Europa, la grande sfida: trasformare la paura in solidarietà

Redazione Web

 

il presidente del parlamento europeo sassoli al meeting: confronto sulle radici e le prospetive delle istituzioni comunitarie

 

Rimini, 22 agosto – «Cento anni fa il patto tra Molotov e Von Ribbentrop fu preludio alla guerra, il Papa lo capì subito e trasmise un radio messaggio ma la guerra scoppiò lo stesso. Chi incendiò l’Europa trovò un cristianesimo spiritualmente impreparato. Oggi come allora è sulla divisione dei cattolici che contano le destre nazionaliste e lo fanno soprattutto nei paesi di tradizione cattolica come l’Italia». Così in Salone Intesa Sanpaolo B3, David Sassoli, ha suscitato il consenso della platea. Il presidente del Parlamento europeo è stato il primo ad intervenire all’incontro “Europa: tra valori da riscoprire e nuove sfide da affrontare”, introdotto da Bernhard Scholz, presidente della Compagnia delle Opere.

«L’Europa – ha proseguito Sassoli – va avanti sotto la spinta di forze che dobbiamo fare emergere e indirizzare perché quello che ci preme è mantenere la casa comune in cui abbiamo la nostra storia e i nostri valori che faticosamente costruiti. Come ha detto il Papa, dobbiamo lavorare per umanizzare i processi di globalizzazione» che premono e vengono anche indotti dall’esterno. Per questo «ci sono paesi in Europa che sono in difficoltà ma è un errore isolarsi e pensare di poter risolvere da soli i problemi: problemi economici, di lavoro, di immigrazione, di povertà. Oggi queste povertà premono ai nostri confini e questo è il banco di prova della tenuta dei nostri valori di solidarietà, di uguaglianza, di giustizia – ha aggiunto il presidente – e toccherà ancora una volta ai cattolici ricostruire o costruire l’Europa su nuove premesse. Un cattolicesimo anche minoritario sul resto della società ma unito avrà la possibilità di ridare la speranza. L’Europa è uno spazio aperto e solidale e così vogliamo che rimanga. Cento anni fa Mussolini in un discorso ai fasci di combattimento disse “dobbiamo trasformare la paura in odio”, oggi invece noi diciamo che in Europa vogliamo trasformare la paura in solidarietà e se saremo riusciti a mantenere in Europa uno spazio di libertà potremo dire che il cattolicesimo avrà fatto un buon lavoro».

Con Sassoli sono intervenuti anche Giovanni Bruno, presidente della Fondazione Banco Alimentare Onlus, Silvio Cattarina, fondatore e presidente della cooperativa sociale L’Imprevisto, e Pino Morandini, vice presidente vicario del Movimento per la Vita. «Il Banco Alimentare – ha iniziato Bruno – è una rete europea di 421 realtà in 21 Paesi, con la raccolta delle eccedenze alimentari sostiene 9 milioni di persone ma questo è ampiamente insufficiente perché sono almeno 33 i milioni di europei che vivono nel bisogno. Il nostro sforzo è quello di far vivere le persone con dignità e non limitarsi a garantire la sopravvivenza. Occorre quindi impegnarsi per mantenere la coesione sociale, questo è garanzia di solidarietà, e l’aiuto alimentare è la sua porta di accesso».

Per Morandini «tre laici tedeschi di educazione cristiana hanno costruito la prima Europa. Quell’Europa aveva come pilastri la famiglia e la difesa della vita. Dobbiamo scoprire le radici europee a partire da queste fondamenta perché la famiglia è la prima società dove si sperimenta la convivenza, la solidarietà, la difesa e il rispetto della vita, il sacrificio e l’impegno per qualcosa di importante condiviso. Il Centro di Aiuto alla Vita ha permesso a molte donne di far nascere i loro bambini in un clima di accoglienza, sicurezza e amore. Quanti bambini potremo far crescere in più se l’Europa credesse ancora di più nella famiglia? Se la politica pensasse alla famiglia sarebbe sicuramente molto vicina al cittadino e smetterebbe di essere considerata un problema».

Stimolante l’intervento di Cattarina: «C’è posto in questa società, in questa Europa per i ragazzi difficili, quelli che hanno sperimentato l’esclusione e l’isolamento? In Europa c’è poca attenzione a questa emergenza educativa che richiede impegno di adulti e testimoni. Prima di pensare al pil bisogna pensare a costruire la comunità europea».

Nelle sue conclusioni, Scholz ha ribadito che «ognuno di noi in Europa, e non solo le istituzioni, è custode di valori fondativi. Rimarcare questo e provocare la discussione è il lavoro del Meeting ma anche responsabilità di tutti».

 

(A.L.)

 

Responsabile Comunicazione Eugenio Andreatta tel. 329 9540695 eugenio.andreatta@meetingrimini.org

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