CANNABIS. COME PERDERE LA TESTA E A VOLTE LA VITA DI CLAUDIO RISÈ

Press Meeting

Anni fa Aleksandr Solgenitsin disse che l’Europa sarebbe stata infestata dal terrorismo internazionale e dalla droga. Mai parole furono più azzeccate. Della seconda questione, quella della diffusione dell’uso di droghe, si occupa questo libro di Claudio Risè. Come ha sottolineato Camillo Fornasieri, Direttore del Centro Culturale di Milano, “è un libro che non vuole proporre dei consigli o un punto di vista, ma vuole mostrare e diffondere una serie di fatti, notizie e verità relative all’uso di cannabis che solitamente non si trovano sui mass media”. Ma perché un libro di questo tipo da parte di un autore che si è sempre occupato di altri problemi e di diversi ambiti di ricerca e analisi?
“Non è vero, come solitamente si sente dire che la cannabis è innocua e non fa niente: importanti studi e ricerche scientifiche affermano senza ombra di dubbio che questa sostanza è estremamente dannosa, che è il primo fattore di produzione di follia nell’Occidente” ha dichiarato Risè in modo deciso. “Di fronte all’iniziativa del Ministro della Salute di raddoppiare la dose di Cannabis consentita per l’uso personale, ho sentito il dovere di scrivere questo libro: è incredibile come gli organi d’informazione generalmente glissino sui danni irreparabili che questa sostanza può infliggere a chi ne fa uso”.
“Da molti anni essa si è dimostrata strumento di morte e di follia: oggi purtroppo non posso che vederne la sua progressiva diffusione, visto che è la droga più consumata al mondo”. Risè ha poi elencato da una parte tutta una serie di problematiche connesse all’uso di cannabis (come il fatto che venga assunta sempre di più da persone molto giovani), e dall’altra tutte le gravissime conseguenze per la salute alla quali può portare, tra cui seri problemi mentali, schizofrenia in età più avanzata, infertilità, alterazione dello stato psico-fisico e intolleranza verso gli altri. Tutte queste considerazioni stanno portando alcuni paesi, come Francia, Gran Bretagna, Olanda e Spagna, ad impegnarsi in vigorose campagne contro la diffusione di questa droga (clamoroso il caso del giornale inglese “Indipendent” che dopo aver promosso la liberalizzazione della droga si è accorto delle conseguenza a cui essa portava, e ha pubblicamente chiesto scusa per queste sue prese di posizione), anche a causa dell’enorme costo sociale che la cura di queste patologie porta con sé. “Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità e molti enti che si occupano di assistenza sanitaria a livello europeo si sono accorti di questi rischi e si stanno mobilitando per scoraggiare l’uso di questa droga, mentre in Italia il suo consumo continua ad aumentare” .
Risè ha poi riassunto il suo pensiero affermando che “l’uso della droga è la conseguenza di un più ampio problema di mancanza di educazione, arrivata al punto in cui un genitore non è più in grado di tutelare l’integrità del corpo del figlio, la sua salute, il suo futuro”. Concludendo ha duramente condannato la posizione assunta dagli organi d’informazione: “che non si parli di un problema così grave, che non vengano diffuse certe ricerche, che non si dica dei rischi a cui si va incontro facendo uso di questa droga è un atteggiamento criminale. Ho dovuto scrivere un libro perché sui numerosi giornali con cui collaboro non avrei certamente potuto scrivere quello che sto dicendo”.

M.C.
Rimini, 23 agosto 2007