Cosa ridesta l’umano. Testimonianze di Jonathan Fields e Anujeet Sareen

Press Meeting

Il salone D5 ha ospitato anche oggi, nell’incontro delle 11.15 altre due intense testimonianze. Jonathan Fields, musicista e insegnante americano, ha coinvolto i presenti con la sua profonda esperienza di sofferenza e di conversione. “Fin da ragazzino sono sempre stato una persona molto sportiva, dopo il liceo mi iscrissi all’università per studiare arte e frequentando contemporaneamente il conservatorio. Mi chiedevo però sempre incessantemente dove fosse il messia, se egli sarebbe arrivato un giorno, o se già fosse in mezzo a noi”. Jonathan aveva pochi amici, si manteneva suonando in giro per i locali. “Per caso – racconta – durante alcune serate, incontrai alcuni musicisti cattolici, che mi coinvolsero nei loro tour, mi fecero suonare ad alcune manifestazioni e in me si accese qualcosa: incontrai in Cristo il volto della sofferenza e capii che era lui il messia”.
In breve tempo il musicista decide di convertirsi al cristianesimo: “I miei genitori soffrirono molto la mia scelta, anche perché spesso davo segni di instabilità emotiva; soffrivo infatti di un disturbo di personalità ad esordio bipolare, ma non ne ero consapevole”. Con il suo abbigliamento alternativo, cappellino sportivo e una giacca giovanile, Fields entra nei particolari più intimi della sua vita interiore, che lo portano ad avvicinarsi al movimento di Comunione e Liberazione. “Ebbi un primo crollo psicologico e vendetti le mie due chitarre, mi recai a Roma e visitai San Pietro: ne rimasi estasiato e lì capii l’importanza del rosario. Decisi di andare in un monastero in Arizona, con l’intenzione di farmi frate, ma i miei genitori capirono le mie intenzioni e mi fecero seguire da un detective privato”
I monaci compresero subito che quella di Jonathan non era vocazione, ma una forma di disagio. “Ebbi un altro crollo. Mi recai quindi da uno psichiatra. Mi disse che avevo bisogno di amici, ma non capivo a cosa si riferisse: mi inviò da un gruppo di persone che si trovavano presso la cattedrale di San Patrizio, e fu lì che incontrai la guida e le opere di Giussani e poi di Carrón”. A St. Patrick il musicista incontra anche la futura moglie. “Ci siamo sposati, ora abbiamo dei figli, io compongo musica e insegno, ho una vita stabile e serena. Credo che il dono dell’incontro sia fondamentale per ognuno di noi”. L’incontro con il vero messia, già difficile da concepire per l’impronta ebraica della sua famiglia, non è bastato a Fields. Egli è andato oltre ed è riuscito a trovare in Giussani e Carrón due guide, che lo hanno aiutato a indirizzare la sua vita grazie al carisma di Cl.
Anujeet Sareen, manager di una azienda finanziaria di Boston, racconta – con stile più pacato ma estremamente coinvolgente – la sua infanzia in una famiglia di tradizione orientale. “Sono nato in India nel 1972 in una famiglia sikh. La tradizione più importante di questa cultura è il kesh: i bambini si fanno crescere i capelli, dopo di che, nel momento di passaggio all’età adulta, essi vanno raccolti in un turbante. La mia famiglia si trasferì dall’India in America e arrivò anche per me il momento del kesh. Avevo 16 anni, eravamo in Massachusset, ma iniziavo già allora a mettere in dubbio i dogmi e l’educazione imposta da questa religione”.
“Così andai dal barbiere – prosegue il racconto di Sareen – mi ricordo che quando dissi a mio padre che mi ero tagliato i capelli non mi rivolse più la parola per settimane. Per la mia famiglia fu una vergogna e uno shock. Conclusi gli studi superiori e mi iscrissi all’università, dove conobbi Tara, oggi mia moglie, che iniziò a indirizzarmi ad alcuni incontri con persone cristiane”. In breve tempo Sareen si rende conto della verità di quanto predicava la chiesa e si converte. “Le persone che frequentavamo facevano parte del movimento di Comunione e Liberazione e non mi fu quindi difficile avvicinarmi a don Giussani e Carrón”.
“Dopo la laurea – prosegue il racconto – nell’azienda in cui lavoravo mi resi conto di come spesso in molti processi economici mondiali vi sia la mano di Dio. Molti cambiamenti e molte modifiche dell’assetto politico ed economico mondiale seguono, infatti, un flusso che non è casuale”. Leggendo Il senso religioso di Giussani, Sareen si convince che il suo modo di agire all’interno dell’azienda doveva seguire l’impronta cristiana. Così cerca di sensibilizzare sia i clienti che i dipendenti a un nuovo modo di lavorare. Purtroppo però ben presto arrivano momenti difficili.
Il manager ricorda i tempi critici del crollo delle banche e delle più importanti istituzioni finanziarie americane: “Anche la mia azienda rischiò il tracollo. Mi ricordo che sul lavoro trascorrevo lunghi periodi, spesso con agitazione, a pregare perché non venissimo travolti dalla crisi. Credo che vi sia la mano di Dio se siamo riusciti a sopravvivere e a proporci ancora in modo positivo sul mercato finanziario. Così potrò continuare ad operare alla luce della fede”. Sareen ha avuto da Tara otto figli, quattro maschi e quattro femmine, gli ultimi due sono nati proprio nell’epoca della crisi.
“Anche oggi abbiamo ascoltato due testimonianze di conversione – conclude Letizia Bardazzi, presidente dell’Associazione italiana centri culturali – che ci mostrano come la perturbazione che Cristo sa generare nella vita dell’uomo possa divenire fonte di vita, cambiamento, riferimento anche per gli altri”.

(F.Po.)

Scarica