Fake news e giornalismo di pace

Press Meeting

Rimini, sabato 25 agosto – A introdurre il tema “Notizie false e giornalismo di pace”, in Sala Neri UnipolSai, è Alessandro Banfi, giornalista e direttore Mediaset. “Il meeting – esordisce – riesce sempre a cogliere l’attualità dei temi più dibattuti oggi”. Si comincia dalla constatazione di un dato di uno dei sociologi più importanti dei nostri tempi: “Quello dell’informazione è diventato – secondo le parole di Bauman – un pulviscolo, la notizia non conta più”. Tema così attuale da attrarre l’attenzione del Papa (una delle personalità più colpite dalle fake news), autore del un celebre messaggio per la giornata mondiale delle comunicazioni sociali proprio dal titolo “Fake news e giornalismo di pace”. Messaggio ricordato a più riprese negli interventi dei relatori: Lucio Brunelli, direttore giornalistico di Tv2000 e InBlu Radio; Bruno Mastroianni, giornalista, scrittore e social media manager; Francesco Piccinini, direttore di Fanpage.it; Marco Tarquinio, direttore di Avvenire.
A iniziare il dibattito, Brunelli, che nelle sue analisi sulle fake news esemplifica, attraverso alcuni casi (la foto di Papa Ratzinger e il presunto saluto fascista o il giovane papa Bergoglio che darebbe la comunione al dittatore Videla per insinuarne una complicità), la causa in cui si annidano l’inattendibilità, ma anche il fascino, di questo genere di informazioni sempre più dilaganti nel web e in tutti gli organismi della comunicazione: “Le notizie false sono il diavolo, si nascondono sempre nei dettagli. L’efficacia delle fake news è dovuta in primo luogo alla natura mimetica, cioè alla capacità di apparire più plausibili”. Brunelli rivolge il proprio appello all’attendibilità e al ‘contatto’ con il mondo reale da parte delle redazioni (centri di elaborazione dell’informazioni) per un giornalismo di pace, altro polo della riflessione.
Prende la parola Piccinini e afferma, diretto, che a suo parere le fake news non esistono: ”In questo XXI secolo è solo cambiata la filiera di chi controlla le informazioni”. Dopo la crisi del 2008, con l’avvento dell’IPhone e di Facebook, il giovane direttore di Fanpage.it ritiene che sia mutato il punto di distribuzione delle notizie e, di conseguenza, il luogo dove si gestisce l’informazione pubblica: i veri mezzi di informazione diventano le piattaforme e non le testate. Piccinini considera che ci sia una gestione delle informazioni in cui alcuni blocchi di potere diffondano notizie e aggiunge: “Per comprendere bene il fenomeno occorre osservarlo non con gli occhiali del XX secolo”. Piccinini illustra esempi in cui è facile cogliere che il ciclo di costruzione della notizia sia sempre più “bottom up”: dal basso. Il relatore sottolinea la complessità del momento: “Si tratta di un cambiamento tale che neanche nella rivoluzione industriale ci fu, e comunque è molto più veloce di allora”. Quindi invita a scegliere cosa fare: “Si può continuare a rimanere fuori da questo paradigma o provare a cavalcare la tigre”. Fare informazione oggi è anche fare i conti con questa novità, supportati da una grandissima competenza. Il giornalista non dimentica un concetto importante: la prossimità è sempre una garanzia alla verità e aggiunge “per evitare il fenomeno del “mood” (di un certo umore che si vuole creare intorno ad un argomento) è indispensabile sollecitare quel corpo intermedio primo nella vita dell’uomo: la famiglia. Occorre trovare in famiglia in primis spazi di discussione e di riflessione su temi che circolano in rete”.
Seguono le analisi di Mastroianni che contesta, sulla linea di Piccinni, la retorica delle fake news. Siamo portati – ricorda – a leggere la realtà in formulazioni binarie di bene – male (proprio come nella logica di chi denuncia le fake news), correndo il rischio di perdere la complessità della realtà e del mondo delle informazioni. “La dicotomia totale – afferma Mastroianni – porta a dividere la realtà in questo modo, cioè schierando le buone da una parte e le cattive notizie dall’altra, senza permetterci di vedere il fenomeno”. Una questione di conoscenza, prima ancora che di informazione, che richiede “un discernimento e una purificazione verso la verità che riguarda in primo luogo noi stessi”.
Infine prende la parola Tarquino: “Ci sono centri di propaganda che stanno utilizzando la deformazione delle notizie; questi sono facilitati da una velocità e una pervasività notevole nella circolazione”. Il direttore di Avvenire invita quindi ad una responsabilità che è anche scelta: “Dipende da noi come vivere questo fenomeno, siamo noi che scegliamo le nostre fonti di informazione. Se non usiamo discernimento, si creerà una realtà parallela alla realtà vera”. Fa l’esempio del sentimento di insicurezza diffuso durante l’ultima campagna elettorale, mostrando con dati ed esempi quanto questo fosse tutt’altro che aderente alla realtà dei fatti. Sottolinea con preoccupazione la diminuzione di testate giornalistiche che limitano la pluralità delle informazioni e denuncia una grande tendenza all’isolamento di cui soffrono anche i mezzi di informazione. Infine Tarquinio cita, ad esempio di questa rottura dell’isolamento, papa Francesco quando concesse l’intervista a Scalfari: “Con quel gesto il Santo Padre ci ha mostrato che la verità è una relazione. Attraverso i fatti”. Concludendo, il direttore di Avvenire rivolge un invito alla platea: “Dobbiamo far sì che l’informazione viva sempre più nella piazza, un luogo di riflessione e costruzione. Per fare questo occorre pazienza e speranza”.

(G.C.-M.G.D.A.)

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