Alle pmi serve un “nuovo sagrato” per incontrarsi e fare rete

Sofia Bronzetti

L’analisi delle nostre piccole aziende e le strategie nel medio e lungo periodo nell’incontro coordinato da Bernhard Scholz

 

Rimini, 19 agosto  – Come s’inseriscono le piccole e medie imprese italiane nel panorama europeo? Bernhard Scholz, presidente della Cdo, ha posto ripetutamente questa domanda durante l’incontro “Nuove dinamiche manageriali nelle pmi”, che si è tenuto oggi in Arena Cdo for innovation D3. Una domanda che è stata posta ai relatori in varie sfaccettature, tante quante sono le “ricchezze impreviste” del tessuto imprenditoriale  del nostro paese.

Come ha spiegato Federico Visconti, rettore di Liuc Università Cattaneo, «siamo in presenza di una forte imprenditorialità e di una scarsa managerialità». Sembra infatti che le imprese italiane medio-piccole siano estremamente produttive: il 20 per cento delle imprese totali del nostro paese produce l’80 per cento del valore aggiunto nazionale e dell’export. Ma è la managerialità, e con essa la figura del manager stesso, a essere pressoché inesistente in Italia, in controtendenza rispetto alla tendenza internazionale. Per questo, si deve dare spazio ai giovani, specie a quelli competenti che, liberi dagli scheletri dei rapporti basati sui favoritismi e ricchi di studi all’estero, hanno voglia d’investire nelle nuove tecnologie. Visconti, al riguardo, non ha mancato di esaltare più volte proprio quei giovani impegnati a combattere la “battaglia” per la digitalizzazione delle loro imprese.

La figura del manager si trova però a farsi spazio in un contesto «folle». Paolo Bricco, giornalista de Il Sole 24 Ore, ha ricordato che «operiamo in un paese “selvaggio”, in cui la figura del manager deve far fronte a negatività come la giustizia civile o le infrastrutture, le cui condizioni in altri paesi sarebbero sottoposte a “immediata denuncia”». Per tutto questo, andrebbero lodate le aziende italiane, specie quelle medio-piccole e i loro protagonisti più giovani.

Ma su cosa dovrebbe investire il nostro capitalismo “familiare”? Bricco è stato chiaro: c’è bisogno di costruire una rete. «Una volta, gli accordi si facevano ai bocciodromi, sul sagrato della chiesa dopo la messa delle undici. Adesso, le imprese devono trovare un nuovo bocciodromo e un nuovo sagrato per creare una rete». È l’interazione che, in un’epoca al limite della globalizzazione, si deve ricercare, non la dimensione dell’impresa: perché dunque insistere nello spingere imprese iperfunzionanti ad accrescersi? Le piccole-medie imprese, con la loro alta qualità, non hanno bisogno di crescere quanto, piuttosto, di progettare una strategia a lungo termine. In altri termini, c’è la necessità di «riparare il tetto quando non piove» ha detto Bricco citando il “santo laico” Mario Draghi, ex presidente Bce.

 

(A.F.)

 

Responsabile Comunicazione Eugenio Andreatta tel. 329 9540695 eugenio.andreatta@meetingrimini.org

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