I criteri della scelta del percorso formativo.

Press Meeting

Nel secondo appuntamento del ciclo di incontri “Ognuno al suo lavoro”, nell’omonima Arena B1, sono stati messi a tema “I criteri della scelta del percorso formativo”. Al tavolo dei relatori: Lorenzo Frangi, CEO e co-founder di Springa, e Alberto Busnelli, direttore HR di BASF.

Frangi, 28 anni, è il fondatore della start-up Springa, che vende Goliath, un robot portatile per la lavorazione di superfici di legno, plastica e alluminio. Appena laureato, aveva iniziato a lavorare come designer nell’elettronica di consumo. Un anno e mezzo dopo, ha deciso di scommettere e investire su quello che era stato l’oggetto della sua tesi. Racconta di quanto sia stato un azzardo, per quanto avesse avuto riscontri positivi da alcune società. E alla domanda su quale sia stato il fattore fondamentale che lo ha portato a questa scelta, risponde: «È stata tutta questione di provarci. Provandoci, ho avuto delle risposte che rendevano più chiaro il fatto che dovevo intraprendere quel percorso». E poi precisa: «Quello che più mi ha convinto è stata la possibilità di dare spazio a inclinazioni del mio carattere, che nello studio non erano state soddisfatte, legate soprattutto alla vendita del prodotto».

Anche Busnelli, laureatosi nel 1980, sottolinea la necessità di essere propositivi nel mondo del lavoro. Racconta che nei primi dieci anni della sua vita ha cambiato molti posti di lavoro, pur occupandosi sempre di risorse umane e lavorando sempre per multinazionali. Perché continuare a cambiare? «Per privilegiare l’idea di crescita personale. Ogni volta che incontravo qualcosa che mi sembrava mi facesse crescere, mi buttavo». Ma col tempo qualcosa è cambiato. Racconta che non basta il possesso della conoscenza, ma che l’importante è giocarla. E infatti, nel valutare una persona da assumere, oltre alle sue competenze e alle sue capacità, è diventato più attento soprattutto a valorizzarne la voglia di fare. «Non che le capacità non siano importanti, ma queste si possono imparare. È quindi più importante avere un certo dinamismo che muova sempre la persona».

In conclusione, è emersa un’estrema fiducia nei confronti del mondo del lavoro, accompagnata dal continuo richiamo, rivolto soprattutto ai tanti giovani in platea, a non aver paura di osare. Non dunque una formula magica, che possa indicare a ciascuno il proprio lavoro ideale, quanto un metodo affinché ciascuno possa scoprirlo da solo. «Certo, durante questi anni ho fatto molti errori», ha sottolineato Busnelli, «ma da questi ho sempre saputo imparare qualcosa. Questo è decisivo: la voglia di imparare e la curiosità».

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