Cellule staminali adulte

Press Meeting

La sala Mimosa è una delle più piccole della nuova fiera di Rimini. È gremita, il pubblico era in fila ben prima delle 19, l’ora dell’incontro su cellule staminali adulte, promosso dalla fondazione InScientiaFides. “Le cellule staminali adulte hanno una potenza molto inferiore a quelle embrionali ma possono essere riprogrammate tornando alla potenza originaria”. È Luca Pierelli, docente dell’Università La Sapienza e direttore del dipartimento Medicina trasfusionale al San Camillo Forlanini a Roma, a parlare. Oggi le malattie curate con queste cellule sono oltre settanta, tra cui leucemia, talassemia, linfomi e mielomi. Prima di questa scoperta si riteneva che solo le staminali embrionali, quelle che durante il concepimento formano le cellule dei diversi organi, avessero una facoltà di sviluppo e fossero le uniche capaci di rigenerare tessuti e organi. Invece le cellule per così dire lavorate “hanno la stessa potenza di quelle embrionali senza la distruzione dell’embrione e senza dover affrontare problemi etici”, ha affermato Pierelli.
Le staminali adulte riprogrammate stanno dando un aiuto concreto nella cura dell’epilessia. Lo studio viene svolto sotto la guida di Domenico Coviello, direttore del laboratorio di Genetica umana all’Ospedale Galliera di Genova e co-presidente dell’associazione Scienza e Vita. Nel suo laboratorio è stato definito il gene mutato che provoca l’epilessia. Sono prodotte cellule che poi, riprogrammate, acquistano la forza delle staminali embrionali, diventando tessuti cerebrali infantili. È così possibile studiare in vitro le reazioni causate dall’epilessia senza dover invadere i piccoli pazienti e capire perché quella mutazione fa “cambiare corrente al cervello”, per usare le sue parole.
Le luci si abbassano per mostrare un filmato: è Giacomo Sintini a parlare, inquadrato nella sua divisa da pallavolista di serie A1. “Il primo giugno del 2011 mi è stato diagnosticato un tumore al sistema linfatico. Avevo 32 anni, mia moglie 28, la mia bambina 3. Durante i sette cicli di chemioterapia sono riuscito a mettere da parte le cellule staminali per il trapianto di midollo osseo. Sono vivo grazie ai medici, alla mia forza di volontà, alle persone che mi sono state vicino, a Dio”. L’8 maggio del 2012 Sintini è tornato a giocare e l’anno seguente ha fatto vincere lo scudetto alla propria squadra, la Trentino Volley, aggiudicandosi anche il premio come miglior giocatore. “Il mio desiderio adesso è dare fiducia alle persone malate di cancro – ha annunciato –una mano a chi affronta questa malattia”. Davvero l’uomo emerge dove la vita si fa stringente.
Un progetto sulla raccolta e la conservazione delle cellule da cordone ombelicale è presentato da Daniele Mazzocchetti, dottore in biotecnologie di InScientiaFides. “Il Parlamento europeo ha decretato l’importanza della raccolta e conservazione del cordone ombelicale per la cura di numerose malattie”. Di fatto in Italia nel 2012 sono nati circa 550mila bambini ma i campioni di cordone ombelicale raccolti sono stati 2426, appena lo 0,4%. Questo accade per scarsa informazione e per mancanza di una rete di raccolta. Ma anche perché la normativa attuale prevede una soglia di concentrazione delle cellule, sotto la quale la conservazione viene ritenuta inutile. Ma ora è emerso che la concentrazione può essere inferiore a quella stabilita senza mancare di affidabilità. “Occorre una collaborazione tra sistema pubblico e privato – propone Giuseppe Ragusa, docente di economia all’Università Luiss Guido Carli di Roma – per la raccolta e conservazione dei campioni”.
Sandro Ricci, direttore generale della fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli e moderatore dell’incontro, conclude: “La testimonianza è il coronamento di un lavoro. La strada è tracciata, il dibattito resta in corso per un confronto e una condivisione. Che sia l’informazione e non chi la possiede a tracciare il percorso scientifico”.

(D.T., F.Po.)

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