Giancarlo Rastelli, tra scienza e carità. La storia di un cardiochirurgo appassionato all’uomo

Press Meeting

Rimini, lunedì 20 agosto – Ore 12.30. L’Arena Meeting Salute C3 è gremita dipersone: anziani, adulti, giovani studenti seduti a terra e, in fondo alla salA, file di persone rimaste in piedi. Incollati fino alla fine ad ascoltare i partecipanti dell’incontro: il mediatore Giorgio Bordin, responsabile medico di Reumatologia all’Hospital Piccole figlie di Parma, Paolo Ciliberti, cardiologo pediatra all’Ospedale pediatrico Bambino Gesù, Fiore Salvatore Iorio, direttore del Dipartimento Medico Chirurgico di Cardiologia Pediatrica dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e Giovanni Lucertini, studente di Medicina all’Università di Bologna.
Bordin, introduce la figura di Rastelli partendo dal titolo della mostra a lui dedicata: “La prima carità al malato è la scienza. Giancarlo Rastelli, un cardiochirurgo appassionato all’uomo”. L’esposizione, sin dal titolo, definito dal relatore come “coraggioso, ambivalente, oltre che per nulla scontato”, descrive sinteticamente ma perfettamente la figura dell’uomo e del cardiochirurgo: uno scienziato di primo piano che ha sempre agito mosso dalla carità. Bordin spiega, infatti, che all’origine di tutti i gesti di cura vi è la carità, ovvero quella spinta a mettere tutto per il bene e per amore di un altro. Per andare incontro al bisogno concreto della persona malata la carità si attrezza e si struttura. Senza scappare quando la guarigione biologica non è possibile. Perciò, se la scienza spesso non implica la carità, la carità al contrario ha sempre implicato la scienza. Il relatore osserva che nel mondo attuale si manifesta una fragilità, una mancanza di spinta al progresso scientifico e talvolta a un ripiegamento su forme magiche o su medicine alternative, proprio perché viene a mancare sempre di più la spinta alla carità. “Riducendo e perdendo la carità la prima a risentirne è la scienza. Oggi quello che non abbiamo il coraggio di affrontare lo evitiamo. La spinta eutanasica non nasce da cattiveria, ma da una nostra debolezza e inconsistenza”.
Lucertini, tra i curatori della mostra, spiega che essa è nata semplicemente dal desiderio di presentare la figura di Gian – come gli amici chiamavano il grande cardiochirurgo – ai professori e ai compagni d’università. Inaspettatamente, è diventata invece veicolo di infinite opportunità: incontri significativi, amicizie nuove. Soprattutto, l’occasione per Giovanni di portare personalmente la mostra alla Mayo Clinic di Rochester nel Minnesota, dove Rastelli, vincitore di una borsa di studio NATO, grazie alle sue scoperte ha cambiato per sempre la storia della cardiochirurgia. Dalla mostra emerge il fascino e il carisma di un uomo capace di gustarsi la vita in ogni suo aspetto, fino al suo ultimo giorno di vita.
Ciliberti racconta come per lui l’esposizione sia stata l’occasione di conoscere profondamente la figura di Rastelli. Del grande Gian il relatore sottolinea la felicità, il grande senso dell’umorismo, l’umiltà e la grandezza d’animo. Dai piccoli ritratti di vita quotidiana raccontati emerge la figura di un uomo che ha vissuto la propria vita con santità e nella normalità dello scorrere del quotidiano. Ciliberti ricorda anche la malattia: Rastelli è colpito dal Morbo di Hodgkin, di cui morirà nel 1970. Tuttavia, anche da malato, egli non rinuncia alla normalità e chiede a tutti i suoi cari di continuare a vivere esattamente come hanno sempre fatto.
L’ultimo relatore, Iorio, si concentra in primis sul contributo scientifico che Rastelli ha dato alla medi-cina grazie allo studio delle patologie cardiache e allo sviluppo di tecniche chirurgiche rivoluzionarie che l’hanno portato a essere un autentico pioniere della cardiochirurgia. Rastelli era un uomo che “la verità la guardava in faccia”. Un uomo e uno scienziato eccezionale, che in dieci anni ha realizzato quello che qualunque altro uomo avrebbe potuto fare in una vita: “Rastelli aveva tutto e ha perso tutto in breve tempo. Eppure è più vivo lui di tanti vivi che non ci hanno lasciato nulla”.

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