Dietro le quinte di Exoplanets: giovani italiani alle frontiere della scienza

Press Meeting

Rimini, sabato 25 agosto – I giovani ricercatori italiani Stefano Facchini, Ricercatore all’Istituto Max Planck di Fisica Extraterrestre a Garching, e Tommaso Fraccia, ricercatore all’Università degli Studi di Milano e all’Università Telematica “San Raffaele” di Roma, sono i protagonisti dell’incontro che ha chiuso il ciclo sugli Esopianeti, a cui il Meeting ha dato ampio spazio quest’anno. A introdurre l’incontro Marco Bersanelli, professore ordinario di Fisica e Astrofisica all’Università degli Studi di Milano: “È accaduta una novità grandissima quest’anno al Meeting. Una nuova generazione di scienziati, di cui fanno parte i nostri due ospiti, ha portato e messo in mostra sé stessa, le sue passioni e le sue ricerche”.
In apertura i due scienziati hanno avuto modo di ripercorrere alcune tappe fondamentali che li hanno portati a intraprendere la strada della ricerca. “Sono nato in una famiglia di scienziati – ha narrato Fraccia – e mi ricordo che sin da piccolo ero molto curioso, mi interessavo a tutto. Crescendo ho avuto la fortuna di incontrare dei veri e propri maestri, in particolare il mio relatore all’università, che hanno tenuto desta e alimentata la mia curiosità anche nei momenti più aridi”. La passione innata per la matematica, “capace di descrivere con rigoroso ordine ed elegante precisione alcuni elementi della realtà”, è stato ciò che ha avvicinato invece Facchini alla fisica: “Da ragazzino un amico più grande mi aveva portato a vedere le stelle. Per me erano qualcosa di stupefacente ma al contempo di confuso, un grande ammasso di puntini disordinati nel cielo. Sentire lui che mi spiegava le costellazioni è stato incredibile: a poco a poco quelle macchie indistinte cominciavano ad avere un nome, a prendere forma nel grande dipinto del cielo”.
Il secondo grande tema affrontato è quello della motivazione. “Il mestiere del ricercatore – è intervenuto Bersanelli – richiede grandi sacrifici e presenta difficoltà a volte quasi insormontabili: trovare un gruppo con cui lavorare, dover trasferirsi di frequente, non trovare i risultati sperati sono il pane quotidiano di chi fa scienza. Cosa vi sostiene davanti a tutto questo?”. A rispondere per primo è Fraccia: “Fare una scoperta è entusiasmante, ma anche i momenti di fatica e difficolta sono utili. È solo quando scopri che anche l’attività più arida, come tagliare vetrini, può essere utile al mondo intero che il tuo lavoro acquista davvero un significato”. Dello stesso avviso è Facchini, che aggiunge: “Accorgersi di questo, scoprire che ciò che uno studia c’entra con tutta la sua vita è l’unico modo per non perdere la passione”. Questo però può avvenire “solo appartenendo a un luogo, come per noi è stato lo spazio Exoplanets, dove si può fare domande senza avere ancora la risposta”.
Un’attenzione particolare è stata infine rivolta alle nuove generazioni, a cui i due invitati si sono rivolti nel loro intervento conclusivo. “Siate curiosi! E cercate maestri e compagni che alimentino la vostra curiosità”, è l’augurio di Fraccia. “Quante volte – ha affermato invece Facchini – alcuni amici più giovani mi confessano di desiderare di fare una tesi o un dottorato con qualcuno, ma di non sentirsi all’altezza. Osate! Non ponetevi limiti a priori e non abbiate paura di avere delle domande: rischiate!

(E.P.)

Scarica