Città e bellezza: l’importanza del passato per uno sguardo verso il futuro

Sofia Bronzetti

DONINELLI E MARGIOTTA HANNO DIALOGATO SULLA NECESSITÀ DI ISPIRARSI AGLI EDIFICI STORICI PER GENERARNE DI NUOVI

 

Rimini, 21 agosto – «Le cose, su Tlön, si duplicano; ma tendono anche a cancellarsi e a perdere i dettagli quando la gente le dimentichi. È classico l’esempio di un’antica soglia che perdurò finché un mendicante venne a visitarla e che, alla morte di colui, fu perduta di vista. Talvolta pochi uccelli, un cavallo, salvarono le rovine di un anfiteatro». Jorge Louis Borges, scrittore argentino, ci presenta così, in uno dei suoi racconti fantastici, lo strano rapporto che intercorre tra il presente e la memoria. Con una riflessione su questo paradosso si è aperto il secondo dei tre incontri dedicati al rapporto tra città, bellezza e dimensione temporale.

Luca Doninelli, scrittore, in dialogo con Lorenzo Margiotta, architetto, dottore di ricerca in Composizione Architettonica e Urbana IUAV Venezia – Politecnico di Milano, ha fin da subito introdotto una questione problematica per il nostro paese: la gestione dei tanti monumenti storici presenti nelle città italiane. Come tutti sanno, l’Italia dispone di un patrimonio storico e culturale invidiabile da tutto il mondo. Esistono però esempi contrastanti: da un lato città che sono riuscite a raggiungere un’armonia nel loro rapporto con il passato,  dall’altro centri abitati ricchi di storia che però presentano aspetti problematici tutt’altro che trascurabili. Ci si è chiesti allora: «Quando il rapporto con il nostro passato è virtuoso e quando invece comincia a diventare malato?».

Esistono modi diversi per rapportarsi al passato: uno che lo cancella per ripartire da zero, uno che guarda al trascorso come una risorsa da cui le forme del presente possono essere generate e l’ultimo, quello che riguarda più da vicino l’Italia, che assomiglia ad una sorta di conservatorismo per cui la produzione del nuovo è accantonata a favore di un congelamento del passato. L’Italia è il paese che detiene il record di maggior numero di patrimoni dell’umanità dell’UNESCO, luoghi che vengono quindi in un certo qual modo imbalsamati, diventando statici.

Come nell’incontro precedente però anche questa volta è Milano il fiore all’occhiello delle città italiane per quanto riguarda un’innovazione dal punto di vista urbanistico che l’ha portata a diventare capitale dell’architettura moderna. Il decennio tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta, in particolare, è stato un momento straordinario per Milano per quanto riguarda ricostruzione, fermento e senso di partecipazione. Professionisti e architetti del calibro di Gio Ponti, Pollini, Gardella, Rogers e Nervi, solo per nominarne alcuni, sono stati i protagonisti della rinascita di Milano negli anni dopo la guerra. Mossi da un senso di responsabilità civile, insieme hanno dato forma ad una città unica in Italia per quanto riguarda la spinta verso il futuro che si respira camminando tra le sue vie. Un passo in avanti, però, che ha tenuto conto del passato, della storia della città come elemento generativo nella creazione del nuovo, così da mantenere intatta la sua identità. Edifici simbolici costruiti in quegli anni, come ad esempio il grattacielo Pirelli, progettato, tra gli altri, da Gio Ponti e Pier Luigi Nervi,  «riassumono culturalmente l’atmosfera della città di Milano».

«Quando parliamo invece di Venezia, Firenze o Roma, dove tutto è intoccabile e tutto si sgretola», ha chiesto Doninelli, «cosa possiamo fare?». La risposta non è semplice, ma Margiotta ha indicato un presupposto da cui sicuramente si può partire: «Il nuovo si può produrre in relazione alle architetture esistenti anche con forme appartenenti alla storia, non per forza inedite e mai viste». In questa maniera sarebbe più facile raggiungere un equilibrio tra passato e presente in contesti urbani che invocano un rinnovamento.

Alla fine, alla domanda di Doninelli su cosa renda bella una città, Margiotta ha risposto così: «Ispirandomi al lavoro di Aldo Rossi posso dire che l’idea di bellezza di una città, per quanto mi riguarda, è strettamente legata al sentimento personale che mi lega a quella stessa città».

 

(C.B.)

 

 

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