ECONOMIA GLOBALE: PENALIZZAZIONE O VALORIZZZIONE DELL’EUROPA Una visione strategica per il nostro continente

Press Meeting

“Il tema di questo Meeting ci ricorda che l’uomo è un esigenza di verità e di bellezza che mal si concilia con le parziali verità spesso solo convenzionali che provengono dal mondo della finanza e che abbiamo tutti i giorni sotto i nostri occhi”. Con questi pensieri il moderatore Domenico Lombardi, President of the Oxford Institute for Economic Policy, ha aperto l’incontro sull’economia globale e l’Europa a cui sono intervenuti: Francesco Confuorti, presidente e amministratore delegato di Advantage Financial; Federico Golla, amministratore delegato di Siemens Italia Spa e Maximo Ibarra, amministratore delegato di Wind.
Si è perso il senso dello stare insieme, della comunità – ha esordito Francesco Confuorti – sostenendo che esso è la principale forza per la risoluzione dei problemi di una nazione. L’Italia non può crescere allo zero per cento e pagare interessi ad una media del quattro per cento, perché una famiglia che in un anno spende più di quello che guadagna, nel tempo va in default. Il nostro mercato del lavoro – ha continuato il relatore – è bloccato, perché se durante le fasi di crescita la disoccupazione è rimasta intorno al 10 per cento, vuol dire che ci sono problemi strutturali da risolvere nel nostro Paese. “La soluzione alla crisi – continua il ragionamento – è una sola: dobbiamo ritrovare l’etica e la competitività che, nella nostra storia, sono state all’origine del nostro successo, perché senza fiducia le transazioni non possono essere né veloci né sicure”.
Occorre ricordare ai tedeschi – ha precisato Confuorti – che “il surplus tedesco è realizzato con gli Stati del sud Europa, grazie alla valorizzazione del marco portata dall’euro, mentre Basilea 3, per contro, creerà alle piccole e medie imprese italiane una difficoltà di accesso al credito delle banche”. Il senso di comunità – ha continuato il relatore – manca all’Europa e l’Italia non può continuare ad essere, per gli investitori stranieri, una vacca da mungere. Attualmente invece, è la conclusione, l’Europa sta attuando una centralizzazione di potere, con la Germania che fa da paese colonizzatore, mentre si dovrebbe andare verso un maggior decentramento e condivisione.
Federico Golla, amministratore delegato di Siemens Italia spa, ha esordito ricordando che nel 2008 sembrava che la crisi finanziaria riguardasse solo gli Stati Uniti: “un fatto americano che non avrebbe interessato l’Europa, la quale aveva una moneta forte rispetto al dollaro, e un’economia industriale che tirava ancora”. Eppure l’Italia era già in recessione. Il nostro Pil – che fino al 1990 era cresciuto alla media del 4,5 per cento, “non sarebbe andato oltre lo 0.9 per il successivo ventennio: un cifra tranquillamente indicativa, per gli economisti, di una recessione già in atto”. Sullo scenario mondiale intanto si scatenava la finanza allegra dopo che negli anni Settanta gli Usa avevano deciso di svincolare il dollaro dalle riserve auree. “In questo periodo – ha proseguito Golla – si è aperta la via alla finanza speculativa che ha portato alla crisi del 2008, i cui effetti si sono propagati in tutto il mondo occidentale”.
L’unità europea in forma di stato federale rappresenta a questo punto secondo il relatore l’unica possibilità di futuro per i popoli del nostro continente. “Berlino può diventare la Washington dell’Europa, purché si abbia una politica condivisa fra tutti gli Stati. Le paure egemoniche di alcuni nei confronti di altri, nella costituzione del futuro assetto istituzionale, potranno essere evitate col necessario passo indietro di tutte le attuali sovranità nazionali”. Del resto – ha aggiunto l’amministratore di Siemens Italia – questa è l’ultima chiamata per uscire veramente dall’impasse in cui si trova l’Europa. Non si può ancora pensare il nostro continente in termini di contrapposizione dualistica fra un polo franco-tedesco e il resto degli stati. “Certamente, restando al paragone con gli Usa – è la conclusione del ragionamento del manager – non si possono attendere cento anni come sono occorsi nella storia di quella unità federale. Il tempo a nostra disposizione è poco: entro cinque anni dovrà aversi uno stato unitario in grado di fare una unica politica economica, estera e disporre di un unico esercito”.
Per Maximo Ibarra, amministratore delegato di Wind, l’Europa come sistema economico è ancora la seconda potenza mondiale e solo restando tale può competere in tempi di globalizzazione sui mercati: “Non ci sarebbe più spazio per operare a livello di singoli stati componenti se dovesse venir meno il sistema Europa”. Secondo Ibarra “attualmente gli stati del nord e del Mediterraneo sono diversi tra loro per apparato industriale, costo del lavoro e altri parametri economici. L’Italia è un po’ una via di mezzo: al vertice per i distretti industriali del nord e in fondo alla classifica per il pesante debito pubblico”. Quello di cui ha bisogno il nostro paese secondo Ibarra è “una grande visione strategica per stabilire dove la Penisola vuole collocarsi sui mercati mondiali della globalizzazione”. Prioritario quindi capire subito “in che direzione fare le scelte essenziali per il Paese, come la formazione professionale, e quali infrastrutture privilegiare”. Anche per Ibarra la trimestralizzazione dei conti delle aziende quotate in borsa ha portato ad esagerazioni con una eccessiva attenzione sul loro andamento, che crea ansie sbagliate e soprattutto frena il coraggio di investire.

(A.S., M.B.)
Rimini, 23 agosto 2012

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