GLI ANGELI DELLA PIETA’ DI GIOVANNI BELLINI

Press Meeting

C’è un rapporto profondo tra il Meeting per l’Amicizia fra i Popoli e Rimini. Anche nella sua XXXIII edizione eventi e spettacoli escono dai padiglioni della fiera e coinvolgono la vita del capoluogo della riviera romagnola. È così anche per “Gli angeli della Pietà. Intorno a Giovanni Bellini”, mostra ospitata, da oggi fino a domenica 4 novembre, dal Museo della Città di Rimini. A illustrarne il contenuto e il suo legame con il tema del Meeting di quest’anno sono stati i due curatori: lo storico dell’arte Marco Bona Castellotti dell’Università cattolica del Sacro Cuore di Brescia e l’assessore cittadino alla cultura, Massimo Pulini. Occasione, l’incontro con il pubblico, presentato dal dirigente scolastico Daniele Celli, svoltosi oggi nella sala C1 Siemens della Fiera.
“La mostra segna un salto di qualità nella relazione tra il Meeting e la nostra città. Per la prima volta abbiamo collaborato insieme sia nel pensarla sia nel realizzarla. Per farlo, siamo partiti dal quadro certamente più importante ospitato del nostro museo, il “Cristo morto con quattro angeli” di Giovanni Bellini – ha spiegato l’assessore Pulini – L’opera segna una fortissima novità nei canoni della pittura rinascimentale, è databile attorno al 1475 e ci presenta un soggetto tipico delle rappresentazioni religiose, dipinto però in modo nuovo e diverso. La posizione del corpo del Cristo è diversa da quella fino a allora rappresentate. Intorno a lui troviamo quattro angeli, invece dei due tradizionali. Questo quadro, considerato dagli storici dell’arte uno dei punti di svolta verso la piena maturità della pittura rinascimentale, ci mette soprattutto di fronte alla reazione, al pensiero degli angeli di fronte alla morte di Cristo”.
Ed è questo l’elemento di novità in grado di rendere l’opera uno dei capolavori del primo rinascimento, sottolinea Marco Bona Castellotti: “Gli angeli del Bellini che sorreggono il corpo del figlio di Dio, non sono dolenti e disperati, ma increduli e stupiti di fronte a un evento inaspettato e incomprensibile. Questa rappresentazione ci sfida a uno sforzo di comprensione, a non fermarci solo di fronte alla bellezza della rappresentazione. Dobbiamo chiederci perché sono stati dipinti così”. “Possiamo solo fare delle ipotesi, alcune provengono da studiosi statunitensi o tedeschi e legano questa evidente novità iconografica all’incontro della cultura religiosa cristiana d’oriente con quella occidentale – continua Bona Castellotti – Bellini è di Venezia, terreno principe di questo incontro, e nel gesto degli angeli che sollevano il corpo del Cristo possiamo scorgere il gesto eucaristico dell’elevazione dell’ostia, così come possiamo vedere la preparazione del corpo al momento della resurrezione”.
Per Bellini la morte diventa, quindi e da subito, cammino verso una nuova vita. Gli angeli diventano coloro che sono in grado di annunciarlo e di comunicarlo all’uomo: di collocarlo in un universo più ampio, infinito. Ma insieme al capolavoro del Bellini nella mostra riminese sono esposte anche le tele di altri grandi maestri rinascimentali: Francesco Raibolini, detto il Francia, Marco Zoppo, Matteo de’ Pasti, Bartolomeo Bellano.

(C.B.)
Rimini, 19 agosto 2012

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