Educazione ed innovazione scolastica. Canoni formativi per tempi complessi

Redazione Web

Educazione ed innovazione scolastica. Canoni formativi per tempi complessi
La relazione è il filo di Arianna dentro lo spaesamento

Rimini, 21 agosto 2022 – “Educazione ed innovazione scolastica. Canoni formativi per tempi
complessi” è il primo incontro di un ciclo sulla scuola e sull’educazione promosso dal Meeting per l’amicizia fra i popoli in collaborazione con alcune associazioni professionali che si occu-
pano di formazione, educazione e scuola: Diesse, DiSAL, Cdo Opere Educative e Associazione Culturale il Rischio Educativo.
Introduce Carlo Di Michele, presidente Diesse, che ribadisce come nel tema del Meeting, “Una passione per l’uomo”, sia intrinseco quello dell’educazione, intesa come ciò che viene sviluppato per far crescere i ragazzi affinché scoprano il senso di sè stessi e della vita, il proprio ruolo nella società. L’educazione, quindi, come aiuto per essere liberi e protagonisti della propria esistenza. La domanda rivolta ai relatori è: quale risposta è stata data e si può dare al bisogno educativo dei ragazzi nei vari contesti in cui si trovano a vivere?
Marco Ferrari, preside del Liceo Malpighi di Bologna, muove dal contesto mutato nella scuola negli ultimi anni: «Nella società in cui viviamo l’uomo è pensato come il soggetto di una prestazione. Il digitale poi ha mutato il modo di fare esperienza in un mondo dove il dolore, la negatività e la contraddizione sono messe al bando. La questione, quindi, è riappropriarsi del
fatto che nessuno è il soggetto di una prestazione: docenti, genitori e studenti sono persone che hanno qualcosa di immisurabile e che non possono essere ridotte alle pratiche digitali, ma
hanno necessità di riconquistare il rapporto in presenza e la relazione». Centralità della relazione, azione intesa come stima totale e assoluta perché chi ho davanti possa dare il meglio di sé: in questa cornice, secondo Ferrari, va posta l’innovazione come risposta al bisogno educativo e formativo. «Fare educazione vuol dire tradurre la tradizione in modo personale e comunitario, in forme nuove, in modo che possa toccare la sensibilità di ciascuno nei vari problemi di contesto».
Sulla passione educativa che anima tanti docenti interviene la dirigente scolastica dell’Istituto di Istruzione Superiore Volta di Castel San Giovanni, Simona Favari, che evidenzia come l’immediatezza dei problemi quotidiani di una scuola oscura le esperienze del passato. In partico-
lare sintetizza la propria esperienza di vent’anni di docenza in tutti gli ordini di scuola e quella di dieci anni come dirigente scolastica. Chiarisce come spesso «nei territori più problematici si genera innovazione» e che «è importante focalizzare l’interesse su che senso ha oggi fare
scuola. Di che cosa hanno bisogno i nostri bambini? Che tipo di persona vogliamo formare?».
La prima cosa che a Favari è stata chiara è che «il dirigente scolastico non può lavorare da solo, ma deve costituire un gruppo di persone con cui cercare la soluzione ai problemi attraverso il
dialogo, il confronto e la condivisione. Tre sono gli aspetti da affrontare: il primo è cosa vale oggi la pena di insegnare e imparare. Infatti», spiega, «oggi l’istruzione passa per la strada dell’educazione. Bisogna formare individui che sappiano trovare soluzioni nuove a nuovi problemi e non persone che sappiano rispondere a domande predefinite. Ovvio, quindi, che il modello di scuola tradizionale che isola gli oggetti dal loro ambiente e separa le discipline va
cambiato». Il secondo aspetto è «cambiare il come», cioè cercare di rafforzare e sostenere il desiderio di sapere, la curiosità epistemica, che purtroppo spesso si spegne e si riduce a diventare la ricerca della promozione e del voto. L’ultimo aspetto è «mobilitare un’intelligenza collettiva», aprirsi all’esterno, cercare forze sul territorio e maturare un approccio sistemico in cui tutti sono indirizzati verso il bene comune. Quindi dal “che cosa” e dal “come” si deve passare al “dove”, rinnovando i luoghi di apprendimento e ragionando sul tempo di insegnamento e su quello per imparare. «L’innovazione non è inventare qualcosa che prima non esisteva, ma capacità di guardare la realtà con un approccio nuovo».
Sul nuovo sguardo al cambiamento risponde Franco Vaccari, fondatore e presidente di Rondine Cittadella della Pace: «La forza delle relazioni è la risposta educativa che dobbiamo riscoprire continuamente in un tempo di spaesamento, paura, timore e ripiegamento su sé stessi».
La costruzione della relazione è il filo di Arianna dentro lo spaesamento. Nell’associazione Rondine si ospitano da 25 anni coppie di nemici: persone che condividono la maledizione della guerra possono costruire una relazione mettendo in comunione l’interezza delle loro vite, con un programma che prevede due anni di convivenza. Costruiscono una relazione condividendo la parte del dolore, l’esperienza sensibile dell’altro totalmente diverso da sé e l’elemento immaginario, il domani, il futuro della relazione.
Alla parola “rischio”, che accompagna l’educazione, si accompagna quella di “canone”, come qualcosa di accaduto. Su questo interviene Simona Favari con l’esperienza del progetto della rete “Innovazione didattica”, riguardante la costruzione di un’orchestra in ambito scolastico.
L’esperienza di “Rondine”, invece, inizierà da settembre in 13 scuole italiane, partendo in primis dalla formazione dei docenti che devono avere due assist importanti: la competenza relazionale e quella disciplinare. Inoltre per facilitare le relazioni si utilizzerà una nuova figura professionale, quella del tutor. Parlando di un canone per l’educazione, infine, Ferrari suggerisce la formulazione di due domande che il docente dovrebbe sempre porsi: «Quando entro in classe li educo o li eccito?», e «Cosa ho di essenziale da chiedere al loro tempo?».
(M.S.C.)

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