica rende oggi possibile ciò che fino a qualche anno fa non lo sarebbe stato. Questo straordinario caso di resistenza umana e culturale alla guerra non si spiegherebbe tuttavia senza l’impegno spontaneo della gente del posto, che ormai riconosce Urkesh come parte della propria storia, e quindi come propria irrinunciabile eredità.
“I millenni per l’oggi” racconta questa storia ammirevole, che vede la gente della regione attorno al sito di Urkesh custodire e mantenere quanto è stato scavato, promuovere visite di scolaresche agli scavi, organizzare concerti e altri eventi culturali nell’area archeologica. E’ il frutto non casuale di una nuova archeologia. Un nuovo modo di riportare alla luce il passato più remoto: da una parte non scavalcando ma anzi coinvolgendo gli abitanti del luogo ove si scava, e dall’altra mirando alla scoperta di quanto la nostra vita e la nostra cultura di oggi devono alle esperienze e alle scoperte di uomini passati sulla scena di questo mondo in un tempo pur così lontano dal nostro.

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