CONFERENZA STAMPA DI MICHELE VIETTI VICEPRESIDENTE CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA

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“Una riflessione di carattere generale su quello che penso sia in questo momento necessario fare”, ha sottolineato in apertura della conferenza stampa delle 18.00 Michele Vietti, vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura. “In queste giornate sono stato preso da un sentimento controverso. Da un lato, da un mese non si parla più di giustizia, me solo di economia. Ma la magistratura è a mio parere un caposaldo del grande libro dell’economia, non più una sorta di celebrazione di riti iniziatici senza ricaduta sulla vita reale. I palazzi della giustizia sono uno snodo fondamentale del sistema economico, della competitività nazionale”.
Un Paese nel quale la giustizia è rapida e prevedibile, chiarisce ulteriormente Vietti, è un sistema che dà affidamento agli imprenditori. “C’è un treno che sta partendo – aggiunge – è il treno della manovra economica approntata dal Governo. Penso che sia necessario anche un vagone che contenga provvedimenti urgenti sulla giustizia”.
Altro tema nodale affrontato è la geografia giudiziaria, come ricordato un mese fa dal Presidente della Repubblica: razionalizzare gli uffici giudiziari è una necessità assoluta. “Abbiamo 1590 uffici giudiziari – snocciola le cifre Vietti – 220 sezioni distaccate dei 165 tribunali, 845 uffici dei giudici di pace, 3000 edifici per cui il Ministero della Giustizia spende circa 280-300 milioni l’anno”. Ricette? “Mantenere come tribunali quelli che hanno sede nei capoluoghi e trasformare in sezioni interprovinciali quelli distaccati potrebbe essere una maniera per evitare ‘la manovra’ delle eccezioni”. Il punto fermo è uno: le risorse della giustizia sono limitate. Quindi “dobbiamo poter dare con la giustizia risposte efficienti e anche specializzate. Non è solo un problema di risparmio, o di recupero del personale e di magistrati, ma di funzionamento complessivo, riaccorpando su dimensioni di economia di scala, per avere anche tempi ragionevoli per la durata dei processi”.
Passando al processo civile breve, al vicepresidente del Csm non piace quello ipotizzato, in cui – parole sue – “si fa morire il processo con la ghigliottina”. D’altra parte però Vietti è contrario anche al cosiddetto processo penale lungo. “Oggi – afferma – si impone in tema di giustizia un solo aggettivo: ‘breve’. Credo che si possa immaginare un processo civile breve con elementi di accelerazione e flessibilità, ad esempio introducendo una calendarizzazione della durata, con termini di decadenza perentori e di responsabilità”.
Altro tema, altra emergenza: il sovraffollamento delle carceri. E anche qui, nessuna bacchetta magica, piuttosto una direzione verso cui andare: no ad interventi spot, sì a manovre strutturali che prevedano misure alternative alla detenzione e ne rimodulino i presupposti in maniera più elastica di quella attuale, senza scaricare la responsabilità al solo magistrato di sorveglianza. “È giusto il richiamo ad un uso prudenziale della privazione della libertà come extrema ratio – ha chiarito Vietti – ma anche non dare per scontato che ci siano solo alcuni reati a cui si possa applicare, e non altri, come quelli di corruzione, concussione, turbativa dei mercati, che destano diffuso allarme sociale”.
“Ho sentito con piacere il ministro Palma parlare di depenalizzazione – aggiunge il vicepresidente dell’organo di autogoverno dei magistrati – mi auguro che si prosegua su questa strada, perché negli ultimi anni sono state introdotte continuamente nuove fattispecie di reato”. Per Vietti “questo è un meccanismo perverso, perché ci muoviamo in un sistema di azione penale obbligatoria: più procedimenti partono, più il meccanismo s’intasa, e così si accorcia la durata delle prescrizioni, i processi muoiono e i reati restano impuniti”. Una spirale da incubo: “Non credo che sia un buon servizio al Paese”.

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