Autonomia e parità dei sistemi formativi

Press Meeting

Questa sera alle ore 19 ospiti del Meeting in Auditorium B3 Marco Masi Presidente della Compagnia delle Opere educative, Matteo Rossetti Fondatore della Free School “Thomson House School” di Londra, Ugo Rossi Presidente della Provincia autonoma di Trento, Giorgio Vittadini Presidente della Fondazione per la Sussidiarietà. I relatori si sono confrontati sul tema della parità scolastica coordinati da Francesco Magni, Dottore di ricerca all’Università di Bergamo.

Rossetti racconta la storia di un viaggio in Inghilterra, paese nel quale un gruppo di cittadini ha la possibilità di cooperare per creare una scuola. Lui e il suo gruppo sono partiti dai bisogni della loro comunità e alla richiesta dei genitori dei ragazzi “perché lo fate?” risponde: “Perché siamo insegnanti e vogliamo vivere la nostra vocazione: darci agli altri”. Il manager descrive l’iter legislativo e il substrato culturale inglese che sta alla base di una tale possibilità. “Abbiamo avuto posti e leggi a favore. La Free School è una scuola gratuita statale creata da noi fin dall’edificio. Le istituzioni fanno una selezione competitiva e danno i fondi vigilando sul loro uso – prosegue Rossetti – i contributi che la nostra scuola riceve sono uguali a quelle statali e non è possibile trarne profitto; abbiamo la possibilità di scegliere il curriculum, la tempistica dell’iter curriculare, abbiamo libertà di budget, libertà di contratto di lavoro con i nostri dipendenti”.

Tutto questo legato ad un desiderio forte e profondo di fornire ai ragazzi un contesto educativo ampio. “Abbiamo in curriculum inglese e matematica, sport, cultura, arte ed educazione civica pratica fin dai primi anni di scuola”. Rossetti sottolinea l’eccellenza richiesta agli insegnanti: “Vengono scelti accuratamente e formati attraverso una cultura di apprendimento professionale continuo, fino a creare tra il corpo docente una vera e propria learning community” e conclude sottolineando l’importanza dell’apporto della famiglia come agente attivo e non passivo nel percorso educativo dei ragazzi.

La situazione della Provincia autonoma di Trento al centro dell’intervento di Rossi. “Dall’inizio degli anni Novanta la Provincia ha voluto assicurare reali strumenti di diritto allo studio finalizzati a garantire l’accesso all’istruzione paritaria anche alle fasce economicamente più deboli del nostro tessuto sociale”. “Io sono sempre più convinto – afferma il Presidente della Provincia di Trento – che il sistema delle scuole paritarie, se sarà capace di dotarsi di una classe docente di eccellenza, di far propri alcuni punti forti anche in termini di brand e di sviluppare il potenziale di attenzione alla dimensione relazionale e pedagogica che in fondo è nel suo DNA, potrebbe affrontare un’ulteriore difficilissima sfida: il rapporto tra centro e periferia e, nel nostro caso, tra Trento e le sue valli”. La partita si gioca anzitutto sul versante culturale: “la diversità si fa ricchezza e l’intero sistema scolastico si rafforza nell’interesse di tutti”.

Masi racconta attraverso i numeri la situazione delle scuole paritarie in Italia oggi. “L’11% degli studenti italiani frequenta le scuole paritarie”, un servizio svolto soprattutto dalle scuole dell’infanzia paritarie. “Il costo della scuola paritaria è quasi totalmente a carico della famiglia e in quest’ultimo quinquennio la popolazione delle scuole paritarie è calata di circa il 10% a causa della crisi economica, della crisi delle vocazioni che ha fatto chiudere molte scuole e del calo demografico”. Masi passa poi in rassegna i punti di debolezza della legge sulla buona scuola che ad oggi offre per le paritarie alcune deboli misure fiscali: lo school bonus (non ancora attuabile) e la detraibilità delle spese sostenute dalla famiglia. “Il beneficio è poco ma lodevole”, anche se la legge sulla buona scuola sostanzialmente ignora e talvolta discrimina la scuola paritaria. Nonostante il quadro poco incoraggiante, per Masi è lodevole “la presenza significativa di persone che continuano il loro lavoro con passione e impeto educativo, pur nelle difficoltà”. E conclude con un appello affinché si faccia presto, pena l’esautorazione di un servizio utile e di qualità: “Chiediamo che venga riconosciuta la pluralità delle scuole perché è una risorsa per tutto il sistema scolastico; è necessario sostenere la libertà di scelta delle famiglie; occorre una riflessione seria anche alle luce delle prossime scadenze legislative”.

Vittadini introduce il proprio intervento in modo singolare: “Centocinquanta anni fa in America sono nati i test cognitivi per valutare il rendimento scolastico, chi li aveva inventati ne conosceva i limiti, eppure si sono affermati fino a condizionare il sistema scolastico, perché possono garantire una scuola standardizzata, una misura oggettiva facile da usare, una scuola neutrale”. James Heckman, premio Nobel per l’economia, si è posto la domanda: ma è vero che questi test di apprendimento sono validi per misurare il processo di conoscenza? Vittadini riferisce le sue conclusioni: “La responsabilità, l’estroversione, la capacita emotiva non rientrano in tali misurazioni. Chi ha queste caratteristiche si differenzia nel percorso di vita in termini di maggiore benessere di vita e riduzione di devianze”. I test cognitivi non possono misurare quindi la capacita di lavorare e di vivere; si tratta di caratteristiche di personalità, relative agli elementi che formano il carattere.

Le ricerche di Heckman mettono in crisi la standardizzazione secondo il modello americano perché essa perde di vista tratti dell’uomo fondamentali per la riuscita di vita e di lavoro. “Ma come si fa a non perdere di vista questi aspetti fondamentali?” si chiede Vittadini. “L’aumento dell’investimento nella spesa scolastica non migliora la capacità della scuola, occorre un’autonomia di programmi, di insegnamenti, di scelta dei professori in modo da creare una spinta creativa”. Per il Presidente della Fondazione per la Sussidiarietà il passaggio fondamentale è la scuola primaria. “Se vogliamo gente flessibile, pronta ad affrontare le nuove sfide di questa epoca dobbiamo opporci a questa standardizzazione. Abbiamo bisogno di una scuola capace di generare persone geniali che possano rispondere alle sfide della nostra epoca, non affrontate con un punto di vista parziale”.

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