Democrazia e fiducia. Un nesso da riscoprire

Redazione Web

Rimini, mercoledì 19 agosto – La democrazia, soprattutto nell’esperienza delle nuove generazioni, è un dato di fatto. Negli ultimi settant’anni l’Europa e l’Occidente non hanno conosciuto sistemi diversi da questo. Eppure, aprendo lo sguardo non si può fare a meno di notare come questa conquista di civiltà e libertà rappresenti ancora per molti Paesi del mondo un traguardo ambito e per nulla dato per scontato.

È questo l’incipit con cui si è aperto l’incontro “Democrazia e fiducia. Un nesso da riscoprire”, in collaborazione con Generali, moderato da Andrea Simoncini, vicepresidente della Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli e docente di Diritto costituzionale presso l’Università di Firenze. A confrontarsi sul tema vi sono due ospiti di particolare prestigio: Patrick J. Deneen, professore di Scienze Politiche all’Università di Notre Dame, e Luciano Violante, presidente emerito Camera dei Deputati.

Un confronto incentrato sulla riscoperta del cosiddetto lessico civile, a partire dal concetto di libertà, sui cui si concentra l’ultima opera di Deneen “Perché il liberalismo ha fallito?” (edito in Italia da La Vela, Viareggio, 2020). Perduta la concezione antica di libertà come affrancamento dalla schiavitù delle proprie pulsioni ­– ha spiegato quest’ultimo ­– la modernità si è prefissa come obiettivo il diritto di perseguire la realizzazione dei desideri individuali. Così facendo, si perde la capacità di concepirsi (e di governarsi) come insieme, e si finisce per percepire l’altro con una minaccia alla propria realizzazione, minando i fondamenti della democrazia.

Una democrazia, quella contemporanea, che certo – ha continuato Violante – non può prescindere dai diritti. Ma che necessita al contempo di tornare ad interrogarsi sull’importanza dei doveri, istituzionali e civici: «Non siamo infatti di fronte ad una crisi, ma ad una trasformazione – ad un “cambiamento d’epoca”, per usare le parole di Papa Francesco ­– che ha bisogno di nuovi strumenti democratici, che interpellano la responsabilità di tutti».

In questa prospettiva, dunque ­– hanno concordano entrambi i relatori – il ruolo dei cittadini, nella realtà americana così come in quella europea, si afferma come centrale. «La pratica dei diritti e dei doveri»­, ha osservato Deneen, «non cresce dal nulla, ma affonda le radici nella riscoperta civica di valori religiosi come quelli della carità, del perdono, del rispetto». E ha continuato: «Il margine di sviluppo delle capacità civiche oggi risulta indebolito e danneggiato».

Negli Stati Uniti, infatti ­– secondo la sua analisi – la libertà è stata intesa soprattutto come libertà economica, affermando il primato del singolo come consumatore, anche in contesti in cui dovrebbe prevalere una lettura sociale del suo ruolo. In Europa, per contro, i valori sociali su cui si sono edificati i fondamenti di libertà negli anni stanno subendo una brusca contrazione, convergendo così verso un comune sentire con l’esperienza d’Oltreoceano.

Questo tradimento delle promesse liberali ­– ha proseguito Violante ­– mina la fiducia che dovrebbe costituire il fondamento della società; e questo sia nei rapporti verticali tra Stato e cittadini, sia nei rapporti orizzontali tra privati: «Se la fiducia consiste nella certezza morale dell’affidabilità dell’altro, siamo di fronte ad un rapporto necessariamente reciproco. Bisogna quindi lavorare di più e meglio per una legislazione basata sulla fiducia reciproca: dei cittadini nelle istituzioni, ma anche delle istituzioni nei cittadini. E questo con maggior forza in Italia, più che altrove».

Serve quindi tornare ad una riaffermazione del principio comunitario, riscoprendo la funzione pedagogica della politica ed esigendo in tutti i rapporti politici e sociali «diffusi comportamenti di fiducia», ha concluso Violante. E per far questo – ha completato Simoncini – servono luoghi in cui si possa fare esperienza dei valori qui messi a tema, perché possano essere vissuti e trasmessi come vantaggio reale e non come creazione artificiale.

(E.S.)

 

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