EGITTO: LA BELLEZZA, LO SPAZIO DEL DIALOGO

Press Meeting

Una casa per cristiani e musulmani. È questo l’annuncio fatto da Usamah Elabed, presidente dell’università Al Azhar del Cairo e da Armiah, segretario del papa copto ortodosso Shenouda III durante l’incontro dal titolo “Egitto: la bellezza, lo spazio del dialogo” che ha avuto luogo alle 17.00 nella sala auditorium B7. “L’intento di questa istituzione è illuminare lo spirito e diffondere la morale etica in ogni cristiano e musulmano” ha spiegato Elabed.
L’incontro si è aperto con l’intervento di Emilia Guarnieri, presidente della Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli, che ha presentato gli ospiti ed ha ricordato l’esperienza del Meeting Cairo dello scorso 28-29 ottobre, un esempio unico di dialogo fra cristiani e musulmani.
Il primo a parlare è stato Armiah: “Esistono due grandi periodi nella storia egiziana: in un primo momento esistevano solo cristiani, in seguito all’evangelizzazione di san Marco, avvenuta oltre venti secoli fa; in un secondo momento sono arrivati anche i musulmani; da quel momento le due comunità hanno condiviso lo stesso destino”. Il segretario copto ortodosso ha aggiunto che “la religione ha unito la civiltà egiziana, divenendo un elemento di unificazione, non di divisione. La ricchezza dell’Egitto non può esserci senza la presenza dei copti e dei musulmani che lavorano insieme. Il Nilo è nostro padre – ha concluso – l’Egitto nostra madre, preghiamo Dio che protegga per sempre il nostro paese”.
“Sono felice di trovarmi qui con voi – ha detto Usamah Elabed – sono stato un giorno solo ma mi sono emozionato per lo spirito di solidarietà e l’entusiasmo che il presidente della Repubblica mi ha trasmesso, lo spirito del futuro e le parole sulla rivoluzione egiziana”. Elabed ha anche descritto il quartiere più antico del Cairo, dove convivono una moschea, una sinagoga e una chiesa. “Se il Cairo avesse conosciuto il fanatismo, uno di questi monumenti avrebbe distrutto l’altro. Gli egiziani sono spinti da un desiderio innato che è la tolleranza delle religioni. Spesso i media fanno credere che vi siano conflitti in atto, che la situazione stia per esplodere, ma ciò non è vero. Gli estremisti sono una categoria lontana dal sapere e ignorano la verità religiosa che invita all’amore”. Il presidente ha portato vari esempi di vicinanza fra le due comunità religiose, ed ha sottolineato che “Il Corano dice che Dio non vi proibisce di essere buoni e giusti con chi non vi ha combattuto per la vostra religione”.
Abdel-Fattah Hassan, professore di letteratura italiana alla Ain Shams University del Cairo ha poi letto il discorso di Tahani Al Gibali, vicepresidente delle suprema Corte costituzionale e presidente Meeting Cairo, assente per motivi familiari, e ha portato il suo saluto, rimarcando, come Elabed, lo spirito di concordia e di pacifica convivenza che storicamente ha contrassegnato il suo paese.
“Ricordo quel gruppo di cristiani che difendevano i musulmani raccolti in preghiera durante la rivoluzione del 25 gennaio scorso – ha affermato Hosam Mekkawy, presidente del Tribunale del Cairo sud – viviamo in una realtà segnata da incertezze, dalla confusione e dai contrasti, ma alla fine prevarrà sempre il giusto. Il corpo dell’umanità è uno: se per effetto di idee, opposizioni, lealtà di gruppo siamo stati spinti verso questi lidi, possiamo uscirne tramite un dialogo concorde”.
Anche Antonios Naguib, patriarca di Alessandria dei copti-cattolici ha ricordato l’importanza del Meeting Cairo 2010, citando l’importanza dell’operato di Wael Farouq, professore all’American University del Cairo e organizzatore dell’evento egiziano. Nel suo discorso si è focalizzato sul Sinodo del medioriente dello scorso ottobre, quasi profetico precursore delle rivoluzioni in Nord Africa. “I cristiani del medioriente – ha aggiunto – appartengono alla identità stessa dei loro paesi. La religione non deve essere politicizzata e lo stato non deve prevalere sulla religione. Musulmani e cristiani devono percorrere insieme il comune cammino, nonostante le diverse concezioni dell’uomo, dei suoi diritti e della libertà. C’è bisogno di una rivoluzione d’amore in tutte le istituzioni musulmane e cristiane. È stato facile cambiare regime, ora dobbiamo cambiare noi stessi”.

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