Festa finale

Press Meeting

All’insegna della musica folk e celtica, venerdì 29 agosto alle 21.45 all’Auditorium Intesa Sanpaolo D5, la grande festa finale del Meeting. Sul palco i De Dannan, gruppo irlandese con Frankie Gavin, uno dei principali fondatori della band, e Michelle Lally, voce, Barry Brady dei Co. Roscommon alla fisarmonica, Paul O’Drisceoil da Kinvara al contrabbasso e Colm O’Caoimh da Killenny alla chitarra.
Frankie Gavin, che a sette anni fece la sua prima apparizione televisiva e a 15 anni vinse sia i campionati di fiddle (violino) che quelli di tin whistle (flauto irlandese), è celebre per la sua rapidità di esecuzione e per il virtuosismo tipico della scuola di Galway. Oltre che nei De Dannan, Gavin è molto attivo nelle collaborazioni con diversi importanti musicisti della scena folk e rock internazionale. La musica celtica vede in Gavin un innovatore nella tradizione. Quello che stupisce nella Band è la grinta, la carica e la voglia di suonare che trasmette.
Il nome di Gavin è ormai da decenni associato ai De Dannan, ma è anche il simbolo indiscusso dell’Irish fiddle a livello planetario. Ma non è un artista chiuso nel proprio microcosmo irlandese. La sua carriera musicale ha infatti spaziato dalle rivisitazioni di Lennon&McCartney (la celeberrima “Hey Jude” con i De Dannan) alle collaborazioni con grandi del violino come Stephane Grappelli e Yehudi Menuhin, alle esperienze con i Rolling Stones (in “Voodoo Lounge”, e con Keith Richards in “Wingless Angels”). Può però accadere che il grande violinista di Galway senta improvviso il bisogno di tornare alle sue radici, in modo netto e senza alcun compromesso con qualsiasi accenno di modernità. Da qui l’origine del suo ultimo cd, pubblicato alcuni mesi fa, e non a caso intitolato “Fierce Traditional”.
In tutti questi anni Frankie Gavin è stato una delle figure più importanti nella diffusione della musica tradizionale irlandese: la già citata versione di “Hey Jude”, ma anche le escursioni nel pop dei Queen (“Bohemian Rhapsody”) e nella classica di “The Arrival Of The Queen Of Sheeba” e “The Rambles of Bach” hanno contribuito in maniera determinante ad una maggiore confidenza di larghe fette di pubblico nei confronti dell’Irish traditional music. Il suo stile violinistico è complesso e caratterizzato da un pronunziato senso dello swing, evidente retaggio dell’attento ascolto dei maestri degli anni Venti.
Da tutto ciò scaturisce l’immagine di un artista eclettico, attento al mondo circostante e al fascino di generi musicali tanto differenti dal proprio, oppure, come sottolineato a proposito del suo ultimo lavoro discografico, di orientarsi nettamente verso la tradizione e “il ritorno alle radici”.
(M.T.)

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