Attaccato alla vita

Press Meeting

I cento anni dallo scoppio della Grande Guerra non potevano certamente essere ignorati dal Meeting di Rimini. Questa sera alle 21.45 al Teatro Novelli è andato in scena “Attaccato alla vita”, per la regia di Roberto Ravaioli. Sul palco uno dei più noti attori italiani, Ugo Pagliai, il pianista bolognese Giulio Giurato e un grande schermo.
Il pubblico che riempie la platea e la galleria, appena le luci si abbassano, è introdotto nella drammatica quotidianità delle giornate vissute dai protagonisti del primo sanguinoso conflitto che ha segnato il secolo scorso. Attraverso le note del “Preludio in mi minore op.28 n.4” di Chopin, lo scorrere sullo schermo del componimento “Agonia” di Ungaretti e la lettura di brani tratti da “Un anno sull’altipiano” di Emilio Lussu, comincia un percorso che assume sempre più i toni della tragedia: le marce, le trincee, l’inettitudine dei superiori, gli assalti al massacro.
“Quelli di Lussu sono racconti molto sintetici – ha dichiarato Pagliai a IlSussidiario.net a proposito di “Attaccato alla vita” – non c’è compiacimento nella pietà, contengono immagini molto belle, nitide e viene fuori il carattere, l’arroganza e la prosopopea dei grandi. Sono testi che fanno soprattutto pensare all’inutilità dell’essere umano che muore davanti a un altro essere umano”. E aggiunge poi: “Ho pensato a quell’uomo che non ha il coraggio di sparare quando vede l’altro come uomo. Il nemico sì, quello è qualcuno da uccidere; ma quando quest’uomo pensa: sto uccidendo un uomo e me stesso. Questo è un messaggio che bisogna assolutamente ricordare a tutto il mondo in un momento in cui ci sono tante guerre”.
Sullo schermo, Ungaretti racconta di persona il nascere della sua poesia in guerra e la scoperta della forza della parola. È il cuore di ogni presente oramai a essere interpellato: può, pur in mezzo a tanto orrore, smettere di vibrare? La risposta deve confrontarsi con le note di Pratella, Rachmaninov, Ravel, Schubert, Debussy e con i versi di “Distacco”, “San Martino del Carso”, “Veglia”, “Dannazione”, “Risvegli”, “Perché?” Le immagini di guerra e il gioco del lettering si fanno scenografia di gesti accaduti e di parole, in constante dialogando con quanto accade sul palco. A conclusione le note, dalla trascrizione di Arturo Benedetto Michelangeli, del canto popolare lombardo “La mi bela la mi aspeta”.
(G.L.)

Scarica