Cosa ridesta l’umano

Press Meeting

Franco Nembrini, rettore del Centro Scolastico “La Traccia” ha introdotto l’incontro-testimonianza dal titolo: “Cosa ridesta l’umano” alle ore 11.15 nel Salone D5 a cui ha partecipato Aleksandr Filonenko, docente di Filosofia all’Università Nazionale di Char’kov, Ucraina. All’incontro ha preso parte un vasto numero di persone richiamate dall’argomento, molto in linea con il tema del Meeting “Emergenza uomo”.
Nembrini ha voluto iniziare presentando quello che per lui è un amico, conosciuto per caso, in seguito alla lettura ricevuta dal docente russo sul suo ultimo testo “Di padre in figlio, conversazioni sul rischio di educare”. Il docente bergamasco emozionato ha descritto così l’amico: “Mi ha colpito di lui il fatto di aver visto uno che in tutto ciò che vede riconosce un’origine, uno che si lascia trascinare da ciò che accade, perché ci riconosce un inizio e si commuove”. Entrambi i relatori hanno condiviso con il pubblico alcuni incontri della loro vita che li hanno sempre resi più coscienti della grazia dell’esperienza cristiana.
Filonenko ha iniziato così la sua testimonianza: “Sono molto contento di vedere in questa sala tante persone che vogliono condividere delle esperienze così intime. Sono stato un ragazzo sovietico cresciuto nel comunismo, ritenendo che la religione fosse inutile e noiosa, ma l’incontro con padre Pavel Florenskij cambiò la mia vita, perché la sua esperienza mi fece comprendere che il cristianesimo è invece un modo nuovo e più interessante di vedere la realtà. Uscii così dalla mentalità dominante che parlava della religione come palliativo. Dovevo rispondere alla domanda che mi si era aperta nel cuore: cosa rendeva quest’uomo così vivo?” A questo incontro ne seguirono altri che portarono alla creazione di opere come Emmaus, nata dall’incontro con Rosalba e la sua opera di accoglienza per ragazze madri, da cui comprese il valore unico della persona, che lo portò ad un impegno sempre più ampio nella vita sociale.
In questo contesto avviene anche l’incontro con Comunione e Liberazione: “Quando ho scoperto il movimento, ho capito l’importanza di riconoscere Cristo in ogni incontro, perché ogni incontro ha dentro di sé la profondità evangelica, ogni incontro è possibilità di incontrare Cristo”. Questa coscienza diventa ancora più radicale tramite l’incontro una bambina malata, conosciuta attraverso il Progetto Emmaus, un’associazione che soccorre persone in difficoltà. La bambina, da lungo tempo sottoposta a dialisi, era cosciente del suo destino imminente di morte. “La piccola voleva solo che qualcuno condividesse con lei la sua vita, perché aveva bisogno di condivisione, e lì – continua Filonenko – ho scoperto che il cristianesimo è questa possibilità di condividere il destino, perché gli uomini hanno bisogno di uno che condivida con loro il destino. L’uomo sovietico vive come un orfano. Tutto il sistema era costruito su figure di padri terribili e noi non sapevamo che cosa era la paternità, fino a quando Dio ci ha mandato Franco Nembrini”.
Filonenko racconta di aver scoperto, con l’amico Franco, tre cose: che il padre è colui che insegna per cosa vale la pena vivere, che i figli perdonano tutto ai padri, ma non la mancanza di speranza e che i padri sono anche i santi che portano nel cuore la gioia del perdono.
Nembrini riporta commosso l’esperienza di perdono fatta da un’amica che per tanti anni aveva fuggito il suo rapporto col Mistero, ritrovato nel perdono ricevuto da un anziano sacerdote: “L’inizio è sempre questo perdono, che si introduce nella storia di qualcuno”. E riferendosi a Dante continua: “Dante nel XXXIII canto del Paradiso chiede alla Madonna che ogni nube si dispieghi, e la Madonna lo accontenta e lì Dante vede un volto, il volto di Dio e lì ritrova se stesso, la gioia del fatto di esserci e non per i risultati che uno si prefigge nella vita”.
(V.L., F.Po.)

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