Creare e ricreare con l’economia circolare nel settore agroalimentare

Redazione Web

Creare e ricreare con l’economia circolare nel settore agroalimentare
Esperienze di imprenditori che mettono al centro l’uomo

Rimini, 23 agosto 2022 – «La nostra azienda ha creato un prodotto a impatto ambientale zero e ha portato la cultura della cooperativa anche nei paesi più poveri, insieme alla filosofia bio-logica del rispetto dell’ambiente». Ha iniziato così Mario Pascucci, amministratore delegato di Caffè Pascucci, all’incontro dal titolo: “Creare e ricreare con l’economia circolare”.
Nell’Unione Europea si producono ogni anno più 2,5 miliardi di tonnellate di rifiuti. L’econo-mia circolare è l’espressione più realistica dello sviluppo futuro, che implica riutilizzo, ripara-zione e riciclo dei materiali e prodotti esistenti. In questa direzione la bioeconomia circolare presenta un enorme potenziale, largamente non sfruttato dagli agricoltori. Ad esempio, le bioraffinerie avanzate che producono biofertilizzanti, mangimi proteici, bioenergia e sostanze biochimiche offrono opportunità per la transizione verso un’economia europea a impatto cli-matico zero e la creazione di nuovi posti di lavoro nella produzione primaria. Gli agricoltori possono ridurre le emissioni di metano provenienti dall’allevamento del bestiame; analoga-mente le industrie alimentari possono riutilizzare i residui e gli scarti.
L’incontro offre esperienze di imprese che hanno già intrapreso la strada della bioeconomia circolare, un nuovo modo di fare economia nel futuro. Come le aziende possono sfruttare questo nuovo modo di produrre? Spiega Pascucci: «Abbiamo creato un prodotto innovativo, nuovo, capsule del caffè prodotte utilizzando fibre naturali come le foglie della canna da zucchero, che possono essere smaltite nell’organico. Abbiamo educato i produttori dei Paesi po-veri, come Haiti, ad acquisire capacità agricola affiancandoli ad agronomi». Massimiliano Ce-nacchi, direttore agricolo di COPROB-Italia Zuccheri, ha spiegato che nella sua azienda le tec-niche produttive sostenibili vanno dal recupero dei sottoprodotti, come le polpe delle barba-bietole, a robot che funzionano a pannelli solari tramite il satellite che riconosce dove è stato messo il seme. «Sono i 50 robot finanziati con i fondi del Pnrr, non tolgono lavoro, ma lo mi-gliorano. È il modello di sostenibilità». «Nel sistema Conad l’organizzazione dei trasporti è fon-damentale per migliorare la sostenibilità. Se facciamo una valutazione del ciclo di vita di un prodotto, la parte dei costi di trasporti incide notevolmente. Dobbiamo recuperare un sistema più locale e ridurre il numero dei chilometri per servire tutti i negozi», ha detto Gaetano Dini Ciacci, direttore dei Servizi Conad. «Le nostre cooperative sono nate in Emilia Romagna e poi si sono diffuse in tutto il paese».
«Facciamo quello che ci hanno insegnato i nonni: dalla coltivazione delle piante recuperavamo gli scarti, bucce di patate, di cipolle, di pomodoro. Non buttavano via niente. Da noi, nel 2005 si parlava di energia rinnovabile: di creare un impianto biogas e di coltivare mais per alimen-tare l’impianto», ha dichiarato Enrico Dall’Olio, presidente Agrobioenergia Soc. Coop. Agricola. «Il nostro successo», ha affermato, «è quello di aver messo insieme soci e di aver unito gli imprenditori e di metter al centro l’uomo. Un esempio di solidarietà. Un nostro socio ha avuto un infarto. Gli altri soci hanno portato avanti la sua azienda». La passione per l’uomo è alla base della sostenibilità. Anche per Pascucci, oltre alla filosofia del biologico, c’è la filosofia della solidarietà: «C’è una reciprocità tra i produttori di paesi diversi. La persona che vive in India è un valore. Se noi facciamo bene a lui, lui fa bene a noi».
(M.S.)

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